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Indietro tutta!

Cristiano Corsini via Flickr

Dicendo che ho l’impressione che l’Italia non sia tra i paesi più avanzati del mondo non stupisco di certo nessuno. Eppure negli ultimi tempi ho l’impressione che chi spinge affinché l’Italia torni ai suoi “fasti medioevali” stia abbandonando un po’ del pudore che fino ad ora ha contraddistinto le sue azioni e si stia facendo sempre più temerario.
Non mi riferisco chiaramente ad un singolo individuo, ma l’idea (tipicamente italiana) che il singolo debba essere “furbo” e trarre giovamento dalla società, senza per questo ottemperare ai doveri che ne rendono possibile il sostentamento stesso, è piuttosto diffusa nel “Bel Paese” e sembra avere tra i suoi massimi esponenti alcuni personaggi di cui ultimamente la cronaca ha avuto modo di occuparsi.

Penso ad esempio ai discorsi di Marchionne e Tremonti al meeting di Comunione Liberazione a Rimini (abbondantemente finanziato, non è chiaro perché, con 234.000 euro di fondi pubblici della Regione Lombardia), in cui sono state messe in discussione conquiste storiche come la “sicurezza sul lavoro” (“un lusso che non possiamo permetterci” che Tremonti vorrebbe cancellare per rendere l’Italia competitiva nientemeno che con la Cina) o il diritto di sciopero (Marchionne). All’amministratore delegato di FIAT risulta evidentemente scomodo trasferire la produzione nei paesi del terzo mondo, come ci hanno abituato a fare le imprese italiane, preferisce lasciare la produzione in Italia a patto che gli italiani lavorino alle condizioni dei paesi non industrializzati: un tozzo di pane e calci nel culo. Il prossimo passo, verosimilmente, sarà la ripresa dello sfruttamento del lavoro minorile, poi il rilancio del lavoro duro in miniera, la cancellazione del voto alle donne…

Penso poi al rifiorire (non è una novità, naturalmente) del razzismo più gretto, frutto esclusivamente dell’ignoranza profonda in cui versa la stragrande maggioranza dei nostri concittadini: penso al pestaggio del vigile nel quartiere Corvetto di Milano, penso agli sgomberi forzati, penso alle condizioni disumane in cui teniamo incarcerati nei “centri di identificazione ed espulsione” persone che hanno commesso spesso e volentieri il solo crimine di essere nati in altre zone del mondo, penso al fatto che siamo tra gli ultimi paesi a non avere tutt’ora recepito la normativa europea che sancisce pene severe per i reati legati all’omofobia (se per questo, non rispettiamo neppure il trattato di Ginevra che prevede pene contro la tortura…)

Penso all’informazione in mano ad una ristretta schiera di foschi personaggi, al punto che per poter parlare alla gente, il principale partito d’opposizione sta pensando di organizzare una campagna “porta a porta”!
Penso ad un governo che pensa ai propri interessi e non a quelli dei cittadini che li hanno eletti (al punto che mentre la Mondadori si esenta dal pagare una sontuosa multa, l’Italia è il fanalino di coda della “ripresa” economica europea, praticamente immobile nel bel mezzo della crisi).

Magra consolazione pensare che i francesi, al momento, hanno altro a cui pensare: nel tentativo (vano, a giudicare dai sondaggi) di recuperare voti, il presidente Sarkozy ha lanciato una campagna di espulsione dei Rom rumeni insediati sul territorio francese, con metodi che richiamano fin troppo da vicino quelli applicati dai nazisti durante le retate della seconda guerra mondiale. E se Sarkozy si è beccato un monito dal Vaticano, fa impressione pensare che anche in Francia il dibattito non verte più sulla legittimità di quanto si sta facendo (i rumeni sono cittadini europei, e come tali devono poter girare indisturbati per tutto il territorio dell’Unione, le regole non possono valere solo quando ci fa comodo), ma sul fatto ce Sarkozy lo stia facendo o meno con il bieco intento di raccimolare voti facendo leva sull’ingiustificata ed indotta paura della gente verso tutto ciò che è “diversi” (come da anni fa la Lega in Italia, aggiungo) oppure se effettivamente si tratti di un provvedimento preso con convinzione.

Ed infine, per gravità, tutto questo nel quasi totale silenzio della così detta “società civile”, che a questo punto non direi più “addormentata”, ma in “coma irreversibile”…

Clandestini, sanità ed idiozia congenita

fabbio via Flickr

fabbio via Flickr

E’ davvero parecchio tempo che non scrivo. Il lavoro in questo periodo (nonostante la crisi) è davvero tanto, gli altri impegni si accavallano ed il tempo (e la voglia) di mettermi qui a buttare giù due parole è sempre meno.

Per fortuna che in mio soccorso vengono i politici della Lega, altrimenti come potrei fare? Le motivazioni che sono in grado di dare le loro proposte di legge sono una linfa vitale, ed eccomi allora a scrivere a proposito della proposta di legge che è da poco stata approvata al Senato, che prevede che i medici denuncino i clandestini che si presentino per ottenere cure mediche.

Al di là del rispetto dei diritti umani, della costituzione e di tutte quelle altre cose con cui il nostro simpatico governo si pulisce il culo c**o fondoschiena di dietro ormai da parecchio tempo, basterebbe un po’ di buon senso, un singolo neurone in loop al posto del vuoto spinto della loro scatola cranica per rendersi conto delle ovvie conseguenze che questa norma avrà.

Si dà il caso che, a differenza dell’idiozia congenita, esistano malattie contagiose. Per chi non lo sapesse, sono malattie che (indipendentemente dal luogo in cui viene scodellato da madre natura un essere umano) si trasmettono da persona a persona, a volta per contatto a volte per semplice prossimità. Non essendo ancora stato varato un decreto che regolamenta la possibilità di contagio da parte di cittadini extracomunitari (non dubito che verrà introdotto quanto prima, insieme all’abolizione della legge di Ohm), quello che accadrà è che gli extracomunitari presenti sul nostro territorio eviteranno (con una brutta battuta si potrebbe dire “come la peste”) di andare a farsi curare nelle strutture pubbliche, fino a quando non sarà ormai troppo tardi, favorendo il contagio alla pur resistente “razza italo-ariana”. Considerando la densità di popolazione, oltretutto, potremmo sospettare contagi più efficaci in Padania, e precipitazioni sparse sul resto della “terronia”.

Nella migliore delle ipotesi, quello che accadrà sarà la nascita di un “circuito sanitario” parallelo e clandestino, non regolamentato e quindi spesso e volentieri mancante delle minime norme igieniche, troppo simile per altro a quanto accadeva quando l’aborto era proibito per legge…

Così si muore a Milano

Vignetta di "Mak", via Macchianera.net

Sono passate poco più di 50 ore dalla morte di Abdoul “Adda” Guiebre, il ragazzo ucciso sabato mattina presto a sprangate a poco più di 500 metri dalla Stazione Centrale di Milano. Un ragazzo italiano di Cernusco sul Naviglio, seppur nato in Burkina Faso e con la pelle scura, ucciso a sprangate, come un animale, da Fausto e Daniele Cristofori, padre e figlio, rispettivamente 51 e 31 anni, proprietari del bar Shining, poco lontano dal luogo dell’aggressione, in via Zuretti. Ucciso per il presunto furto di un pacchetto di biscotti, o forse “dell’incasso”, forse per difendere il padre (da chi, da cosa, se i “ladri” stavano scappando?) come sostiene il figlio, Daniele, che pare essere l’autore materiale dell’omicidio. Ucciso mentre gli urlavano “sporco negro” ed altre frasi di analoga simpatica goliardia.

Fortunatamente ci pensano il pm Roberta Brera ed il presidente del consiglio Silvio Berlusconi a spiegarci che di razzismo, in questo episodio, non ce n’è nemmeno l’ombra, al punto che il fermo dei due assassini è stato convalidato con la sola accusa di omicidio volontario aggravato da “futili motivi”. Niente aggravante razziale. C’è persino chi ha parlato di “eccesso di legittima difesa”

In effetti, come abbiamo fatto a non pensarci: a chi di noi candidi bianchi ariani milanesi non è già capitato di essere inseguiti da un gestore di un bar (che come ci raccontano, pare tratti male gli immigrati già da diverso tempo, ma sono dettagli) e dal figlio, su un furgoncino, armati di spranga, e di essere colpiti a morte mentre ci gridano “sporco negro”? Sono cose che succedono a Milano; a tutti: bianchi, neri, asiatici, uomini, donne, bambini, direttori d’azienda, petrolieri ed operai.

E’ una città pericolosa, Milano, anche se negli ultimi anni i furti e le violenze sono decisamente diminuiti, come segnalano le statistiche stilate dalle forze dell’ordine. Ci si chiede dove siano i militari, che avrebbero dovuto “rendere sicure le nostre città”, in questi casi. O forse devono rendere sicuri solo i sonni dei milanesi bianchi, che “tanto dei negri chi se ne frega”?

Si muore nell’indifferenza della città, visto che al presidio del Leoncavallo c’erano si e no un centinaio di persone, alla fiaccolata di Cernusco poco più di mille (su una città che con il suo interland fà quasi quattro milioni di abitanti). Si muore mentre la gente trattiene la frase “poteva starsene al suo paese”, giusto perché al suo paese, Adda, c’era.

Si moriva da immigrati, qualche mese fà, magari sul lavoro, poi scaricati in qualche fosso, sperando che nessuno risalga a chi dava lavoro in nero. Si muore da “negri”, oggi, ammazzati a sprangate per il furto (forse) di un pacchetto di biscotti sotto gli occhi degli abitanti della quartiere della Stazione Centrale. Si muore per “futili motivi” mentre ti urlano insulti razzisti.. Come moriremo a Milano, dopodomani? Magari da bianchi, “ariani”, colpevoli di non aver teso il braccio destro al passaggio di sua eccellenza il cavalier di gran croc Silvio Berlusconi e dei suoi degni compari?

A Milano si muore. E si continuerà a morire.

La sentenza della Cassazione sui Rom

Campo rom Casilino 900 Lunedi mattina gli istinti razzisti di alcuni esponenti della destra e della Lega erano accarezzati dalla sentenza della Corte di Cassazione, che diceva, secondo i titoli dei giornali, “se ladri, legittimo discriminarli“, “se sono criminali non è razzismo“, e via dicendo.
Si fa riferimento, per coloro che non ne fossero al corrente, alla sentenza di cassazione relativa al processo per “razzismo” del sindaco in carica di Verona, Flavio Tosi (Lega Nord), a ieri condannato in primo e secondo grado per via di una campagna definita razzista durante la quale fu affermato, dallo stesso Tosi, allora membro leghista del consiglio regionale veneto, che “gli zingari devono essere mandati via perché dove arrivano ci sono furti”. Ora la Corte di Cassazione annulla tutto

Conoscendo il ruolo della Corte di Cassazione in materia giuridica (dall’articolo 65 dell’ordinamento giudiziario):

La corte suprema di cassazione assicura l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, l’unità del diritto oggettivo nazionale, il rispetto dei limiti delle diverse giurisdizioni; regola i conflitti di competenza e di attribuzioni ed adempie gli altri compiti ad essa conferiti dalla legge

si capisce piuttosto bene quale sia il senso delle parole allegate alla sentenza (tra l’altro correttamente riportato da diversi giornali): la Cassazione ha rilevato un errore nell’interpretazione e ha voluto sottolineare la differenza tra una discriminazione razziale (basata cioè sul concetto di superiorità di razza) e la discriminazione legata al comportamento di un soggetto. Ad ulteriore dimostrazione della non volontà di assolvere Tosi, il rinvio a giudizio conseguente alla sentenza della Corte di Cassazione, che chiede che vengano rivisti i processi (alla luce, ovviamente, della precisazione fatta).
Si può essere o meno d’accordo con la sottolineatura della sentenza (dal canto mio, posso dire che discriminare un soggetto per il suo comportamento è lecito, discriminare un popolo per il comportamento di alcuni suoi componenti, no), ma non si dica che Tosi è stato assolto dalla Cassazione, o che la Cassazione va dicendo che è ciò che Tosi ha fatto é legittimo…

Per altro, la sentenza arriva in un momento di particolare fermento sul piano della discriminazione razziale: il ministro dell’interno Maroni, degno compagno di Flavio Tosi, ha deciso di schedare tramite rilevamento di impronte digitali e analisi mediche i bambini che vivono nei campi rom ed ha convocato domenica in Viminale i prefetti di Roma, Milano e Napoli per “far pressione” su di loro affinché questi voleri vengano effettivamente attuati (in particolare il prefetto di Roma si era detto perplesso).
Maroni afferma che non si tratta di una discriminazione razziale, in quanto “il popolo” (padano?) vuole solo sapere chi vive nei campi rom e se ha il diritto o meno di restare. Ha perfettamente ragione e, per analogia, chiedo che il controllo venga esteso a tutti i bambini italiani (di cui i rom fanno parte) in quanto voglio sapere quali si loro hanno i pidocchi, di quale padre sono figli (le adulterine sono una delle grandi piaghe sociali di questa razza), possibilmente a quali malattie sono esposti coloro che dovessero disgraziatamente avvicinarli.

Si pregano i gentili appartenenti alla “razza italica” di prendere posto in coda all’ospedale per le analisi, muniti di numerino progressivo…

Immigrato muore nel CPT: sarà colpa sua

Barca della speranza Hassan è morto, ieri mattina, nel centro di permanenza temporanea di Torino. Per tutta la notte i suoi compagni di cella (si, cella, come nelle carceri) hanno chiamato a squarciagola chiedendo soccorsi che non sarebbero mai arrivati. In gabbia come cani, soli come cani, a morire come cani. Sia chiaro, di morire può capitare in tanti modi, alcuni anche ingiusti, ma di morire nel modo che racconta Mohammed Alhuiri, venticinquelle iracheno suo compagno di cella, dalle pagine di Repubblica, beh presuppone qualche responsabilità in più:

Per tutta la giornata di venerdì stava malissimo. Si lamentava. Non si reggeva in piedi. Aveva la febbre alta, mi ha persino chiesto di toccargli la fronte perché sentissi anch’io”. Alle 3 è stato visitato dal medico di guardia, nell’infermeria della Croce Rossa. “Ma forse pensavano fosse una cosa leggera o non gli hanno creduto – racconta Alhuiri – perché gli hanno dato una medicina, se ho capito bene un antibiotico, senza nemmeno verificare se potesse essere allergico. Hassan era tossicodipendente, prendeva il metadone, aveva problemi, stava ancora male. Eppure non hanno voluto più saperne di lui. L’hanno lasciato solo. L’hanno trattato come un animale.
[…]
Ho perso la voce a furia di urlare, a mezzanotte e quarantacinque gridavamo tutti. Dopo un po’ è arrivato un addetto della Croce Rossa. “Fino a domani mattina non c’è il medico”, ha spiegato. Poi se n’è andato. Hassan si è steso sul suo letto, era caldo, stava malissimo…”.
[…]
Ieri mattina suo fratello voleva parlargli. Sono andato per passargli la chiamata e l’ho visto aveva gli occhi sbarrati e la bava alla bocca. Non respirava più. L’hanno portato di nuovo in infermeria. Ma era troppo tardi. Alle 8 di mattina il medico di guardia ha constatato il decesso.

Nel frattempo, il Governo si appresta a varare il pacchetto sicurezza che con tutta probabilità introdurrà il reato di immigrazione clandestina, e vorrebbe portare a 18 mesi la permanenza degli immigrati nei CPT, nelle sovraffollate carceri che vedono da anni denunciate le disumane condizioni alle quali vengono sottoposti i “detenuti”.

Poi si parla di “proverbiale accoglienza” e si bruciano i campi dei rom. Si ammette che abbiamo bisogno del lavoro degli immigrati ma poi si chiede loro di tornare al loro paese per poter rientrare in Italia da regolari (sempre che si stia dentro “i flussi”). Si dice di voler integrare gli immigrati e di volerli far lavorare, ma se perdono il lavoro divengono immediatamente irregolari (e anche di questo possiamo ringraziare la Bossi-Fini). E’ tornata la tratta degli schiavi.

Ma la cosa più bella, l’ha detta queste ore il neoministro degli Interni Roberto Maroni, intervistato da Repubblica:

L’Italia non è un paese razzista. Episodi di questo tipo talvolta sono alimentati dai delitti commessi dai clandestini.

Propongo di dar fuoco a tutti i Padani, visto che Bossi ha commesso almeno una volta il reato di vilipendio alla bandiera… :/

Nazitalia

ArdereNel solito assordante silenzio della Politica “mainstream” e dei mass media si sta consumando il grande salto di qualità del razzismo in Italia. Dopo aver insultato e urlato contro “i diversi” (indipendentemente che questi siano i gay, gli atei, gli extracomunitari o i rom, italiani e non), ora è giunto il momento dei pogrom, delle persecuzioni, della pulizia etnica. Napoli ha cominciato dando il buon esempio: quattro campi rom dati alle fiamme in due giorni e dalla politica nulla, se non qualche flebile condanna.

Era nell’aria, lo si attendeva. Il razzismo latente che in tanti continuiamo a denunciare da parecchio tempo, fomentato da una destra verdano-nazista, ha trovato finalmente tempi e modi dello sfogo, grazie al potere conquistato alle ultime elezioni. Lampante esempio è Opera: cittadina alla periferia sud di Milano, sede fino a non molto tempo fà di uno campi rom più importanti della città, ha eletto a suo sindaco il leghista che, torce alla mano, appiccò il fuoco alle tende della Protezione Civile, per impedire loro di prestare servizio presso “i diversi” del posto.

Proprio come gli ebrei (e gli stessi rom) nella Germania di Adolf Hitler, i rom italiani sono stati prima criminalizzati dai mass media e poi costretti a fuggire di fronte alle fiamme della pulizia etnica, che i nostri politici devono aver così bene appreso sul campo di battaglia della ex-Jugoslavia, tra una stretta di mano e l’altra di Bossi e Milosevic.

Ora che non possiamo aspettarci nulla dal Governo (perché anzi potrebbe sostenere i piromani), ora che non possiamo aspettarci nulla dall’opposizione (perché non si oppone a nulla), cosa dobbiamo aspettarci? A quando il varo delle leggi razziali? Pare ancora pochi giorni, tempo del primo Consiglio dei Ministri…

Gad Lerner sui fatti di Verona

[ Fonte: Gad Lerner – Il blog del Bastardo – » Verona, non solo skinheads ]

skinhead...Se la vittima del pestaggio di Verona fosse stato uno straniero anziché il povero Nicola Tommasoli, un giovane dei “nostri”, oggi la città vivrebbe il medesimo turbamento? Ne dubito, visto lo scarso rilievo attribuito finora alle scorribande contro gli immigrati perpetrate sistematicamente da anni in quel territorio dal “Fronte Veneto Skinheads” e da altre squadracce fasciste e padane, sedicenti cristiane o pagane, nel nome della lotta contro la società multietnica e il “mondialismo”. Nessun leader politico si è mai sognato di impostare la sua campagna elettorale contro i soprusi fisici, sessuali, culturali, inflitti ai nostri nuovi vicini di casa colpevoli di generare allarme sociale. Il tema non sarebbe redditizio come lo è invece ergersi a paladini della sicurezza minacciata dall’invasione degli “estranei”.
Se al contrario fosse stato un criminale straniero a ridurre in fin di vita Nicola Tommasoli nel centro di Verona, non oso immaginare la rincorsa dei proclami e delle fiaccolate.

Dove devo mettere la firma? Gad Lerner tocca le corde giuste, ancora una volta. Purtroppo su questo aspetto è la sinistra, che dovrebbe per sua natura spingere per l’integrazione e la denuncia di soprusi simili, a mancare maggiormente. Sono anni ormai che “la questione sicurezza” è la migliore delle corde della destra più estrema (ed i risultati di Lega e estremisti la dice lunga sotto questo aspetto), mentre noi siamo assolutamente incapaci di reagire, di fornire risposte a questo problema sociale e tutt’al più ci mettiamo a fare coro comune con i neo-fascisti (come successo a Roma, in piena campagna elettorale).

Consiglio sentitamente la lettura dell’articolo di Gad… Povera Italia…

Valori selettivi

le elezioni viste dai cuccioliUna delle cose che mi fa maggiormente irritare, dei miei connazionali ma non solo, sono i “valori selettivi”: quando riguarda me, ho diritto ad una serie di cose, quando invece riguarda qualcun’altro, allora i diritti non ci sono più.
Non ho casa? La casa è un diritto, dovrebbero passarmela, o almeno darmi incenviti per acquistarla.
Mohammed non ha casa, nonostante sia cittadino italiano e lavori in Italia da oltre 10 anni? Beh, poteva starsene al suo paese, che ci porta pure via il lavoro.
Non riesco a sbarcare il lunario? Mi dovrebbero dare sussidi perché ho bambini, perché mi muovo in auto (ecologica o meno), sul motorino, un sussidio per le ferie, per il mutuo. Tasse? Manco a parlarne!

E’ sempre così: quando qualcosa ci tocca direttamente, ci indignamo e ci incazziamo. Non appena l’iniziativa piove un metro più in la del nostro bel culo pulito, non ci riguarda più e anzi, più violente sono le misure applicate, meglio è.
Ora che a Milano si è deciso che i figli degli immigrati clandestini non hanno diritto all’istruzione (Ma sono extracomunitari! Ci mangiano i bambini!), non ci sono state manifestazioni di piazza, sommosso popolari. E questo capita puntualmente: vogliamo ripensare al provvedimento razzista contro i rumeni?
Ma si, tanto poi a Natale si fa una bella donazione (addirittura 20 euro!) all’Unicef, ed il senso di colpa passa, vero?

Sarebbe ora che gli italiani cominciassero a spogliarsi di questo continuo “non mi tocca, non mi interessa”, se vogliamo che questo paese riprenda ad essere un posto vivibile…

Joe R. Lansdale – Mucho Mojo

Immagine di Mucho mojoL’avevo cominciato spulciandolo da amici diverso tempo fa (ad agosto) e solo recentemente l’ho davvero preso in mano e cominciato a leggerlo nel vero senso della parola. Mi aveva incuriosito, prima ancora che la trama, lo strano modo narrativo, una prima persona, molto naif (il narratore è Hap Collins, l’unico “bianco” del giro), e con un velato senso dell’umorismo che Lansdale non smette fino all’ultima pagina.

Il risultato è un romanzo davvero molto bello, un noir da manuale, in cui una trama violenta e crudele trova spazio tra le considerazioni e le riflessioni che il lettore fa su una società razzista e classista, sul degrado sociale e sull’assenza di speranza che Lansdale dipinge.

Commento su Anobii.com:

Un bellissimo romanzo “noir”, di quelli da manuale. La trama non è particolarmente brillante, pur riuscendo a celare sorprese fino alle ultime pagine, ma il dipinto che Lansdale riesce a fare del razzismo nella società americana (a vari livelli) è assolutamente un capolavoro.

Living Library: parlare con i libri

Books to be returned...Ieri, mentre andavo da un cliente, ascoltavo Radio Popolare, dove era in corso la trasmissione Jalla! Jalla!, dedicata a costume e società. Uno degli interventi mi ha particolarmente colpito per la bellezza dell’idea alla base (e per il fatto che c’entra con i libri :P), la Biblioteca vivente.

L’idea è quella di assimilare alcune persone (anonime tra l’altro), che possono vantare esperienze particolari, a dei libri. I visitatori della Biblioteca Vivente possono “prendere in prestito” un libro per mezz’ora, e questi gli racconterà la propria esperienza di vita. Un’occasione per poter incontrare un “rom”, o uno “studente fuori corso”, una “lesbica”, un “disabile” (o di grande attualità, un “tifoso di calcio”, “poliziotto che sparò sulla folla colpendo un ragazzo”), e poter ascoltare la sua storia di vita, la sua esperienza vissuta in prima persona, poter capire una realtà guardandola da dentro e non dalla sua “copertina”, trovo che sia un’esperienza dal valore incommensurabile.

L’idea è proposta e sostanuta dal comitato per la campagna Tutti uguali tutti diversi di Torino, città dove si è svolta la prima edizione italiana della manifestazione, inizialmente proposta da una ONG danese. L’esperienza è stata poi ripetuta in forma più ampia durante il Melting Box, sempre a Torino, poco meno di un mese fa (22-24 ottobre).
Il prossimo appuntamento sarà a Bologna, il 10 dicembre.