Archivi tag: dichiarazioni

Gentile cardinal Bagnasco…

aldoaldoz via Flickr

aldoaldoz via Flickr

Leggo con stupore (ma forse anche no) le parole del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinal Bagnasco, che si lancia in una difesa a spada tratta di papa Ratzinger, relativamente alle ultime (e poco felici devo dire) uscite mediatiche. Non mi sarei stupito se il cardinale si fosse limitato a fare esplicito riferimento al caso Englaro, ribadendo posizioni largamente diffuse nella Chiesa (sebbene anche in quel caso non esista, come sappiamo, un’unanimità conclamata), che seppur non condivida personalmente rappresentano un punto di vista per certi versi persino ragionato.

Quello che mi stupisce, è il difendere papa Ratzinger “per partito preso”, senza neppure mettere in dubbio le affermazioni più azzardate che la sua (fervida?) mente ecclesiastico-conservatrice ha partorito: l’idea che l’uso del preservativo non aiuti nel combattere l’AIDS, la remissione della scomunica a 4 vescovi negazionisti, la scomunica dei medici che hanno praticato l’aborto ad una giovanissima ragazzina vittima di violenza sessuale dimenticando invece di scomunicare i violentatori.

Al di la del merito delle singole vincende (di cui eventualmente si potrà approfondire nei commenti), trovo assolutamente delirante porre cieca obbedienza in un uomo, ma soprattutto pretenderla anche da parte della restante parte della popolazione mondiale, mass media in testa.

Qualcuno spieghi a Monsignor Bagnasco che per “stampa internazionale” non si intende il solo “Avvenire”…

Ma allora il PD esiste!

veltroni Ma allora Walter Veltroni ed il Partito Democratico esistono davvero, non sono un’invenzione della mia fervida fantasia! Sono stato particolarmente critico con l’attuale opposizione, negli ultimi tempi: da loro lo aspettavo una battaglia culturale, una alternativa culturale e sociale seria e concreta, che si contrapponesse fermamente e dichiaratamente al modello invece proposto dalla maggioranza e dal goveno. Si é invece scelta la linea morbida, nel tentativo di inseguire un dialogo che uno dei due interlcutori non vuole.

Eppure oggi, a seguito delle polemiche scoppiare dalle pesanti dichiarazioni omofobe della deputata del partito Paola Binetti, già teodem-con-problemi-di-coscienza nell’ultima legislatura,Veltroni ha preso una posizione; non nettissima, non troppo drastica, eppure ina posizione.
Per altro una posizione apertamente “di sinistra” (per quel che “sinistra” può significare oggi in Italia), che riapre (nella speranza che stavolta venga affrontato organicamente) il dibattito sulla laicità del PD, uno dei punti chiave che probabilmente mi impediscono di provate trasporto per questa formazione politica.

Che sia un segnale che qualcosa comincia a cambiare, nel partito?
Dare una risposta a questa domanda continua ad essere un’arduo  compito, eppure la strada buona potrebbe essere imboccata. Resta aperta la questione dell’adesione al socialismo europeo, resta il problema di un’opposizione che, lacerata dal suo interno, non riesce ad essere incisiva ed efficace mettendo a nudo ciò che l’attuale governo mette sul piatto (e tutto sommato Veltroni avrebbe anche vita facile, visto l’andazzo…).
Resta soprattutto l’enorme interrogativo sulle prossime Europee e di cosa succederà a Veltroni ed al suo Partito Democratico nel caso (non così improbabile, purtroppo) di un’ennesima, sonora sconfitta…

A chi spetta il cerino?

Ogni tanto mi pare di dire cose ovvie, eppure quando poi mi confronto con amici, parenti e colleghi, mi rendo conto che poi tanto ovvie non parrebbero e così finisco con l’ammorbarvi l’anima su queste pagine. Il tema di oggi è “strategia di comunicazione”, e il docente (e notate la sottilissima ironia, mi congratulo da solo) è niente- pòpò-di-meno-che il Presidente del Coniglio Silvio Berlusconi.

Quando hai un avversario (politico o meno che sia) il tuo obiettivo è innanzi tutto screditarlo, ed un ottimo mezzo per fare ciò è indubbiamente la televisione (soprattutto quando con una mano ne controlli finanziariamente la metà e politicamente l’altra metà). Una stategia da adottare in questo frangente, per quanto stupida possa essere, è la seguente: si comincia con il fare un’affermazione forte, decisa, ma sufficientemente ambigua. Un esempio:

Sottolineo come non sia mai stato affermato che la Polizia verrebbe inviata nelle scuole (pur se parrebbe il logico significato delle affermazioni che abbiamo sentito): è stato detto che “le forze dell’ordine sarebbero intervenute”.

La reazione della controparte (sempre che reagisca, sigh) è piuttosto ovvia: farà polemica, rumore, accuserà con una forza direttamente proporzionale alla forza della dichiarazione di cui alle righe precedenti. Per esempio così:

Abbiamo dovuto convocare questa conferenza stampa dopo aver letto le parole del presidente del Consiglio di questo Paese, parole molto gravi, parole che possono essere cariche di conseguenze. Il premier soffia sul fuoco, il disagio sociale non è una questione di ordine pubblico: mi chiedo se in questo Paese è ancora possibile dissentire.
[Walter Veltroni, Segretario del Partito Democratico, 22/10/2008]

A questo punto, la nostra fine strategia prevede di ritrattare tutto, dichiarando di essere stati fraintesi, affermando che si tratta dei soliti “attacchi gratuiti”, che voi non avete fatto niente di male e che è tutto un complotto, magari ripetendolo più volte (si sa mai che non abbiano capito…):

Polizia negli atenei? Mai detto. Sono i giornali che, come al solito, travisano la realtà. [..] Non ho mai detto che servisse mandare la polizia nelle scuole, i titoli dei giornali che ho potuto scorrere sono lontani dalla realtà.
[Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio, 23/10/2008]

lasciando in questo modo con il cerino in mano a far la figura dei fessi i vostri avversari. Semplice ma geniale. Di cosa non abbiamo tenuto conto? Beh, delle eventuali registrazioni delle dichiarazioni precedenti e dei giornalisti non allineati al potere.
Ma anche contro questi si può facilmente agire, nell’inverosimile ipotesi che ci sia modo di richiedere filtri al siti web (in modo da impedire la diffusione di contenuti indesiderati) e che si stia ritardando l’elezione del Presidente della Commissione di Vigilanza della televisione pubblica…

Niente più abolizione delle province!

Quando definimmo il confine tra noi e il cielo.In campagna elettorale c’era stato il momento dell’abolizione delle province, considerati per l’occasione “enti inutili” e come tali, degni di essere soppressi. Parlandone con “qualcuno”, il giorno dopo le elezioni, si considerava quanto importanti fossero le strutture politice territoriali (comuni e provincie su tutte) per la Lega Nord, giungendo alla conclusione che si sarebbe andati dritti verso il “nulla di fatto”.

Tra rifiuti, straordinari, leggi vergogna ed Alitalia, dell’abolizione delle province non si è più parlato (forse riservandosi l’argomento per momenti più propizi) finché qualche giorno fà la Lega se n’è uscita negando spudoratamente quanto affermato in campagna elettorale da buona parte degli attuali membri di governo e facendo segnare un bello stop netto all’ipotesi di snellire la macchina statale (sentite l’eco “semplificazioni”?).
Interessante sottolineare la frase seguente (dall’articolo di Mariolina Sesto, Il Sole 24 Ore, citato da PolisBlog):

Bossi e Calderoli, davanti all’insurrezione in massa degli ottanta parlamentari, hanno spiegato che il taglio delle nuove province «dev’essere un’ipotesi puramente accademica di qualche funzionario ministeriale»

A questo punto dubito fortemente che Berlusconi e gregari abbiano intenzione di proseguire su questa strada ed affrontare il dissenso interno alla maggioranza, dovendosi scontrare con un elemento pericoloso (politicamente parlando) come la Lega… molto più semplice tirare dritto e parlare d’altro…

Chi vivrà, vedrà…

La Lega: pro e contro il referendum

Join Our Watches In questi giorni è in corso, a Pontida, l’ennesimo ritrovo dei Razzisti Verdi, che quest’anno raccoglierebbe (a sentire gli organizzatori) 50.000 persone.
I temi sono sostanzialmente sempre gli stessi, quindi tralascerò una trattazione già abbondantemente coperta in altri contesti (vi invito comunque a leggere l’articolo per intero, perché è significativo del clima italiano). Mi voglio invece soffermare su una dichiarazione di Calderoli, citando l’articolo di Repubblica.it:

Calderoli ha chiarito che il federalismo fiscale sarà incluso nella prossima legge finanziaria e quindi approvato entro dicembre 2008. Un percorso, ha precisato ricordando il precedente della Devolution, che non potrà però non tener conto della necessità del dialogo con l’opposizione perché “non succeda di nuovo che una riforma approvata dal Parlamento ci venga fregata dal referendum“.

Una riforma che viene “fregata dal referendum”? Il referendum è la massima rappresentazione della democrazia, dopo il voto elettorale, è il pronunciamento del sovrano volere del popolo italiano su quanto deciso dal Parlamento. Se il Popolo boccia una legge che piace ai padani, dobbiamo sospendere la democrazia per consentire a lor signori di giocare a “costruisci la nazione”? Ed a dirlo è un Ministro del governo in carica?

Ma la cosa più divertente è che pochi minuti prima, all’interno dello stesso discorso, riferendosi all’opposizione del partito leghista al recepimento delle direttive comunitarie di Lisbona, lo stesso Calderoli aveva detto:

Noi vogliamo solo che sia il popolo a decidere. Il referendum si fa in Irlanda, non vedo perché non si possa fare da noi. Il trattato toglie sovranità al popolo e allora su questo deve decidere il popolo. Questa è la democrazia.

Mi sfugge qualcosa?

Dopo i fucili imbracciati e le bandiere bruciate, possibile che non ci sia modo per fermare questi pazzi scatenati?

A Penati avevo dato il mio voto!

[Fonte: Con la scusa del popolo – Repubblica.it ]
Proclama Filippo Penati, presidente di centrosinistra della Provincia di Milano: “I rom non devono essere ‘ripartiti’, bisogna farli semplicemente ripartire”. E accusa Prodi di non aver capito l’andazzo, di non aver fatto lui quel che promettono i suoi successori. Nel 2006 fu Penati, insieme al sindaco Moratti, a chiedere al comune di Opera di ospitare provvisoriamente 73 rom (di cui 35 bambini). Dopo l’assedio e l’incendio di quel piccolo campo, adesso è stato eletto sindaco di Opera il leghista rinviato a giudizio per la spedizione punitiva. Mentre si è provveduto al trasferimento del parroco solidale con quegli estranei pericolosi.

E pensare che avevo anche votato questo signore…

Io sono straniero in patria.

Lacrime di coccodrillo

Clemente Mastella

[ Fonte: AGI News ]
“Oggi come oggi, prima di far cadere il governo Prodi, ci penserei sopra due volte, anzi dieci, probabilmente”. Clemente Mastella fa autocritica nell’intervista al contenitore di approfondimento politico, in onda su ‘YouTube’, di Klaus Davi.

L’onorevole Mastella sembra ora fare retromarcia: prima di far cadere (oggi) il governo Prodi, ci penserebbe due, tre, dieci volte. Tralasciando i sospetti che questa dichiarazione fà (ri)nascere, alla luce del rifiuto che il partito “Popolo delle Libertà” ha opposto alla coalizione con il politico campano (al contrario di quanto capitato invece con Dini e Scalera, che nel centrodestra hanno trovato degna accoglienza), Mastella dovrà ora prendere atto delle conseguenze del suo gesto, conseguenze che potrebbero durare anche alcuni anni…

“Grazie ad Internet, che e’ un mezzo diretto, senza mediazioni, mi si offre l’occasione per sfatare alcuni luoghi comuni, alcune demonizzazioni che mi riguardano ma che sono sbagliate. Voglio dare un preciso messaggio – prosegue – quando uno va al tappeto come me puo’ soltanto rialzarsi. Sono al tappeto e lentamente, con un po’ di fatica provo a rialzarmi”

Mi fa decisamente piacere questa presa di coscienza da parte di Mastella riguaro internet. Al di la del tentativo di fare il “pulcino bagnato”, Mastella ha ragione: è andato al tappeto (meritatamente a mio avviso) e ora non può che rialzarsi. Cominci con il fare chiarezza a se stesso ed a liberarsi di una serie di questioni (il fatto di prendere uno stipendio da magistrato ed uno da giornalista, oltre a quello come politico), e sfrutti effettivamente la rete per dialogare, capire, avvicinarsi alla gente ed ai suoi bisogni.

Chissà che non trovi in questo senso la sua strada…

Onorevole Dini, non è questo il modo giusto!

Palazzo Chigi Lamberto Dini, da parecchio tempo ormai nell’occhio del ciclone per il suo “antagonismo” nei confronti del Governo (nelle file della cui coalizione è stato eletto), ha reso noti quest’oggi, tramite una lettera inviata al direttore del Corriere della Sera, i sette punti del programma da lui proposto, minacciando il voto contrario nel caso in cui non fosse accettato nella sua interezza. Questa lettera giunge al termine di un acceso scambio di dichiarazioni con Romano Prodi, che aveva replicato alle minacce lanciate pochi giorni fà dal senatore dei Liberaldemocratici.

Se poi andiamo a scorrere i sette punti del programma proposto da Dini, scopriamo che sono anche piuttosto ragionevoli: alla fine il tutto si riduce sostanzialmente al problema dei costi della politica (e della macchina statale in senso più ampio) e della necessità di ridurre il debito pubblico, posizioni che mi trovano assolutamente concorde.
Il problema di fondo sta nel metodo. Prima di tutto, minacciare porta sempre dalla parte del torto, a prescindere: se passa il messaggio che Dini ed i suoi 3 accoliti, forti della propria presunzione, definiscono le priorità di un governo alla facciazza degli altri circa 150 senatori della coalizione, questo non è altro che un sinonimo della naturale fine del Governo, e allora tanto vale dirlo subito chiaro e tondo, senza fare giochi di questo genere che certo non giovano all’Italia.
Secondariamente, se Dini non mette nemmeno in preventivo l’idea che le sue proposte siano oggetto di dibattito, significa che si ritiene di fatto infallibile, e non mi sembra una gran cosa, per un politico. Il dibattito è fondamentale non solo con l’obiettivo di trovare un punto di mediazione (che è proprio il punto sul quale Dini non vuol transigere, pare), ma anche con l’obiettivo di migliorare, mettendo a confronto idee diverse, una propria posizione, magari con soluzioni alle quali non si aveva pensato. Questa chiusura di Dini, da questo punto di vista, è forse ancora più difficile da tollerare, per quel che mi riguarda, dei modi con cui viene espressa.

L’impressione che ricavo da tutta la vicenda, è che Dini ed i Liberaldemocratici stiano cercando di acchiappare voti, giocando sporco. Non è molto dissimile dalla sensazione che avevo fino a poco tempo fà (poi sono sostanzialmente ammutoliti) con l’Udeur e con alcune uscite dell’Italia dei Valori, che hanno messo i bastoni tra le ruote a suon di minacce e strappi anziché tramite la discussione, dentro e (soprattutto) fuori il Parlamento.

Malpensa è già morto!

Alitalia B777-200 Il Consiglio di Amministrazione di Alitalia ha scelto di pronunciarsi, per quel che lo riguarda, a favore della cessione ad AirFrance-KLM, all’unanimità (e per chi ha esperienza di consigli, questo è un fatto già di per sé eclatante).

AirFrance è una compagnia di livello europeo (se non mondiale) con un fatturato pari a quasi 10 volte quello di AirOne. AirFrance ha proposto un piano di buon livello, che prevede investimenti, nessun esubero oltre quelli comunque già previsti, la possibilità per Alitalia di continuare a lavorare con un discreto livello a livello europeo (se non mondiale), è già partner di Alitalia nello SkyTeam, ed ha avanzato un’offerta decisamente più alta anche a livello economico. Il fatto che sia stata scelta all’unanimità dal cda di Alitalia (anche se dopo 8 ore di discussione a porte chiuse, pare), la dice lunga.

E cosa sento oggi? Che molti politici “del nord” (essenzialmente leghisti e simpatizzanti di Formigoni) si lamentano e condannano la scelta, in quanto “condannerebbe Malpensa ad un ruolo di secondo piano”. Cito Calderoli (dal Corriere):

È in atto un attacco organizzato nei confronti del Nord, colpevole non solo di mantenere tutti ma anche di voler avere un ruolo nelle politiche decisionali del Paese

Ma fammi il piacere! Malpensa ad un ruolo di secondo piano? Ma è già tanto che esista ancora Malpensa!
Un aeroporto costruito nel mezzo della “fabbrica della nebbia”; dove se arrivi al terminal 2 dopo le 20:30 passi la notte all’addiaccio in logo, perché non ci sono mezzi di comunicazione (taxi a parte) verso Milano; che ha come principale “arteria di comunicazione la “Milano-Varese”, nota per il suo scarso traffico; che sta da anni combattendo una aspra lotta contro l’aeroporto di Linate che molte compagnie continuano a preferire (chissà perché).

E ora per un rigurgito di orgoglio padano dovremmo accettare un’offerta peggiore? Si accontentino del fatto che AirFrance promette di mantenere i collegamenti internazionali ed europei di Malpensa (e non abbandoni invece completamente lo scalo) rinunciando solo al suo ruolo di Hub (in Italia resta comunque Fiumicino, e anche li…), e riflettano sul fallimento di Malpensa, al di là della scelta che il Governo alla fine farà…

G8 Genova, prime condanne

Génova 15.JPG Abbiamo i primi condannati per le devastazioni del G8 di Genova. Sono 24 persone, alle quali sono state assegnate pene che vanno dai 6 mesi agli 11 anni di reclusione, per un totale di 102 anni (meno della metà di quelli chiesti dall’accusa), per i quali sono state necessarie oltre 7 ore di camera di consiglio.

Voglio credere che le le pene comminate siano giuste. Mi voglio fidare della giustizia, voglio credere che i dubbi sulla falsa testimonianza di quattro ufficiali di polizia giudiziaria, due dirigenti della questura e due ufficiali dei carabinieri verranno verificati, ed eventualmente perseguiti penalmente, come da norma di legge. Voglio crederci.

Non voglio parlare di “giustizia sociale”, di “vendetta”. Ognuno commette azioni, più o meno dettate dalla foga del momento, dall’euforia, più o meno in balia degli eventi, e di queste azioni è responsabile. Durante il G8 di Genova c’è stato di tutto, purtroppo anche degli atti violenti da parte di alcuni individui (che devono essere identificati ed estratti dal “mucchio” nel quale si cerca di far cadere tutta la vicenda), per i quali le accuse di “devastazione e saccheggio” possono avere un senso. Per questo, voglio credere nella giustizia, nei magistrati, che li hanno ascoltati e giudicati colpevoli dei reati. La responsabilità penale è personale, quindi sono queste 24 persone ad aver commesso reati, che non si cerchi di farle passare come una condanna “globale” che coinvolga tutti i manifestanti presenti a Genova in quei giorni. Purtroppo certi politici non fanno che cogliere questa occasione per cercare ancora una volta di far passare menzogne per verità; cito testualmente dall’articolo di Repubblica:

Sull’altro fronte politico Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, replica: “Le forze di polizia risposero a questa furia incontrollata per assicurare l’incolumità dei cittadini e il rispetto dell’ordine pubblico”. E Francesco Storace le fa eco chiedendo che sia rimossa la lapide intitolata a Carlo Giuliani in Senato.

Proprio perché voglio credere alla correttezza delle pene inflitte, perché voglio credere in una magistratura che non funzioni a due velocità, che faccia il proprio dovere con correttezza, proprio per questo penso che sia arrivato il momento di chiedere a gran voce che anche i due processi nei confronti delle forze dell’ordine che durante il G8 commisero abusi ed ingiustizie (alla Caserma di Bolzaneto e durante l’irruzione alla Scuola Diaz) arrivino alla loro giusta sentenza (prevista per la fine dell’estate).

Che si faccia veramente luce sui fatti di quei giorni e di quelli successivi, sugli insabbiamenti, sui depistaggi, sulle false testimonianze, sulle responsabilità dei politici che hanno cercato di nascondere la verità parlando di terrorismo e che ancora oggi cercano di far passare quella vicenda come una “furia incontrollata” contro la quale le forze dell’ordine reagirono per “assicurare l’incolumità dei cittadini”: l’ordine pubblico non è fatto di teste spaccate.

Perché è vero che la giustizia non è sempre “dalla tua parte”, ma è altrettanto vero che deve essere uguale per tutti.