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PD: ritorno a nuova vita?

Il Partito Democratico torna a nuova vita. Lo fa “in sordina” (come prevedibile, forse), ma i segnali ci sono e sono positivi, cominciando dalla presenza del segretario Bersani ad AnnoZero (Berlusconi non c’è mai andato, che io sappia). Si tratta di per se di un atto coraggioso: esporsi alle critiche di cinque giornalisti (e non parliamo di Minzolini, ma di gente come Travaglio…), in una fase politica e partitica delicata come quella che il Partito Democratico sta attraversando, non è certo cosa semplice. Ad AnnoZero, Bersani ha saputo uscire a testa alta: persino lo stesso Travaglio, solitamente critico, in un post di questa mattina ne lodava il coraggio (sebbene con il suo stile caratteristico).
Bersani ha rivendicato la politica di opposizione del Partito, portando azioni concrete condotte soprattutto nell’ultimo periodo (e non solo le solite parole d’intento): ha rivendicato la sconfitta del Governo sulla questione dell’arbitrato (importantissima, ha ragione Bersani), le proposte fatte sul tema del lavoro e sistematicamente respinte del Parlamento e via discorrendo.
Bersani si è arrabbiato, infervorato (sempre senza nascondere i limiti di questo Partito), a tratti emozionato: si vede che ci tiene, e la passione è (e non può essere altrimenti) alla base di qualsiasi azione efficace politica.

Questa apparizione televisiva di Bersani prosegue nel solco cominciato con la campagna per le “10 parole chiave per il 2011”. Ne ho lette di tutti i colori contro q1uesta iniziativa, e mi sono chiesto ogni volta quanto costruttivo possa essere criticare a spron battuto una (prima, naturalmente) iniziativa costruttiva ed orizzontale come quella che il Partito Democratico sta portando in campo, a tratti “rivoluzionaria”, quasi quanto lo fu l’istituzione delle primarie (per quanto poi poco praticata sia stata).
Fatemi capire: prima li si critica perché non parlano, non si oppongono, non discutono; poi li si critica perché parlano, perché discutono? Mi sembra un atteggiamento molto tafazziano, fino a pochi giorni fa avrei detto quasi “piddino”.
Invece no: osservo dall’interno il Partito Democratico da alcuni mesi. Ci ho trovato gente motivata, che ci crede, giovani e non. Ci ho trovato interesse, passione, cultura, arrabbiature. Ci ho trovato naturalmente correnti, scissioni, cose che non funzionano, opinioni divergenti. Ma ultimamente ci ho trovato un barlume di luce, una presa di coscienza dei limiti e un’assunzione di responsabilità (da parte di tutti, dalla base alla dirigenza) per comprendere questi limiti e superarli. Superando feroci divisioni interne, il Partito si sta persino schierando apertamente in favore dell’acqua pubblica, partecipando (dove possibile) e sostenendo la campagna di raccolta firme per il referendum, nonostante questo vada poi ad eliminare articoli che proprio il Governo Prodi aveva presentato (e che sono poi il motivo per cui Italia Dei Valori presenta una sua campagna referendaria separata ed incompatibile con il Forum…).

L’atteggiamento è (finalmente) quello buono, il punto di partenza è quello che ci si può permettere, per quanto poco esaltante possa essere.
Il Partito Democratico chiede fiducia: sinistra italiana, siamo pronti a dargliela?

E’ nata una nuova informazione

Sta andando in onda (o sta finendo) raiperunanotte.it. Per chi si fosse perso la notizia, si tratta di un programma “televisivo”, mandato in streaming su internet e trasmesso da alcune televisioni satellitari (tra cui Current tv) e da alcune radio (ad esempio quelle del Popolare Network) pensato e condotto da Michele Santoro e che ha visto la partecipazione di numerosi esponenti del giornalismo italiano; obiettivo (dichiarato) quello di aggirare l’illegittima sospensione (voluta dal Governo Berlusconi) dei “talk show politici” durante il periodo elettorale.

Nuova non solo perché è auto-finanziata (50.000 persone hanno versato 2,50€ a testa affinché la trasmissione andasse in onda), non solo perché ha visto una convergenza tra televisione ed internet che in Italia è tutt’ora un sogno, ma soprattutto per la penetrazione ed i risultati che ha ottenuto: 120.000 visitatori unici contemporanei (per la parte web) sono qualcosa di inimmaginabile per un’iniziativa di questo genere. La trasmissione è diventata il tema della serata, e questo nonostante il bavaglio imposto dal governo ai mass media.

Mi chiedo, ora, e voglio chiederlo a tutti coloro che qualche mese fa sostennero che non vi era “alcuna emergenza democratica” nel settore dell’informazione: ora che sono stati sospesi i talk show di approfondimento (quindi quelli che dovrebbero idealmente consentire la formazione di un’opinione ponderata agli elettori che se la formano con la sola televisione, cioè il 70% dell’elettorato italiano), continua a non esserci alcuna emergenza democratica? Ora che la Tg1 e Tg5 sono stati multati (nonstante l’inezia economica della multa), non c’è un’emergenza democratica? Ora che (Il Sole 24 Ore, certo non un giornale di sinistra) si evidenzia come l’informazione dei canali privati italiani sia fortemente sbilanciata a favore del governo e della maggioranza, non c’è un’emergenza democratica? Ora che per fare una trasmissione che parli di ciò che accade in Italia (pensare che a me Santoro non piace nemmeno) si debba andarsi a rifugiare su internet (per quel che durerà, e queste parole saranno profetiche), non c’è ancora un’emergenza democratica?

In ogni caso, per concludere, questa sera ho sentito dire ad un personaggio del calibro di Gad Lerner una cosa rivoluzionaria, per ciò che la televisione italiana è (diventata): basta con i talk-show/pollaio; che si facciano trasmissioni al servizio dei cittadini e della verità: un servizio d’approfondimento/inchiesta (come molti giornalisti in Italia sanno fare), imparziale, coerente. Poi 1 minuto a testa per rispondere alle domande, niente repliche, niente interruzioni (altrimenti, semplicemente, fuori dallo studio). Un faccia a faccia vero, che non lascia spazio a manipolazioni e menzogne.

Chiedo troppo? Forse. Oggi però ho visto realizzarsi un sogno; concedetemelo, per stavolta.

Aiuto

Trova la differenza...

Trova la differenza...

Ciò che è andato in onda ieri sera da Onna, per quanto ignobile, rappresenta molto bene l’attuale situazione politico-mediatica italiana: un regime dittatoriale basato sul controllo dei media. Non è la prima volta che lo dico e ogni giorno che passa potete trovare ulteriori e definitive conferme del fatto che i mass media vengono scientemente manipolati dal presidente del consiglio e/o dai suoi accoliti per mantenere il controllo sulla popolazione e garantirsi una tenuta elettorale, a costo di mentire spudoratamente (e devo dire con notevole abilità e faccia tosta) ai cittadini-telespettatori.

Le voci di protesta, se anche si levassero, non troverebbero spazi per diffondersi, essendo tutti i principali mezzi di comunicazione sotto il controllo diretto del presidente del consiglio: televisioni (Rai e Mediaset), radio (tramite la pubblicità), giornali (Il Giornale), libri (Mondadori), cinema (Medusa). Persino la rete internet è stata ripetutamente oggetto di attacchi di vario genere, volti ad intimidire e/o bloccare fonti di informazione libera, gli ultimi anche piuttosto recenti, con la richiesta di 20.000.000 di euro di danni da parte degli Angelucci (PdL) a Wikipedia.
Persino il presidente della camera Fini, che oggi pare essere portatore di una delle due uniche correnti di opposizione al Governo (dopo l’IdV, che però raccoglie consensi troppo ristretti per poter agire efficacemente), si è trovato a dover gestire indimidazioni da parte de Il Giornale, al punto che ha concluso con una denuncia penale nei confronti di Vittorio Feltri, che de Il Giornale è il direttore.

Le trasmissioni che a Berlusconi non piacciono sono state osteggiate (Report) o meramente cancellate (Annozero), senza che ne la Commissione di Vigilanza Rai, ne l’opposizione, abbiano fatto particolare rumore: ora si arriva ad una manifestazione per la libertà di stampa, che si terrà a Roma questo weekend. A cosa servirà? Il ritardo con cui si interviene è drammatico e la situazione è probabilmente già compromessa: la soluzione del conflitto di interessi andava messa in cantiere molti anni fa, prima che Berlusconi potesse mettere in piedi il sistema di controllo mediatico che oggi si trova a gestire. La mia personalissima impressione è che attualmente non vi sia più la possibilità di una soluzione al problema interna alla nazione, e che le nostre uniche chance di tornare ad essere un paese libero siano da riporre nelle direttive europee (purtroppo anche il Parlamento è oggetto delle ire del nostro presidente del consiglio, che è recentemente arrivato a minacciare di “bloccarne i lavori”).

A Onna, ieri sera, il palcoscenico era interamente per Berlusconi: niente domande, niente contraddittorio, falsità a tutto spiano senza che nessuno potesse smentire. Vespa ha taciuto sulle proteste degli sfollati (pur presenti) e sulle altre reti (Ballarò per la Rai e Matrix per la “concorrente” Mediaset) le trasmissioni di approfondimento politico già programmate era state spostate proprio per far posto allo speciale di Porta a Porta (che pure è riuscito a non ottenere lo share più alto della serata).

Ci è stato raccontato che ormai tutti gli sfollati abruzzesi stanno per essere sistemati in queste bellissime case definitive che diventeranno poi campus di accoglienza per il nuovo polo universitario. Peccato che le casette in legno consegnate (sono pronte solo 3 delle 94 previste), pagate dalla Croce Rossa Italiana e costruite dagli alpini del Trentino, non c’entrino nulla con il Piano Casa del Governo, che non ci ha messo una lira (interessante come poi ci abbiano “messo il cappello“, negli ultimi giorni). Le case del governo, la cui costruzione ha sottratto risorse alla ricostruzione (non è ancora partita, lo sapevate?) basteranno ad ospitare 4800 persone, mentre gli sfollati sono quasi 50.000. Un fallimento su tutta la linea sul quale neppure Bertolaso ha avuto la freddezza di mentire completamente, ieri sera: a precisa domanda di Vespa (pare incredibile, eh?) ha risposto che “entro dicembre ci saranno case per tutti”. E ora si pone il problema (drammatico) delle graduatorie per le assegnazioni…

Su tutto questo (così come sulle proteste degli sfollati) si è taciuto: a Porta a Porta (e nei telegiornali?) non si è visto nulla: eppure bastava muoversi di poche centinaia di metri, passando dai paesi vicini a Onna, per rendersi conto che l’immagine dipinta dal presidente del consiglio era tutt’altro che veritiera e descrittiva delle condizioni in cui versano gli abitanti che non sono stato così fortunati da rientrare in questo primo lotto di case e che subiranno l’esperimento “decisionista” post-terremoto della Protezione Civile di Bertolaso, che per quanto da lodare per l’intervento in Abruzzo, ha messo in atto (su direttive governative?) un piano di soccorso che inverte (come denunciato dagli esperti già nei primissimi giorni) la tendenza degli ultimi anni, che vedeva nei moduli abitativi provvisori prefabbricati (i mitici “container”) la possibilità di dare agli sfollati un alloggio minimamente confortevole, in attesa del procedere della ricostruzione: costi tutto sommato ridotti, quindi maggiori fondi per far partire la ricostruzione vera e propria, ma soprattutto evitare che gli sfollati passassero 5 mesi nelle tende, che per altro hanno cominciato ad essere smantellate negli ultimi tempi (al campo de l’Aquila restano solo 40 persone che non vogliono abbandonare quel poco di normalità che sono riuscite a ricostruirsi in questi 5 mesi).

L’Italia è come alcolizzata, drogata di televisione: non è più in grado di uscire da sola da questa dittatura mediatica ed ha decisamente bisogno di aiuto!

A chi spetta il cerino?

Ogni tanto mi pare di dire cose ovvie, eppure quando poi mi confronto con amici, parenti e colleghi, mi rendo conto che poi tanto ovvie non parrebbero e così finisco con l’ammorbarvi l’anima su queste pagine. Il tema di oggi è “strategia di comunicazione”, e il docente (e notate la sottilissima ironia, mi congratulo da solo) è niente- pòpò-di-meno-che il Presidente del Coniglio Silvio Berlusconi.

Quando hai un avversario (politico o meno che sia) il tuo obiettivo è innanzi tutto screditarlo, ed un ottimo mezzo per fare ciò è indubbiamente la televisione (soprattutto quando con una mano ne controlli finanziariamente la metà e politicamente l’altra metà). Una stategia da adottare in questo frangente, per quanto stupida possa essere, è la seguente: si comincia con il fare un’affermazione forte, decisa, ma sufficientemente ambigua. Un esempio:

Sottolineo come non sia mai stato affermato che la Polizia verrebbe inviata nelle scuole (pur se parrebbe il logico significato delle affermazioni che abbiamo sentito): è stato detto che “le forze dell’ordine sarebbero intervenute”.

La reazione della controparte (sempre che reagisca, sigh) è piuttosto ovvia: farà polemica, rumore, accuserà con una forza direttamente proporzionale alla forza della dichiarazione di cui alle righe precedenti. Per esempio così:

Abbiamo dovuto convocare questa conferenza stampa dopo aver letto le parole del presidente del Consiglio di questo Paese, parole molto gravi, parole che possono essere cariche di conseguenze. Il premier soffia sul fuoco, il disagio sociale non è una questione di ordine pubblico: mi chiedo se in questo Paese è ancora possibile dissentire.
[Walter Veltroni, Segretario del Partito Democratico, 22/10/2008]

A questo punto, la nostra fine strategia prevede di ritrattare tutto, dichiarando di essere stati fraintesi, affermando che si tratta dei soliti “attacchi gratuiti”, che voi non avete fatto niente di male e che è tutto un complotto, magari ripetendolo più volte (si sa mai che non abbiano capito…):

Polizia negli atenei? Mai detto. Sono i giornali che, come al solito, travisano la realtà. [..] Non ho mai detto che servisse mandare la polizia nelle scuole, i titoli dei giornali che ho potuto scorrere sono lontani dalla realtà.
[Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio, 23/10/2008]

lasciando in questo modo con il cerino in mano a far la figura dei fessi i vostri avversari. Semplice ma geniale. Di cosa non abbiamo tenuto conto? Beh, delle eventuali registrazioni delle dichiarazioni precedenti e dei giornalisti non allineati al potere.
Ma anche contro questi si può facilmente agire, nell’inverosimile ipotesi che ci sia modo di richiedere filtri al siti web (in modo da impedire la diffusione di contenuti indesiderati) e che si stia ritardando l’elezione del Presidente della Commissione di Vigilanza della televisione pubblica…

Domain sera torna Report su Rai3

EOS EyesHo ricevuto da poco la mail che annuncia la prima puntata del nuovo ciclo di Report, la trasmissione di inchiesta di Rai Tre che ha da sempre avuto la capacità di suscitare dibattito. La prima puntata, in onda domani sera dalle 21:30 su Rai Tre, parlerà di Alitalia e di AirOne e promette di essere molto interessante…

Il 1° dicembre 2006 il governo Prodi decide la cessione del controllo di Alitalia. L’azienda e’ in vendita ai privati e chi vuole deve comprarsi dal 30 al 49% di Alitalia. Il titolo vola in borsa e circolano i primi nomi : AF/Klm, Lufthansa e spunta anche l’ipotesi di una cordata italiana.
Cominciano le trattative e si arriva all’esclusiva con Air France. Jean Cyrill Spinetta tratta con l’azienda e coi sindacati. Intanto cade il governo Prodi e, in campagna elettorale, Silvio Berlusconi dice che quella ad Air France e’ una svendita e propone una cordata italiana.
Il 2 aprile Spinetta abbandona il tavolo di trattativa con i sindacati. Dice che le condizioni poste sono inaccettabili. Silvio Berlusconi vince le elezioni e diventa Presidente del Consiglio. Il nuovo governo incarica Banca Intesa di fare un piano, e vengono varati alcuni decreti per andare in deroga alle leggi.
A Luglio nasce il ”Progetto Fenice”, ovvero la nuova partnership con Airone.
A fine Agosto Alitalia e’ commissariata. La nuova cordata si chiama Cai.
Si salva Alitalia, ma soprattutto Air One.
Chi sono i soci, gli amministratori, i valutatori. Una cronologia dei fatti dal prestito ponte fino ad oggi, per capire se per l’interesse nazionale era l’unico affare possibile. Abbiamo intervistato tutti i protagonisti che hanno accettato di parlare con noi. Fra questi il Commissario Fantozzi, che alla domanda ”e’ stato approvato un emendamento che garantisce anche a Lei la manleva” la risposta e’ stata ”no, io non ho nessuna manleva”. Ma leggendo l’emendamento approvato il 2 ottobre al Senato, ci e’ sembrato di capire che, qualora la legge venisse approvata anche alla Camera martedi’ prossimo, una serie di reati non sarebbero configurabili oltre che per Alitalia, anche per tutti gli altri casi di bancarotta. Il Sostituto Procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Cascini ha dichiarato che se questa norma verra’ approvata non saranno perseguibili anche le bancarotte commesse dagli amministratori di altre societa’ per le quali vi e’ stata la dichiarazione di insolvenza non seguita dal fallimento. Come per i crac Cirio e Parmalat. Il risultato e’ la abrogazione dei reati fallimentari commessi da Tanzi e da Cragnotti e dai loro correi. L’anticipazione di questa parte dell’inchiesta di Report da parte de La Repubblica ha suscitato la reazione del Governo. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha detto: ”O va via questo emendamento o va via il ministro” e ne ha assicurato la cancellazione.

Domenica sera non prendete impegni

20070701 - TvReport è una delle trasmissioni più apprezzate del nostro panorama televisivo. Una delle poche trasmissioni, per altro, che ingenerano reazioni nella popolazione (basta vedere quanto accaduto in seguito al servizio sull’ecologia e quello dai discutibili contenuti legato al WiFi).

Detto questo, l’anticipazione della puntata di domenica prossima, che come al solito è stata lanciata sui titoli di coda della puntata di ieri, è particolarmente ghiotta: come si vincono le elezioni? Un viaggio nel mondo della “creazione del consenso”, tramite la scelta di temi, modi e luoghi, anche grazie all’uso della televisione.

La puntata raccoglierà con tutta probabilità una serie di nozioni che sono assolutamente fondamentali per il recupero della democrazia nell’era della rivoluzione mediatica.

Non prendete impegni per domenica: ore 21:00 su Rai Tre, c’è Report.

Anche Report ogni tanto inciampa

antenne Report è una delle strasmissioni che stimo maggiormente: giornalismo serio, approfondimenti, inchiesta, domande a bruciapelo quando necessario. Periodicamente però incappano nella ritrasmissione di servizi di altre emittenti, magari molto contestati, che non mancano di sollevare pesanti discussioni anche in Italia. Quando poi si rivelano fuorvianti, la figura che Report incassa è di quelle da far tremare le ginocchia.

Accadde così in occasione del video sull’11 settembre (quello dei complottisti), accade ora con la questione wifi sollevata durante la puntata di questa domenica: il (breve) servizio in questione, uno dei vari mandati in onda durante la serata, è stato realizzato dalla BBC e fa riferimento alla situazione inglese.

La messa in onda del servizio ha sollevato pesanti preoccupazioni relativamente all’uso delle tecnologie di trasmissione radio dei dati per mezzo di onde elettromagnetiche, che sotto certi aspetti (e parlo da tecnico) sono ingiustificate e anzi, rischiano di divenire piuttosto pericolose, ingenerando inutili fobie nella popolazione.

I problemi maggiori del “pezzo” in sé sono piuttosto lampanti: innanzi tutto si finisce con il fare molta confusione tra le varie tipologie di radiazioni elettromagnetiche che pervadono costantemente l’etere (la Terra stessa, per intenderci, ha un suo campo elettromagnetico): c’è una notevole differenza tra le radiazioni emesse da un hot-spot Wifi e da un ripetitore gsm, o umts. L’altro problema è quello legato alla parzialità con cui nel servizio vengono presentati gli “esperti” (uno dei quali vanta il titolo di “disinformatore dell’anno“), che ha costretto la BBC a rivedere le proprie posizioni e fare una puntata correttiva.
Già il tono un po’ troppo allarmistico del servizio avrebbe dovuto far drizzare le orecchie e mettere sull’attenti i telespettatori più pronti, soprattutto se comparato agli altri “pezzi” della giornata, decisamente più pacati e coerenti: il fatto che “non si escludano possibili problemi” si trasforma rapidamente in un “ci sono problemi”, con un passaggio semplicistico che non mi sarei aspettato venisse ripreso in modo così forte da una trasmissione come Report.

Nel merito della questione “onde elettromagnetiche”, un paio di dati oggettivi dovrebbero essere sufficienti a “sminare” il terreno. L’articolo di Paolo Attivissimo, da questo punto di vista, ha la solita lampante chiarezza.

Le conseguenze di un video come questo, purtroppo, rischiano di essere gravi: in preda al panico, i telespettatori sono andati in giro chiedendo la rimozione degli hot-spot wifi (ad esempio è capitato in alcune biblioteche comunali in tutta Italia), generando tra l’altro un danno economico: non che i soldi siano più importanti della salute, ovviamente, ma le posizioni “radicali” di questo genere non giovano certo alla già precaria situazione della nostra economia e del nostro tenore di vita…

ps: scopro ora che il video della parte di puntata dedicata al wifi è stato tolto dal sito di Report. Dobbiamo aspettarci un chiarimento in diretta dalla Gabanelli, questa domenica?

La buona occasione per chiudere “Che tempo che fà”

La polemica nata dopo l’intervento di Travaglio a “Che tempo che fà”, sabato sera, non mi ha colto di sorpresa. Ne più ne meno di quanto accadde durante gli ultimi cinque anni del “Berlusconi 3”, si tenta di asservire la televisione (con le buone o con le cattive) al potere del Governo. Quella volta pagarono Biagi, Luttazzi e Santoro, oggi pagheranno Fazio (per il cui caso l’Agcom ha già avviato le procedure per la sanzione) e Santoro, visto che Biagi (purtroppo) ci ha lasciati e Luttazzi “si è portato avanti” con lo scandalo “Ferrara nudo”. A Fazio mancano poche puntate, per questa stagione, ed al massimo gli impediranno di terminare con gli ultimi due “speciali”. Santoro invece dovrebbe averne ancora parecchie di fronte, vedremo cosa succederà e (soprattutto) quanto resisterà.

Il destro per colpire “Che tempo che fà” l’ha offerta Marco Travaglio, che ha avuto la colpa di far presente (tra le altre sacrosante cose dette) che il nome di Schifani compare su un libro del noto scrittore (ed eroe antimafia) Lirio Abbate, citato in quanto sarebbe stato coinvolto da testimonianze di pentiti in alcuni rapporti avuti con esponenti della Mafia. Nulla di ingiurioso (seppur un po “forte”): una richiesta di pubblico chiarimento da parte di colui che ricopre la seconda carica dello stato, mica noccioline, e che risulta aver incontrato, almeno una volta nella vita, figure legate alla mafia (a me per esempio non è mai capitato!).
Travaglio ha poi spiegato, il giorno dopo, la sua affermazione, dichiarando quanto segue (riporto da Il Messaggero):

Ho solo citato un fatto scritto già nel mio libro e in quello di Lirio Abbate, giornalista dell’Ansa minacciato dalla mafia, e cioè che Schifani aveva avuto rapporti con persone poi condannate per mafia. È agli atti societari della Sicula Brokers fondata da lui, Enrico La Loggia, Mino Mandalà, condannato come boss mafioso, e Benny D’Agostino, condannato per concorso esterno. O si chiede conto a Schifani di questo o non si celebra Abbate come giornalista antimafia. A Fazio ho spiegato che se dopo De Nicola, Pertini e Fanfani, ci ritroviamo con Schifani sono terrorizzato dal dopo: le uniche forme residue di vita sono il lombrico e la muffa. Anzi, la muffa no perché è molto utile

Naturalmente le condanne sono piovute unanimi da tutti i fronti (come al solito), compreso il direttore generale della Rai, Claudio Cappon. Singolare eccezione Antonio Di Pietro (che ha cos’ fatto alzare il mio personale gradimento nei suoi confronti una volta di più).

Tornando al caso, va detto che in questi anni Fazio ha fatto cultura, mantenendo le distanze da tutti i suoi ospiti, cercando sempre di restare corretto ed imparziale, lasciando parlare tutti (come scritto per altro nella nostra Costituzione, il cui vilipendio è premiato con l’elezione in parlamento, pare). Vederlo costretto a scuse (che non condivido minimamente) domenica sera è stato demoralizzante, quasi doloroso. Mi torna in mente un intervento in diretta di Gad Lerner…

Tornano i tempi bui della censura in televisione. Prepariamoci, perché stavolta l’assalto coinvolgerà anche la Rete…

Intervista a Roberto Saviano

Best-Seller Non ho tempo di guardare la televisione, quindi registro le trasmissioni (sia benedetto VCast, nonostante il “salto” di 5 secondi nel filmato di tanto in tanto) che mi interessano (4 la settimana ora che sono terminate le puntate di “Top Gear” e “Fifth Gear” su BBC e Channel 5), le accumulo sul desktop e le guardo quando finalmente trovo un’ora libera consecutiva per concentrarmi (anche perché non sono decisamente trasmissioni “d’intrattenimento”). Purtroppo questo significa banalmente che sono sempre “in ritardo” sul campo della televisione, anche quando ci sarebbe da parlarne: in particolare sono fonte di importanti spunti trasmissioni come “Ballarò” o “Che tempo che fà”, ma seguendole a quasi una settimana di distanza, di solito trovo l’occasione per parlarne quando ormai “il piatto è freddo”.

Questa volta, sono stato un po’ più “svelto” e sono riuscito a vedermi la puntata di “Che tempo che fà” di domenica sera, ed ho trovato assolutamente imperdibile l’intervista di Fabio Fazio a Roberto Saviano (inutile dire che molto probabilmente il suo libro sarà la mia prossima lettura).

Per la fortuna di coloro che se la fossero persa, su YouTube è (per il momento e suddivisa in 3 spezzoni) disponibile una replica. Prestate attenzione, ne vale la pena… prima, seconda e terza parte.

Gli indicatori che ci avvelenano la vita

kids go shopping Ieri sera seguivo in televisione Report (per una volta, non ho dovuto guardarmi la versione registrata). Una puntata mirabile ed illuminante, che parlava di energia, di fonti rinnovabili, di azione dal basso, di alternative reali e concrete, che aspettano solo di essere messe in pratica. Soprattutto, parlava dell’impatto sull’economia delle (poche ma reali) iniziative già in atto.

In particolare, veniva messo alla berlina l’indicatore principe del nostro modello economico, il PIL: quel “Prodotto Interno Lordo” che parifica merci e beni, valorizzando al massimo il consumo senza curarsi di quanto questo consumo faccia poi in realtà il bene del Paese e dei cittadini. Un indicatore che ha efficacemente descritto la nostra crescita economica per molti anni ma della cui imprecisione intrinseca ci stiamo sempre più pesantemente rendendo conto oggi che ci rendiamo conto di essere a bordo di un treno lanciato a folle velocità verso un vuoto che non avevamo visto, abbagliati dalla luce del possesso.

Poco dopo, andando a spulciare il feed reader prima di andare a farmi coccolare dai racconti in dialetto di Camilleri, mi sono imbattuto in un bel post di Luca Conti sull’apertura dell’edizione delle 20:00 del Tg1, che a latere del (giusto e condiviso) elogio alla principale testata della televisione nazionale, mi ricordava come l’auditel sia l’indicatore del successo di una trasmissione televisiva, tentando di estrapolare e quantificare il gradimento della stessa a partire da un ristretto (ristrettissimo?) campione di telespettatori. A che genere di televisione ci abbia portato l'(ab)uso dell’auditel ce l’abbiamo davanti agli occhi tutti quanti: una televisione che fatte salve poche eccezioni, si rivela quotidianamente sciatta, volgare, senza inventiva.

Purtroppo, ci dice bene la matematica che andando ad derivare (e quindi a studiare l’andamento di una data funzione in un arco di valori) si perde sempre qualcosa, allo stesso modo gli indicatori rappresentano la realtà con un punto di vista parziale, e questo andrebbe tenuto in forte considerazione ogni qual volta andiamo ad operare con essi.