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Il messaggio dietro il record di Firefox

ff3 download dayMolti sapranno che in occasione del lancio della terza main release di Mozilla Firefox è stato proposto e lanciato un “download day” in cui oltre 8 milioni di utenti hanno scaricato il neo rilasciato software. Al dì la del mero risultato (pur piuttosto soddisfacente, direi), c’è un dato che possiamo considerare e che ci dà un’idea della diffusione di Firefox sul territorio e soprattutto sulla tipologia di utenza che Firefox va a toccare al giorno d’oggi.

Le analisi di XiTi Monitor ci rivelano che la “quota di mercato” di Firefox 3 è schizzata dal 9,9% al 27,4% come diretta conseguenza del Download Day e dei giorni immediatamente successivi (le percentuali si riferiscono ai dati rilevati in Europa per coerenza con gli altri a disposizione). Una simile “rapida adozione”, pur purgata dai dati relativi al mero Download Day, ci fanno pensare che questa quota parte di utenza sia quella maggiormente appassionata di tecnologia, maggiormente interessata alle funzionalità che un browser evoluto come Firefox 3 può offrire loro.

L’altro dato importante da considerare, poi, è l’incidenza del “riciclo” di Firefox 2: sapendo infatti che a marzo i browser (tutti) della famiglia Mozilla si attestavano su una quota di mercato del 28% in Europa, possiamo azzardare la deduzione che resti quindi solo uno 0,6% di browser Mozilla Firefox 2 che non siano già stati convertiti alla nuova versione.

L’associazione tra questi dati e la considerazione di cui sopra, legata alla tipologia di persone interessate ad un rinnovo così rapido della propria piattaforma di browsing, ci farebbe arrivare alla conclusione che Firefox è un browser utilizzato essenzialmente da appassionati (ti tecnologia o del web, poco importa), e che ha invece poca incidenza sulla restante quota parte della “popolazione navigante”. Se così fosse, ci sarebbe da preoccuparsi per il poco margine che possiamo aspettarci Firefox rosicchi ai browser “preinstallati” nei sistemi operativi più diffusi.

A smentire invece questa mia valutazione potrebbero contribuire forme diffuse di upgrade automatico (o almeno proposto) alla nuova versione (Google Desktop? Lo stesso gestore aggiornamenti di Firefox 2 su Windows?), o un’attesa davvero fuori dalle aspettative da parte anche dell’utenza meno “tecno-addicted”, fattore che mi pare però piuttosto poco probabile.
Se qualcuno avesse conferme in questo senso…

Google riprende a correre

Se qualcuno era rimasto preoccupato dalla lieve flessione di Google negli ultimi tempi, con i dati pubblicati da XiTi Monitor per il mese di aprile 2008 può tirare un deciso sospiro di sollievo: il motore di ricerca più famoso del mondo ha recuperato terreno, tutto, forse anche di più, facendo segnare un incremento secco, su base mensile, dello 0,26%, che gli fa sfondare nuovamente il tetto del 90% del complesso delle ricerche sul web.

Un risultato decisamente importante e significativo, che conferma una volta di più lo straordinario lavoro che sono in grado di compiere a Montain View.

Gli altri motori di ricerca del panorama, sono tutti (salvo poche eccezioni) in calo: -0,2% per Yahoo!, -0,6% per Live Search di Microsoft, che hanno evidentemente esaurito la spinta propulsiva legata all’interesse girato intorno alla proposta d’acquisto di Microsoft nei confronti di Yahoo!. Stabile il risultato di AOL, che dopo il balzo a cavallo di capodanno si è assistato su un discreto 1,6%, dal quale non sembra intenzionato a retrocedere. Per niente stabile invece la situazione in casa Orange, che lascia “sul piatto” un non modesto 0,1% su base mensile.

Il balzo più importante del mese è quello di Excite, che aumentando del 46%, si porta però solamente ad un market share dello 0,03%: niente di significativo a portata di vista.

Continua la corsa di Firefox

IMG_1414.JPG La terza “main release” di Firefox è ormai alle porte, eppure l’ormai matura versione 2.x continua a mietere un notevole successo. Le statistiche di XiTi Monitor dell’ultimo mese portano la penetrazione del browser libero per antonomasia addirittura al 28,8% per l’Europea, con un incremento netto di 4,5 punti percentuale negli ultimi 12 mesi. Un risultato davvero notevole che avvicina il “vecchio continente” al 31,2% dell’Oceania. Impressionante sotto questo profilo l’ulteriore “balzo in avanti” di un punto percentuale della Finlandia, che sfiora così quota 46%!

Nonostante la release di Internet Explorer 7, quindi, il browser proprietario di casa Microsoft continua a perdere inesorabilmente terreno, lasciando sul campo un altro 0,6% su base mensile, che porta a 2,5% la perdita secca in soli sei mesi. Agli altri browser, di fatto, solo le briciole: 3,3% per Opera, 2,3% per Safari. Purtroppo l’Italia, come al solito, si differenzia dalla media, discostandosi abbondantemente (con il suo misero 22,1%, addirittura in calo rispetto a febbraio) dalla media Europea.

L’andazzo è piuttosto interessante, soprattutto dal punto di vista della presa di coscienza, da parte dei webmaster, che i siti web vanno scritti con un occhio agli standard? La mia speranza, naturalmente, è che la release dell’ormai stabile Firefox 3.0 (prevista per giugno) dia ulteriore forza alla “rinconquista del web”…

Motori di ricerca: quote?

Terzo ed ultimo post (in tre giorni) ispirato alle statistiche di XiTi Monitor: dopo aver parlato di browser web e di sistemi operativi, oggi è il turno dei motori di ricerca, dove ancora una volta vediamo un player farla letteralmente da padrone: Google.

I dati pubblicati da XiTi infatti mostrano il colosso di Montain View assestarsi su un mostruoso 90,83% di visite a dicembre, e facendo per di più segnare un ulteriore incremento dello 0,41% durante l’ultimo mese dell’anno.

Lo storico principale avversario di Google per la supremazia tra i motori di ricerca, Yahoo!, vede ridursi ulteriormente la propria influenza e finisce sotto lo sbarramento del 3% a causa dell’ulteriore perdita di quote relativa al mese di dicembre 2007 (-0,17%) che va a sommarsi alle perdite precedenti per raggiungere quota 1% durante tutto il 2007.

In calo anche il motore di ricerca di casa Microsoft, Live Search, che nonostante fosse stato presentato in pompa magna non troppo tempo fa, vede la sua influenza stabilmente ferma intorno al 2,5% (poco più, probabilmente, delle visite dovute al fatto che è il motore di ricerca predefinito di Internet Explorer 7).

Il trend di Google si protrae ormai da diverso tempo: a maggio 2007 infatti le stesse statistiche pubblicate da XiTi Monitor gli assegnavano una quota di mercato dell’89,33%, contro l’85% circa della metà del 2006: un vero rullo compressore.
Non c’è quindi da stupirsi che il motore di Montain View rappresenti quasi l’80% dei referrer di tutti i siti web…

Ancora di numeri e sistemi operativi

Secondo post in due giorni dedicati alle statistiche che periodicamente la società francese XiTi Monitor pubblica sul proprio sito web: dopo aver parlato, ieri, di browser web, oggi è il turno dei sistemi operativi.

Avevo già affrontato il discorso delle quote di mercato relative ai sistemi operativi qualche tempo fa, e concludendo proprio chiedendomi quali fossero le percentuali “assolute” del mercato. XiTi Monitor sopperisce a questa mia domanda con dati particolareggiati e molto interessanti. Una doverosa precisazione da fare sotto questo punto di vista, è legata alla natura stessa dei dati pubblicati: le statistiche vengono condotte sulla base di visite a siti web e quindi (soprattutto per i sistemi operativi) vanno presi con le pinze.

I dati, in ogni caso, non lasciano spazio a particolari interpretazioni: i sistemi operativi della Microsoft raccolgono un totale del 95% del mercato, come preventivabile. Relegati al ruolo di comparse Apple MacOS X (3,7%, più o meno equamente distribuiti tra piattaforma PPC ed Intel) e Linux (0,9%).

Dato però importante è quello delle variazioni su base annua, che vedono i sistemi operativi “alternativi” rosicchiare quote di mercato al colosso Microsoft (che d’altra parte non può far altro che, da buon monopolista, seguire l’andamento di un mercato dal proprio punto di vista completamente saturo): mentre i sistemi operativi Windows passano da 95,49% a 94,96% (stabilizzatosi poi sugli ultimi due mesi dell’anno), sia MacOS X che Linux guadagnano punti percentuale durante il 2007, rispettivamente 0,49% e 0,11%.

Sicuramente più interessante l’analisi delle variazioni all’interno della piattaforma Windows, con il (prevedibile) “balzo” di Windows Vista (rilasciato a fine gennaio al mass-market, ottiene un poco convincente 11,57% a dicembre) che però non va ad intaccare solamente le quote di Windows XP (che perde solamente l’8% delle quote di mercato, assestandosi a quota 83,7%) ma soprattutto i sistemi più vecchi (Windows 2000 perde più del 2%, Windows 98 l’1%, Windows ME lo 0,5% circa): che uno dei meriti di Windows Vista sia stato (perlomeno) quello di dare spunto per un rinnovo del parco macchine più datato?

Firefox riprende a correre

La fine dello scorso anno non era stata ricca di soddisfazioni per la Mozilla Foundation: dopo il “balzo in avanti” della prima metà dell’anno, in cui le “quote di mercato” (relative all’Europa) di Firefox erano passate dal 23% al 27,4% di giugno, la percentuale di adozione del browser libero per eccellenza si erano stabilizzate, facendo marcare 27% ad ottobre (con un calo di 0,7% rispetto a settembre che fece levare non pochi mormorii).

Novembre e dicembre hanno invece fatto segnare un nuovo incremento sostanzioso della diffusione di Firefox, tanto che la cifra che Xiti Monitor indica per dicembre è del 28%, con un incremento di 0,7% rispetto a novembre. Tutto questo nonostante il (prevedibile) languire di “new features releases”, dato che la venuta di Firefox-3 è sempre più vicina.

Le quote guadagnate da Firefox sono sostanzialmente state perse da Internet Explorer, che nell’ultimo mese del 2007 ha fatto segnare un pesante -0.9%, assestandosi sul 66,1% delle visite raccolte da Xiti Monitor (un campione di 112018 siti web): il restante 0.2% è andato ad ingrassare il 3,3% del terzo browser per diffusione, Opera.

Come sempre, le cifre che Xiti Monitor fornise sono ben circostanziate e documentate. Particolarmente interessante è il grafico che riporta le diverse percentuali di diffusione di Firefox nelle varie nazioni europee e nei vari continenti del mondo.
Si (ri)scopre così che in Finlandia la diffusione di Firefox sfonda la soglia del 45%, che in Slovenia la manca per pochi decimali, in Polonia tocca quota 42,4%, in Slovacchia il 41,2%, Ungheria 40,3%, e via a seguire Estonia, Repubblica Ceca, Grecia, Germania, Romania. Solo 22a l’Italia con il suo modesto 21,7%.
Mi viene naturale chiedermi le motivazioni di questa distribuzione così ampiamente differente tra i vari paesi. Non si può neppure far ricorso alla classica esterofilia nordica che vorrebbe essere più tecnologicamente avanzati i paesi nordici rispetto a quelli latini, visto che Svezia (26%), Norvegia (19,7%) ed Inghilterra (17,2%), non brillano certo da questo punto di vista.

Altro dato particolarmente curioso riguarda la versione di Firefox e Internet Explorer rilevate: mentre l’adozione di Firefox-2 sul totale sfiora il 93%, solamente il 46% degli utenti di Internet Explorer utilizza l’ultima (e decisamente più sicura) versione, la 7, nonostante questa venga automaticamente installata in fase di aggiornamento da parte di Microsoft Windows (unico sistema operativo su cui d’altra parte gira IE6). Viene da chiedersi, a questo punto, se il restante 54% di utenti che ancora utilizzano Internet Explorer 6 siano semplicemente coloro che fanno un utilizzo “incoscente” di internet (e talmente sprovveduti da non aver aggiornato il sistema operativo da tempo immemore) mentre gli utilizzatori di Mozilla Firefox, costretti ad una scelta chiara e coscente nell’installazione di Firefox, abbiano poi maggior cura nel tenerne aggiornate le funzionalità.

Quanto leggono gli italiani?

libri Su queste pagine avete letto spesso di libri: sono una mia passione (e un mio debole, lo ammetto), ma soprattutto sono un mezzo incredibilmente importante di diffusione della cultura (anche i romanzi, anche se non è così evidente). In un delicato momento politico come quello che stiamo vivendo in questi giorni, proprio la “cultura del popolo” farà (come ha sempre fatto) da ago della bilancia: è infatti la cultura, l’istruzione nella sua accezione più ampia a consentire alle persone di non farsi irretire dalle demagogiche menzogne che i nostri politici raccontano nel tentativo di guadagnare un effimero consenso (nel libro che sto attualmente leggendo, si fa un’interessante analisi proprio di questo fenomeno): le esperienze e la cultura derivanti dai libri possono fare la differenza, sotto questo profilo.

Viene allora naturale chiedersi quanto leggano gli italiani. Sono sempre stato piuttosto scettico sotto questo punto di vista, e certo il post di Booksblog di qualche giorno fà, che riprende a sua volta un articolo de “Il Quotidiano” (che a sua volta cita un sondaggio condotto da Ipsos e Mondadori) non contribuiscono a modificare questa mia opinione: 62 italiani su 100 non hanno letto nemmeno un libro nel 2007, arrivando addirittura ad affermare che “i libro sottraggono tempo ad attività più importanti e divertenti” (tipo guardare le veline in tv! O la partita di calcio la domenica, tanto per ricadere nei miei bei vecchi cari luoghi comuni). Leggono invece da 1 a 5 libri l’anno il 24% della popolazione, mentre i lettori “medi” e “forti” (quelli che leggono “molto”) non raggiungono il 5%.

Dato particolarmente interessante che emerge da questa indagine, è che leggono meno gli abitanti con basso reddito, scarso livello di istruzione e che vivono nel meridione (-8% di lettori rispetto al 2003): mi viene spontaneo chiedermi se il basso livello di reddito (quello di istruzione pare logico) sia una causa o un effetto della poca lettura…

Sicuramente parte di questa disaffezione, come sottolinea l’articolo, è dovuta all’imposizione di leggere a scuola (spesso libro non propriamente di semplice comprensione), ma basterebbe da adulti tentare con un paio di libri di propria scelta per spazzare via questa “disaffezione”… invece i nostri connazionali preferiscono crogiolarsi nella propria ignoranza, credendo al babau la prima volta che qualcuno lo nomina.

Posso dire che questo non mi fa ben sperare per il futuro (prossimo e non) del nostro paese, o è da iettatore?

Sistemi operativi: quote di mercato

Windows Vista wallpaper (by Microsoft) Le quote di diffusione dei sistemi operativi nel mondo sono sempre piuttosto complesse da calcolare ed analizzare. Il numero di pezzi venduti, il numero (e tipo) di browser collegati ad internet e via dicendo sono dati sempre interessanti ed utili per fornire calcoli di varia natura e diversa affidabilità, ma non possono che costituire una visione parziale del mondo dell’informatica, fino a quando non verrà fatto (e cioè mai) un reale sondaggio per censire tutti i sistemi operativi installati nel mondo e definirne delle percentuali valide per i 20 minuti successivi (forse).

A volte però, dei riscontri oggettivi li si può fare a partire da dati che le software house stesse rendono pubblici. E’ il caso del rapporto tra Windows XP e Windows Vista, sui quali Microsoft ha recentemente pubblicato le percentuali di vendita. Stefano Quintarelli ha riportato questi dati (la fonte diretta non ho ne voglia ne tempo di cercarla, in questo momento, ma gli stessi dati sono poi stati riportati anche su altri blog, nazionali e non), facendo notare come nonostante le vendite di Vista durante il suo primo anno siano superiori del 10% a quelle di XP nelle stesse condizioni, il mercato è nel frattempo il mercato dei computer è duplicato di volume (passando da 132 a 268 milioni di pezzi venduti), il che ci farebbe dire che Vista non è poi andato davvero cosi bene.

Si tratta ovviamente di congetture (perché di altro non si può parlare, avendo dati cosi poco precisi e circostanziati) ma le cifre ci fanno pensare che Vista non abbia avuto il successo stratosferico che si andava proclamando nei giorni del suo lancio (come è giusto che sia, d’altra parte: il marketing è marketing, ma poi deve fare i conti con la realtà).

Mi piacerebbe avere qualche dato in più, magari calcolato su basi minimamente scientifiche, della diffusione di Linux e di MacOS nel mondo, giusto per capire di che cifre stiamo parlando, e come cambiano…

Libertà nei media italiani

Secondo l’annuale statistica di Reporters sans frontiéres, la libertà nei mass media italiani è in “vertiginosa crescita” negli ultimi anni: dopo il 40o posto dello scorso anno ed il 42o di due anni fa, quest’anno ci piazziamo al trentacinquesimo posto (tra Bosnia e Macedonia). Ecco il commento dell’autore sul risultato della nostra Stampa nazionale:

Italy (35th) has also stopped its fall, even if journalists continue to be under threat from mafia groups that prevent them from working in complete safety.

Il problema sarebbe quindi la mafia. Non dubito che rappresenti un problema serio per la libertà dei nostri mass media, ma a mio avviso c’è un problema altrettanto grosso che riguarda l’indipendenza delle testate giornalistiche, poche delle quali possono permettersi ad oggi di essere realmente libere.

Tornando però alla statistica, un paio di dati su cui riflettere:

  • il 48o posto degli Stati Uniti, tra Nicaragua e Togo
  • i primi 14 stati della classifica sono europei

The Economist: cazzate senza paura…

hax0r your n3twork.Ritenevo “The Economist” una testata giornalistica attendibile. Per questo sono andato a guardarmi il loro articolo sulle “previsioni senza paura che fanno per il 2008.

Partiamo dalla prima delle previsioni: il fatto che internet rallenterà. Tralasciando il fatto che ho già scritto di questa “voce” (e il fatto che venga ripresa come credibile in questo articolo pone seri dubbi sulla sua credibilità), l’autore dell’articolo afferma che il 90% del traffico di internet è composto da spam. Ora, proprio poco tempo fà, un’altra statistica ci diceva che, diversamente, la maggior parte del traffico internet è quello peer-to-peer dei circuiti di file sharing.

Ora, senza voler necessariamente dare per scontata l’affidabilità della statistica proposta da Ipoque (d’altra parte The Economist non cita una fonte che sia una), è mai possibile che ogni volta che ne viene fuori una, discorda con tutte le precedenti? Possibile che non ci sia un riscontro che sia uno?

Il fatto poi che l’autore affermi che “i provider hanno tollerato lo spam finora perché era troppo costosa la lotta allo spam” mi fa pensare che non sappia neppure di cosa sta parlando. Coloro tra i miei lettori che hanno avuto modo di mettere in piedi un server di posta sà quanto sia faticoso riuscirvi, proprio per via dei micidiali controlli che vengono fatti da (alcuni) provider. Purtroppo la maggior parte dello spam arriva da provider consenzienti, e quindi diviene molto difficile lottare efficacemente contro questo fenomeno (nonostante qualche buona idea in questo senso l’avessi sentita tempo addietro).
Devo poi commentare l’analisi del traffico “upstream vs. downstream”, che ci dice che visto che le adsl degli utenti sono asimmetricamente sbilanciate verso il download, allora i canali di upstream dei provider sono quasi inutilizzati? O il fatto che per questo motivo gli spammer trovano il proprio lavoro facilitato (in che modo non è ben chiaro)?
Infine, sempre sul primo punto, non è chiaro quali significative differenze rispetto al 2007 portino a questa drammatica previsione… l’avvento del Nebaztag, di YouTube, Flickr e Facebook, e degli elettrodomestici “connessi”? Non fatemi ridere…

Non sto a commentare le altre previsioni, perché pur non essendo altrettanto “spettacolarmente catastrofiche” sono altrettanto ricche di assuzioni più o meno ingiustificate e fantasiose, e io ho altro da fare, al momento.