Portare il sottoscritto in una libreria è come accompagnare un bambino al negozio di caramelle. Se poi vado alla Fiera del Libro e per di più da solo, senza alcun controllo, le cose rischiano di mettersi davvero male. In realtà sono riuscito a contenere le pulsioni più basse e mi sono limitato ad acquistare 4 libri per me e uno per Laura.
Ma procediamo per ordine, cominciando dalla Fiera in sé: come era prevedibile, l’interesse medio per un visitatore “non del settore”, per quel che riguarda gli espositori, è praticamente nullo. Gli espositori sono quasi esclusivamente editori, molti dei quali piccoli e/o di nicchia, alcuni dei quali intenzionati a vendere libri in grande quantità (soprattutto gli espositori più grandi). Non è dissimile, per intenderci, dal recarsi in libreria, con la differenza che alla Fiera del Libro ci si trova immersi in una folla vociante dieci volte superiore a quella a cui siamo esposti andando quotidianamente in libreria. Insomma, roba che non fa per me.
La nota positiva, sotto questo profilo, è indubbiamente la quantità di gente presente in Fiera: davvero considerevole. Soprattutto ho notato la presenza di molti, moltissimi giovani, alle volte presenti anche agli incontri con gli autori. Un segnale positivo, in netta controtendenza rispetto a quello che da tempo si va dicendo sul mondo dei libri, e sul quale bisognerebbe probabilmente indagare più a fondo: che siano stati solo ed esclusivamente ragazzi portati “a spasso” dalle famiglie? La Fiera Internazionale del Libro è certamente una forma di spettacolarizzazione del mercato del libro, un evento che attrae (tra gli altri) migliaia di persone interessante poco o nulla all’argomento centrale dell’esposizione, quanto dalla “mondanità” dell’evento: una sorta di Smau della scrittura.
Il problema è, come al solito, discernere le varie componenti della ressa presente: nelle sale, durante gli incontri con gli scrittori (gratuiti), raramente ho visto gente distratta o intenta a fare altro che non seguire l’intervento dell’autore, il che potrebbe individuare, nel pubblico di questi incontri, quella componente colta e/o interessata di cui sopra. A questo punto la cifra: agli incontri non erano mai presenti più di 500 persone, nonostante le sale (in particolare quella gialla) ne potessero contenere decisamente di più: se paragoniamo questo valore alle migliaia di persone che ho visto entrare in Fiera, direi che si torna abbondantemente all’interno delle statistiche che costantemente ci dicono che in Italia si legge poco, e sempre meno (solo cinque milioni di italiani leggono più di 7 libri l’anno).
Per quel che mi riguarda, l’aspetto indubbiamente più interessante della Fiera (e motivo che mi ha spinto alla sfacchinata di 400 chilometri ed all’estenuante giornata passata quasi sempre in piedi) è stato quello degli incontri con gli scrittori. Vedere in carne ed ossa persone che conosciamo quasi intimamente tramite la loro prosa, poterci alle volte persino parlare, avvicina moltissimo le persone alla lettura. Sentir descrivere dall’autore le intenzioni che lo hanno portato a certe scelte, a certe rinunce, a certi meccanismi narrativi, a certe strade professionali, cambiano il modo di vedere anche il singolo libro che si tiene in quel momento tra le mani (magari in attesa, perché no, di una firma con dedica, aspetto indubbiamente della spettacolarizzazione di cui sopra).
Avevo programmato la mia giornata in Fiera: la mattina visita ai padiglioni (tre più uno, benché piuttosto ampi), al pomeriggio una serie di interventi da seguire: Carlo Lucarelli, Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ed infine Giorgio Faletti (dalle 20:00, sempre che mi restasse voglia, visto il mio atteggiamento a volte fin troppo critico nei confronti delle scelte narrative del noto autore). A questi si sono aggiunti, strada facendo, il doppio incontro con Clive Cussler, quello con il giudice Imposimato ed un intervento comico di Natalino Balasso (questi ultimi due organizzati da Ibs.it), scoperti al momento di andare a ritirare il biglietto d’accesso agli altri eventi già menzionati.
Il primo incontro in ordine cronologico è stato quello con il giudice Ferdinando Imposimato che ho sorpreso, a discussione già in corso, presso lo stand di Ibs.it (vero punto d’attrazione di tutta la Fiera, complimenti). Il tema, naturalmente, il suo libro sulla vicenda Aldo Moro (della quale si è occupato professionalmente sin dal giorno successivo la scomparsa del noto politico) dal titolo “Doveva morire”. Imposimato ha una certa età, eppure vederlo ribattere con forza e veemenza alle domande del pubblico, andando a trattare tasti dolenti della storia italiana, lascia affascinati. Il suo libro (che ho già acquistato qualche tempo addietro, ma che non avevo portato in Fiera, altrimenti me lo sarei fatto autografare) sarà certamente uno dei prossimi libri in lettura.
Ho poi colto l’occasione per assistere, dalle 14:30 in poi, all’incontro con Natalino Balasso: assolutamente esilarante. Il tempo era poco e sono potuto rimanere poco più di un quarto d’ora, ma ne è decisamente valsa la pena. Subito dopo (praticamente ho attraversato la Fiera di corsa) è stata la volta di Clive Cussler (sala gialla, enorme e piena a metà), alle 15:00. Sapevo di potermi trattenere poco (alle 15:30 cominciava l’incontro con Carlo Lucarelli, quello a cui tenevo maggiormente, dall’altra parte della Fiera), sebbene confortato dal fatto che ci sarebbe stato un secondo incontro, più ravvicinato, alle 16:30 presso lo stand di Ibs.it, ma quando l’incontro è cominciato con un quarto d’ora di ritardo mi sono detto che sarei potuto rimanere davvero poco.
Quando poi l’introduzione di Marco Buticchi (dovrò provare a leggere qualcosa di suo, a proposito) ha cominciato ad andare per le lunghe, ho deciso che avrei atteso almeno che Cussler cominciasse a parlare, prima di andarmene. La prima domanda a Cussler è stata fatta alle 15:20, ed io sono schizzato fuori per correre alla sala Rossa che mancavano cinque minuti all’inizio, arrivando ovviamente che la piccola saletta (per la quale non erano state previste prenotazioni a biglietto) era già piena. Occasione persa, tanta rabbia, torno da Cussler che la sua conferenza è quasi terminata.
A quel punto, altra corsa verso lo stand di Ibs.it, acquistata in gran fretta una copia di “Il tesoro di Gengis Khan”, sono riuscito a mettermi in coda tra i primissimi (il terzo per la precisione) per l’autografo. Cussler è stato assolutamente strabiliante: ha guardato ognuno dei suoi lettori negli occhi, ringraziandolo subito dopo avergli autografato la copia portagli. Sicuramente dimostra una grande esperienza nel trattare (e gratificare) i suoi lettori, ma la contentezza che ho visto negli occhi di questo anziano scrittore mi hanno lasciato qualcosa dentro. Grazie Clive.

In attesa che cominciasse l’incontro successivo, alle 18:30, ho colto l’occasione per appostarmi all’uscita della Sala Rossa, dove doveva ormai aver terminato la sua lettura il buon Carlo Lucarelli. Arrivato nelle vicinanze, me lo trovo praticamente di fronte, riuscendo a scambiarci due parole dalle quali scopro che il libro tra i suoi che mi è piaciuto di più è poi quello che a lui è più caro, “Almost Blue”. In mancanza d’altro (anche il suo ultimo libro, “L’ottava vibrazione”, era rimasto a casa), gli porgo il mio fido tacquino che ora riporta una piccola dedica a firma di uno dei più grandi giallisti italiani. Peccato non essere riuscito a seguire la lettura in sala, ci tenevo.
Fattesi le 18:00 girovagando per la Fiera (incrociando per altro Travaglio, Gomez, Santoro e la bella Beatrice Borromeo), entro nella Sala Gialla dove sarebbe cominciato l’incontro con Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella con una buona mezz’ora di anticipo, godendomi un interessante spezzone di discussione sulla diaspora ebraica.
Inutile dire che Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella hanno riempito la sala dove ci trovavamo (oltre la metà in più di Clive Cussler, per altro). Dopo l’importante introduzione di Ferruccio de Bortoli, le domande sono state davvero tante, interessanti e (quasi tutte) pertinenti. Il nuovo libro dei dure giornalisti ed autori, “La deriva” (che io ho acquistato il giorno della sua pubblicazione, pur non avendo ancora avuto tempo e modo di leggerlo), deve essere il degno successore di “La casta”, a giudicare da quanto i due autori sono riusciti ad anticipare durante l’incontro. Più che la presentazione di un libro, in ogni caso, è stata una profonda discussione sulle problematiche che i due libri mettono in risalto, non diversamente da quanto accadde qualche tempo fà con “Mani Sporche”, di Travaglio, Gomez e Barbacetto.
Infine, abbandonato con leggero anticipo (verso le 20:50) la Sala Gialla, mi sono presentato all’ingresso della Sala dei 500 dove avrebbe dovuto cominciare, alle 20:00, la presentazione del nuovo libro di Giorgio Faletti, “Pochi inutili nascondigli” (da me acquistato nella mattinata, tra mille perplessità), alla presenza dell’autore stesso e di Antonio Ricci. Ho scoperto troppo tardi (altrimenti sarei rimasto fino alla fine da Rizzo e Stella) che la “lectio magistralis” di Sgarbi che precedeva l’incontro con Faletti, era cominciata con quasi 45 minuti di ritardo. Siamo così riusciti ad entrare in sala solo alle 21:00, dopo un’attesa al caldo della folla e senza potersi sedere (ne cenare) di oltre un’ora.
La presentazione in sé è stata piuttosto divertente: a Faletti manca molto il teatro ed il palcoscenico, si vede e si sente a pelle (oltre che averlo lui stesso affermato più e più volte). Sul libro, purtroppo, nessuna novità: sette racconti, ricchi di quel dettaglio “sovrannaturale” che mi ha fatto amare ben poco gli ultimi due libri di Giorgio. Lo leggerò, naturalmente, ma senza troppa fretta.
Nel complesso, una giornata davvero “importante”: sia sotto il profilo della fatica, sia sotto quello della soddisfazione.