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Ciò che è andato in onda ieri sera da Onna, per quanto ignobile, rappresenta molto bene l’attuale situazione politico-mediatica italiana: un regime dittatoriale basato sul controllo dei media. Non è la prima volta che lo dico e ogni giorno che passa potete trovare ulteriori e definitive conferme del fatto che i mass media vengono scientemente manipolati dal presidente del consiglio e/o dai suoi accoliti per mantenere il controllo sulla popolazione e garantirsi una tenuta elettorale, a costo di mentire spudoratamente (e devo dire con notevole abilità e faccia tosta) ai cittadini-telespettatori.

Le voci di protesta, se anche si levassero, non troverebbero spazi per diffondersi, essendo tutti i principali mezzi di comunicazione sotto il controllo diretto del presidente del consiglio: televisioni (Rai e Mediaset), radio (tramite la pubblicità), giornali (Il Giornale), libri (Mondadori), cinema (Medusa). Persino la rete internet è stata ripetutamente oggetto di attacchi di vario genere, volti ad intimidire e/o bloccare fonti di informazione libera, gli ultimi anche piuttosto recenti, con la richiesta di 20.000.000 di euro di danni da parte degli Angelucci (PdL) a Wikipedia.
Persino il presidente della camera Fini, che oggi pare essere portatore di una delle due uniche correnti di opposizione al Governo (dopo l’IdV, che però raccoglie consensi troppo ristretti per poter agire efficacemente), si è trovato a dover gestire indimidazioni da parte de Il Giornale, al punto che ha concluso con una denuncia penale nei confronti di Vittorio Feltri, che de Il Giornale è il direttore.

Le trasmissioni che a Berlusconi non piacciono sono state osteggiate (Report) o meramente cancellate (Annozero), senza che ne la Commissione di Vigilanza Rai, ne l’opposizione, abbiano fatto particolare rumore: ora si arriva ad una manifestazione per la libertà di stampa, che si terrà a Roma questo weekend. A cosa servirà? Il ritardo con cui si interviene è drammatico e la situazione è probabilmente già compromessa: la soluzione del conflitto di interessi andava messa in cantiere molti anni fa, prima che Berlusconi potesse mettere in piedi il sistema di controllo mediatico che oggi si trova a gestire. La mia personalissima impressione è che attualmente non vi sia più la possibilità di una soluzione al problema interna alla nazione, e che le nostre uniche chance di tornare ad essere un paese libero siano da riporre nelle direttive europee (purtroppo anche il Parlamento è oggetto delle ire del nostro presidente del consiglio, che è recentemente arrivato a minacciare di “bloccarne i lavori”).

A Onna, ieri sera, il palcoscenico era interamente per Berlusconi: niente domande, niente contraddittorio, falsità a tutto spiano senza che nessuno potesse smentire. Vespa ha taciuto sulle proteste degli sfollati (pur presenti) e sulle altre reti (Ballarò per la Rai e Matrix per la “concorrente” Mediaset) le trasmissioni di approfondimento politico già programmate era state spostate proprio per far posto allo speciale di Porta a Porta (che pure è riuscito a non ottenere lo share più alto della serata).

Ci è stato raccontato che ormai tutti gli sfollati abruzzesi stanno per essere sistemati in queste bellissime case definitive che diventeranno poi campus di accoglienza per il nuovo polo universitario. Peccato che le casette in legno consegnate (sono pronte solo 3 delle 94 previste), pagate dalla Croce Rossa Italiana e costruite dagli alpini del Trentino, non c’entrino nulla con il Piano Casa del Governo, che non ci ha messo una lira (interessante come poi ci abbiano “messo il cappello“, negli ultimi giorni). Le case del governo, la cui costruzione ha sottratto risorse alla ricostruzione (non è ancora partita, lo sapevate?) basteranno ad ospitare 4800 persone, mentre gli sfollati sono quasi 50.000. Un fallimento su tutta la linea sul quale neppure Bertolaso ha avuto la freddezza di mentire completamente, ieri sera: a precisa domanda di Vespa (pare incredibile, eh?) ha risposto che “entro dicembre ci saranno case per tutti”. E ora si pone il problema (drammatico) delle graduatorie per le assegnazioni…

Su tutto questo (così come sulle proteste degli sfollati) si è taciuto: a Porta a Porta (e nei telegiornali?) non si è visto nulla: eppure bastava muoversi di poche centinaia di metri, passando dai paesi vicini a Onna, per rendersi conto che l’immagine dipinta dal presidente del consiglio era tutt’altro che veritiera e descrittiva delle condizioni in cui versano gli abitanti che non sono stato così fortunati da rientrare in questo primo lotto di case e che subiranno l’esperimento “decisionista” post-terremoto della Protezione Civile di Bertolaso, che per quanto da lodare per l’intervento in Abruzzo, ha messo in atto (su direttive governative?) un piano di soccorso che inverte (come denunciato dagli esperti già nei primissimi giorni) la tendenza degli ultimi anni, che vedeva nei moduli abitativi provvisori prefabbricati (i mitici “container”) la possibilità di dare agli sfollati un alloggio minimamente confortevole, in attesa del procedere della ricostruzione: costi tutto sommato ridotti, quindi maggiori fondi per far partire la ricostruzione vera e propria, ma soprattutto evitare che gli sfollati passassero 5 mesi nelle tende, che per altro hanno cominciato ad essere smantellate negli ultimi tempi (al campo de l’Aquila restano solo 40 persone che non vogliono abbandonare quel poco di normalità che sono riuscite a ricostruirsi in questi 5 mesi).

L’Italia è come alcolizzata, drogata di televisione: non è più in grado di uscire da sola da questa dittatura mediatica ed ha decisamente bisogno di aiuto!

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Il web ed i soldi: Mediaset contro YouTube

14.04.2008: sua emittenza vi ha purgato ancora Uno dei grandi temi di discussione delle ultime settimane è stata indubbiamente la questione nata dalla causa per danni intentata da Mediaset contro YouTube (o per meglio dire contro Google, visto che YouTube è di sua proprietà). In effetti con 500 milioni di euro in ballo, da discutere ce ne sarebbe parecchio, ma ho la fortuna di poter affrontare la questione conoscendo una delle persone in causa (Matteo Flora, il consulente di Mediaset in tutta la vicenda) e potendo quindi tentare di avere un punto di vista più neutrale di quanto non sia capitato ad altri.

Il tutto verte sul fatto che YouTube utilizza e trasmette (senza ovviamente pagare i diritti per farlo) migliaia di ore di registrazioni di trasmissioni e materiali vari di proprietà di Mediaset (e di varie altre emittenti del globo terraqueo). Per la legge italiana (e non solo per quella, visto che numerose altre cause analoghe in giro per il mondo sono state già in corso, non ultima quella che vede impegnata l’emittente statunitense Viacom, proprietaria tra le altre di MTV) questo è un reato, in quanto non vengono riconosciuti di diritti d’autore dell’opera in questione.
Tanto per fare un paragone (nemmeno troppo azzardato) è come se un vostro filmato (magari presente proprio su YouTube) venisse preso ed utilizzato, trasmesso, dalle televisioni generaliste (Mediaset, altro esempio nemmeno troppo azzardato) senza che alcun diritto d’autore vi venga riconosciuto (neppure la basilare “Attribuzione” prevista anche dalle Creative Commons). Non è simpatico, no?
E’ capitato molte volte, probabilmente capiterà ancora, ma a qualcuno toccava fare il primo passo per sollevare la questione ed il caso ha voluto che in Italia si trattasse di Mediaset (non per niente il principale attore della televisione privata).

E’ vero, da un lato, che YouTube potrebbe sostenere di aver solamente fornito la piattaforma di storage che ha consentito la trasmissione dei filmati (il cui upload viene effettuato dall’utente registrato, che in questo caso garantisce implicitamente di essere in possesso dei diritti che cede accettando il contratto con YouTube). Altrettanto vero è che viene effettuato un costante monitoraggio della piattaforma da parte dello staff di YouTube (che mette per altro a disposizione una comoda interfaccia per reclamare il copyright dei contenuti trasmessi), e quindi una certa dose di leggerezza è probabilmente imputabile a loro. In ogni caso, la sentenza è ben lontana dall’essere definitiva e soprattutto rappresenterà un importante precedente: non si può infatti ritenere in qualche modo responsabili anche i provider internet, nel caso in cui si possa ritenere responsabile YouTube? L’idea mi fa rabbrividire, ma è la naturale conseguenza di una legislatura antiquata e che fatica a stare al passo con i tempi.

Altra considerazione: 4.643 filmati, 325 ore di trasmissioni, 500.000.000 di euro di danni. A fare un rapido conto, viene fuori la bellezza di oltre 1.500.000 euro di danni per ora di trasmissione (stica**i!!), ma come si può dare torto a Mediaset, che probabilmente quei contenuti li ha anche profumatamente pagati?

Una delle argomentazioni più serie che mi vengono in mente a difesa di YouTube, è indubbiamente quella del ritorno che la pubblicazione dei video avrà dato a Mediaset. Sebbene non in possesso dei diritti per farlo, gli utenti che hanno caricato i video su YouTube lo hanno indubbiamente fatto con cognizione di causa, scegliendo gli spezzoni più divertenti o interessanti: troviamo così in evidenza, ad esempio, i video esilaranti di Colorado Café e non estratti dei telegiornali di Emilio Fede. Si tratta di una selezione qualitativa di cui non và sottovalutato il valore, probabilmente però non sufficiente a ripagare Mediaset (e le altre emittenti televisive, tocca sottolinearlo) dei rientri in pubblicità.

L’altra argomentazione interessante, che arriva dritta dritta dal post di Quintarelli, è la più logica: se i filmati si trovano su YouTube, significa che sono già stati trasmessi e quindi non sono più fruibili (fatto salvo replice e ritrasmissioni) da parte dei telespettatori del piccolo schermo, assunto anche il fatto che Mediaset non ha una piattaforma di “tv on demand” paragonabile al servizio offerto in questo frangente da YouTube (ne per altro i diritti di trasmettere alcuni contenuti sul web).
Si tratta dell’ennesima dimostrazione che la televisione è un mezzo sempre più antiquato, incapace di rispondere concretamente alle esigenze dei telespettatori meno “abituali” (coloro che preferiscono trasmissioni con un senso logico compiuto, o semplicemente non hanno tempo da perdere oppure orari balordi).

Non mi trovo invece assolutamente in accordo con coloro che affermano che si tratti di un tentativo di censura. Non è censura richiedere diritti per materiali di cui esiste un proprietario. Sarebbe censura impedire che contenuti creativi vengano inseriti sulla piattaforma, magari perché trattano argomenti poco simpatici a qualcuna delle parti in causa (ogni riferimento è puramente voluto). Si può discutere sulla necessità di rivedere (e profondamente aggiungerei) il meccanismo del copyright (soprattutto gli aspetti legati alle opere derivate, imho), ma questo l’ho già scritto (legge antiquata bla bla bla).

Quello che mi sembra più strano, per contro, è che non si sia ancora trovata una via “pacifica” (un accordo commerciale) tra le due aziende, il quale sarebbe probabilmente di giovamento per entrambe le parti, e consentirebbe agli utenti di continuare a poter fruire dei contenuti della piattaforma YouTube in “pace e serenità”. Che ci sia forse in ballo qualcosa “di più” che una valga di soldi (senza dietrologie, pensavo a “modelli di business”)?

Frequenze tv: e ora che si fa?

Fede La Corte di Giustizia Europea ha dato ragione, con una sentenza di ieri, a Europa7 sulla questione dell’assegnazione delle frequenze televisive in Italia: come se non lo sapessimo già sufficientemente bene, come se tutta la menata del digitale terrestre avesse altro scopo rispetto a quello di consentire a Rete 4 (che occupa abusivamente da 9 anni le frequenze nazionali di Europa7) di continuare a trasmettere una volta che qualcuno si deciderà finalmente a restituire all’emittente di Francesco Di Stefano le frequenze che giustamente gli spettano.

Speravo che lo facesse il Governo Prodi, insieme alla legge sul conflitto d’interessi e quella sulla regolamentazione del settore radio-televisivo, ma è caduto prima di poter mettere realmente mano su un campo che vede concentrati gli interessi del principale leader dell’opposizione (guarda un po’).

La sentenza della Corte di Giustizia naturalmente ci fa fare la solita magra figura:

L’applicazione in successione dei regimi transitori strutturati dalla normativa a favore delle reti esistenti ha avuto l’effetto di impedire l’accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze. Questo effetto restrittivo è stato consolidato dall’autorizzazione generale, a favore delle sole reti esistenti, ad operare sul mercato dei servizi radiotrasmessi. Tali regimi hanno avuto l’effetto di cristallizzare le strutture del mercato nazionale e di proteggere la posizione degli operatori nazionali giá attivi su questo mercato

Ora cosa speriamo: che con il nuovo Governo Berlusconi dia seguito alla questione, restituendo il mal tolto? E’ più probabile che “per protesta contro queste intollerabili violazioni di libertà” (anche in Europa ci sono le toghe rosse, cavaliere?) l’Italia lasci l’Unione Europea… che poi ci sono anche l’euro e il babau…

Naturalmente le dichiarazioni di Mediaset non lasciano dubbi sul come proseguirà la questione. A Cologno Monzese infatti sono tutti convinti che per Rete4 non ci siano problemi: pare infatti che la sentenza della Corte si riferisca solo ad una richiesta di risarcimento da parte di Europa7, e non alla riassegnazione delle frequenze (anche se Di Stefano, interrogato in proposito, non è dello stesso parere). Quindi nessun problema per Rete4: potrà continuare tranquillamente a trasmettere su frequenze non sue (anche se ovviamante Mediaset ritiene di avere tutti i diritti per trasmettere), in barba alle direttive comunitarie, perché nessuno ha fatto esplicita richiesta di prenderli a calci nel culo…

Non mi stupisce…

televisione spazzatura In questi ultimi due giorni sono stato parecchio occupato (non che ora lo sia meno, in effetti) e trovo solo ora il tempo di leggere alcuni articoli che avevo salvato in attesa di lettura, e di scrivere qualche riga a commento, su queste pagine.

La notizia ormai è nota, ed è stata commentata in lungo ed in largo: da alcune intercettazioni allegate all’inchiesta sul fallimento di “HDC”, la holding di Luigi Crespi che si occupava di effettuare sondaggi per conto di Silvio Berlusconi, sarebbero emerse cose piuttosto interessanti relative ai rapporti tra Rai e Mediaset, quantomeno con riferimento al periodo tra il 2004 ed il 2005 (al quale si riferiscono le intercettazioni citate).

Rai e Mediaset, i due “colossi” dell’informazione televisiva italiana, che dovrebbero combattere aspramente “sul mercato” per conquistare fette di quel fantomatico “share” che tutto giustifica, proponendo contenuti innovativi, innalanzo la qualità dei programmi, facendo inchieste giornalistiche, si sarebbero invece scambiati informazioni cruciali e riservate, oltre che accordarsi su resoconti politici, reazioni ai grandi eventi di cronaca, il tutto sotto la precisa e coscente guida del Cavaliere. Ora questo non dovrebbe stupire chi, come me, aveva parlato ampiamente dei problemi di “conflitto d’interessi” che un Berlusconi a capo del Governo poteva avere, soprattutto in materia di mass media (e la Mediaset non è l’unica delle sue “controllate” a finire nel mirino, viste l’ampiezza e la portata dell’Impero Berlusconi, che comprende aziende pubblicitarie, case editrici, banche e via dicendo).

Il dubbio era allora stato confermato al momento della nomina a dirigente RAI di Debora Bergamini, ex assistente personale di Berlusconi, oggi coinvolta in pieno dalle indagini della Guardia di Finanza. I dettagli che emergono oggi dalle intercettazioni (trapelate pare illegalmente, visto che l’indagine sarebbe ancora in corso, come giustamente fa notare il Presidente Napolitano), rendono però più chiara idea della portata della “manipolazione: servizi spinosi di politica interna volutamente relegati in momenti meno “scottanti”, Del Noce che rassicura in Mediaset del fatto che Vespa avrebbe accennato “al Dottore in ogni occasione opportuna”, le reazioni legate alla morte del Papa e dei (tanto discussi) risultati delle elezioni amministrative dell’aprile 2005, durante le quali si cerca di “ammorbidire” i resoconti dei risultati elettorali. Una situazione imbarazzante, certo, ma che(ribadisco) non stupisce tutti coloro che come il sottoscritto criticano da anni l’operato e la qualità (nonchè l’indipendenza, a questo punto) delle emittenti televisive italiane.

La ciliegina sulla torta però, è di stamattina: Berlusconi che dice di sentirsi sotto attacco (in quanto non possono essere intercettati i cittadini, argomento sul quale non si era trovato d’accordo nel momento delle intercettazioni agli esponenti dei partiti del centro-sinistra, non molto tempo fa) e parla di “iene e sciacalli” in azione (simpatico inoltre che Fini dichiari di non pensarla allo stesso modo). Concordo con il Cavaliere, paradossalmente, nel dire che è intollerabile che i cittadini possano essere intercettati senza che si trovino sotto inchiesta (peccato che per telefonare si sia sempre in due, e quando si conosce “troppa gente” si finisce con il ricadere “nel mucchio”), e vorrei ricordagli quante volte la comunità di internet si è ferocemente battuta per cercare di evitare proprio manovre atte all’inserimento o al mantenimento di una qualche forma di tecnocontrollo che il Suo Governo cercava di far passare come assolutamente essenziali per il mantenimento della sicurezza nel nostro Paese. Sono altrettanto d’accordo che sia scorretto lasciar trapelare queste stesse intercettazioni (non la pensava forse cosi anche nei casi sopra citati?). Soprattutto sono d’accordo con la Guardia di Finanza che il comportamento tenuto dai suoi scagnozzi sia profondamente illegale e meriti un’approfondimento, un supplemento d’indagine, indipendentemente dall’origine delle informazioni ricevute, una volta che queste vengono confermate alla prova dei fatti. Mi sorge spontanea una domanda, vista la carriera legislativa del Cavaliere: quanto si deve aspettare perché ogni reato configurato in questa indagine sia prescritto?

Che sia finalmente la campana giusta per svegliare l’attuale Governo sul conflitto di interessi? E’ vero che mancano ancora alcuni anni di legislatura, ma non server rimandare proprio tutto tutto all’ultimo momento… Diceva un vecchio adagio: fretta e bene…