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Viva le primarie

Bersani

Senzaaggettivi via Flickr

Come spesso capita, non sono proprio “sul pezzo” per quanto riguarda la questione delle dichiarazioni di Bersani di qualche giorno fa, che vorrebbero il Segretario intenzionato a concludere l’esperienza delle primarie. Per questo cercherò di essere non breve, di più.
Ci tengo però a dire ad alta voce che sono profondamente contrario a questa ipotesi, come per altro altri esponenti del Partito, ben più titolati hanno avuto modo di affermare prima di me.

Il motivo è presto detto: l’istituto delle Primarie è al momento non solo una delle grandi novità democratiche e partecipative che legano il PD alla sua base ed attraggono la cittadinanza facendola finalmente sentire “partecipe” delle scelte (che per altro sono ulteriormente limitate da questa infame legge elettorale), ma rappresenta anche uno degli strumenti di unità e democrazia che consentono di tenere insieme un partito che altrimenti andrebbe (a mio avviso) rapidamente allo sfascio.

Sono convinto che se il Partito Democratico vuole diventare davvero un partito di maggioranza e tornare al governo, ciò non possa prescindere da due fattori fondamentali: dibattito e primarie. In sintesi: partecipazione.

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PD: ritorno a nuova vita?

Il Partito Democratico torna a nuova vita. Lo fa “in sordina” (come prevedibile, forse), ma i segnali ci sono e sono positivi, cominciando dalla presenza del segretario Bersani ad AnnoZero (Berlusconi non c’è mai andato, che io sappia). Si tratta di per se di un atto coraggioso: esporsi alle critiche di cinque giornalisti (e non parliamo di Minzolini, ma di gente come Travaglio…), in una fase politica e partitica delicata come quella che il Partito Democratico sta attraversando, non è certo cosa semplice. Ad AnnoZero, Bersani ha saputo uscire a testa alta: persino lo stesso Travaglio, solitamente critico, in un post di questa mattina ne lodava il coraggio (sebbene con il suo stile caratteristico).
Bersani ha rivendicato la politica di opposizione del Partito, portando azioni concrete condotte soprattutto nell’ultimo periodo (e non solo le solite parole d’intento): ha rivendicato la sconfitta del Governo sulla questione dell’arbitrato (importantissima, ha ragione Bersani), le proposte fatte sul tema del lavoro e sistematicamente respinte del Parlamento e via discorrendo.
Bersani si è arrabbiato, infervorato (sempre senza nascondere i limiti di questo Partito), a tratti emozionato: si vede che ci tiene, e la passione è (e non può essere altrimenti) alla base di qualsiasi azione efficace politica.

Questa apparizione televisiva di Bersani prosegue nel solco cominciato con la campagna per le “10 parole chiave per il 2011”. Ne ho lette di tutti i colori contro q1uesta iniziativa, e mi sono chiesto ogni volta quanto costruttivo possa essere criticare a spron battuto una (prima, naturalmente) iniziativa costruttiva ed orizzontale come quella che il Partito Democratico sta portando in campo, a tratti “rivoluzionaria”, quasi quanto lo fu l’istituzione delle primarie (per quanto poi poco praticata sia stata).
Fatemi capire: prima li si critica perché non parlano, non si oppongono, non discutono; poi li si critica perché parlano, perché discutono? Mi sembra un atteggiamento molto tafazziano, fino a pochi giorni fa avrei detto quasi “piddino”.
Invece no: osservo dall’interno il Partito Democratico da alcuni mesi. Ci ho trovato gente motivata, che ci crede, giovani e non. Ci ho trovato interesse, passione, cultura, arrabbiature. Ci ho trovato naturalmente correnti, scissioni, cose che non funzionano, opinioni divergenti. Ma ultimamente ci ho trovato un barlume di luce, una presa di coscienza dei limiti e un’assunzione di responsabilità (da parte di tutti, dalla base alla dirigenza) per comprendere questi limiti e superarli. Superando feroci divisioni interne, il Partito si sta persino schierando apertamente in favore dell’acqua pubblica, partecipando (dove possibile) e sostenendo la campagna di raccolta firme per il referendum, nonostante questo vada poi ad eliminare articoli che proprio il Governo Prodi aveva presentato (e che sono poi il motivo per cui Italia Dei Valori presenta una sua campagna referendaria separata ed incompatibile con il Forum…).

L’atteggiamento è (finalmente) quello buono, il punto di partenza è quello che ci si può permettere, per quanto poco esaltante possa essere.
Il Partito Democratico chiede fiducia: sinistra italiana, siamo pronti a dargliela?