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A chi spetta il cerino?

Ogni tanto mi pare di dire cose ovvie, eppure quando poi mi confronto con amici, parenti e colleghi, mi rendo conto che poi tanto ovvie non parrebbero e così finisco con l’ammorbarvi l’anima su queste pagine. Il tema di oggi è “strategia di comunicazione”, e il docente (e notate la sottilissima ironia, mi congratulo da solo) è niente- pòpò-di-meno-che il Presidente del Coniglio Silvio Berlusconi.

Quando hai un avversario (politico o meno che sia) il tuo obiettivo è innanzi tutto screditarlo, ed un ottimo mezzo per fare ciò è indubbiamente la televisione (soprattutto quando con una mano ne controlli finanziariamente la metà e politicamente l’altra metà). Una stategia da adottare in questo frangente, per quanto stupida possa essere, è la seguente: si comincia con il fare un’affermazione forte, decisa, ma sufficientemente ambigua. Un esempio:

Sottolineo come non sia mai stato affermato che la Polizia verrebbe inviata nelle scuole (pur se parrebbe il logico significato delle affermazioni che abbiamo sentito): è stato detto che “le forze dell’ordine sarebbero intervenute”.

La reazione della controparte (sempre che reagisca, sigh) è piuttosto ovvia: farà polemica, rumore, accuserà con una forza direttamente proporzionale alla forza della dichiarazione di cui alle righe precedenti. Per esempio così:

Abbiamo dovuto convocare questa conferenza stampa dopo aver letto le parole del presidente del Consiglio di questo Paese, parole molto gravi, parole che possono essere cariche di conseguenze. Il premier soffia sul fuoco, il disagio sociale non è una questione di ordine pubblico: mi chiedo se in questo Paese è ancora possibile dissentire.
[Walter Veltroni, Segretario del Partito Democratico, 22/10/2008]

A questo punto, la nostra fine strategia prevede di ritrattare tutto, dichiarando di essere stati fraintesi, affermando che si tratta dei soliti “attacchi gratuiti”, che voi non avete fatto niente di male e che è tutto un complotto, magari ripetendolo più volte (si sa mai che non abbiano capito…):

Polizia negli atenei? Mai detto. Sono i giornali che, come al solito, travisano la realtà. [..] Non ho mai detto che servisse mandare la polizia nelle scuole, i titoli dei giornali che ho potuto scorrere sono lontani dalla realtà.
[Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio, 23/10/2008]

lasciando in questo modo con il cerino in mano a far la figura dei fessi i vostri avversari. Semplice ma geniale. Di cosa non abbiamo tenuto conto? Beh, delle eventuali registrazioni delle dichiarazioni precedenti e dei giornalisti non allineati al potere.
Ma anche contro questi si può facilmente agire, nell’inverosimile ipotesi che ci sia modo di richiedere filtri al siti web (in modo da impedire la diffusione di contenuti indesiderati) e che si stia ritardando l’elezione del Presidente della Commissione di Vigilanza della televisione pubblica…

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Un po’ di luce su Chiaiano

tufo In questi giorni ho avuto modo di parlare in diverse occasioni della questione rifiuti in Campania, con persone che non capivano o non condividevano la mia posizione. Mi sono reso conto di un problema di fondo, dovuto essenzialmente alla poca conoscenza dei luoghi ed alla insignificante informazione a riguardo fatta dai mass media, che riguarda la composizione geologica del territorio, parametro imprescindibile nella scelta dei luoghi ove collocare una discarica.

Molti sapranno che la Campania è una regione caratterizzata da un’intensa attività vulcanica: è nota la presenza del vulcano Vesuvio non lontano dalla città di Napoli, così come dovrebbe essere nota ai più la presenza di una zona ad intensa attività vulcanica, quella dei Campi Flegrei, a nord di Pozzuoli.

E’ facile quindi intuire come la zona in cui si trova Chiaiano abbia un terreno prevalentemente di origine vulcanica, le cui proprietà differiscono sostanzialmente da quelle del terreno “normale” e che vanno attentamente analizzate prima di decidere di collocarvi una discarica (che trova nel contatto con il terreno uno dei punti cruciali). In particolare, il tufo (le cave in cui si vuole aprire la discarica sono proprio cave di questo materiale) è un materiale poroso (come si può facilmente vedere dalla foto) e sapendo che la falda acquifera in quella zona è particolarmente “alta” (a pochi metri dalla superficie), è facile intuire quali danni possa provocare l’installazione di una discarica in un sito così delicato e di conseguenza comprendere le preoccupazioni dei cittadini, che inoltre segnalano il fatto che la cava si trova al centro di un’ampia zona abitata da oltre 250.000 persone, la vicinanza con la fermata della metropolitana (in quella zona sopraelevata) e con un ospedale.
Vale la pena sottolineare che in altre zone della Campania (ed in particolar modo l’avellinese ed il beneventano), la struttura geolofica argillosa (e quindi impermeabile) e la falda acquifera depressa consentono l’individuazione di siti più che idonei per la collocazione in sicurezza di discariche.

E’ da segnalare (ed apprezzare) il grande lavoro di mediazione svolto dal commissario Guido Bertolaso, che dopo un confronto con i sindaci é riuscito ad ottenere l’accesso al sito in questione da parte degli ispettori che, dopo adeguati carotaggi, dovranno stabilire l’idoneità del sito (sulla quale, come già detto, si nutrono significativi dubbi). Si é così messo fine, almeno per il momento, alle violenze e alle rivolte che hanno avuto luogo negli scorsi giorni e di cui abbiano letto sui giornali e su queste stesse pagine.

Ciò detto, un piccolo appunto va fatto sulla questione sversamenti: Chiaiano è da anni in mano alla Camorra, che ha già provveduto a fare parecchi danni alla falda acquifera sottostante tramite lo sversamento illegale di rifiuti di varia natura. La collusione con tra Camorra e politici locali e l’omertà dei cittadini non rende certo facile la soluzione di questo problema, che dovrà essere affrontato prima di tutto con i cittadini stessi: a poco serve opporsi alla discarica pubblica e poi consentire tacitamente (per paura o vantaggio) gli sversamenti della Camorra.

Napoli come Genova

Riprendo da una lettera inviata e Grillo e pubblicata sul suo blog ieri mattina. Non porta la firma del primo che passa, ma di Elisa Di Guida, docente di Storia e Filosofia a Napoli:

Datemi voce e spazio perché sui giornali di domani non si leggerà quello che è accaduto. Si leggerà che i manifestanti di Chiaiano sono entrati in contatto con la polizia. Ma io ero lì. E la storia è un’altra. Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili – davanti agli occhi vedo ancora le loro mani alzate – che, nel tratto estremo di via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio.
Tra le 19,05 e le 20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a guardarli dall’alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di recuperali, c’era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i polsi.
La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura, trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull’asfalto, livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla violenza, inveiva – invece – contro i giornalisti, al sicuro sul balcone di una pizzeria, impegnati nel fotografare.
Chiusa ogni via di accesso, alle 21, le camionette erano già almeno venti. Ma la gente di Chiaiano non se ne era andata. Alle 21.30, oltre 1000 persone erano ancora in strada. La storia è questa. Datemi voce e spazio. Perché si sappia quello che è accaduto. Lo stato di polizia e l’atmosfera violenta di questa sera somigliano troppo a quelli dei regimi totalitaristi. Proprio quelli di cui racconto, con orrore, ai miei studenti durante le lezioni di storia.

Sono stati voltati coloro che hanno voluto e lasciato che Genova si trasformasse in una “notte cilena”. Ora non possiamo aspettarci nulla di diverso.