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L’irresistibile richiamo francese

Air France 747-428 F-GITE

E così, quattro miliardi di euro più tardi, Air France ed Alitalia convolarono a nozze. E vissero tutti felici e contenti, con buona pace dei (pochi) contribuenti italiani, condannati a saldare l’amaro conto dell’operazione “Eleggere Berlusconi”, già in verità parzialmente coperto dalle operazioni “Viva la sicurezza – fuori gli ‘stracomunitari dal Paese” e dalla “Meno tasse per tutti, più tasse agli italiani”, già abbondantemente dichiarate concluse.

Soprattutto, l’operazione “Alitalia vola in Francia” vedrà amichevolmente fregati gli elettori della Lega (in parte gli abitué del carroccio, in maggior parte coloro che hanno scelto di votare il partito dal fazzoletto verde per “salvare” Malpensa dalle orde barbariche in arrivo d’oltralpe): con il voto favorevole del Consiglio d’Amministrazione della compagnia aerea Franco-Olandese, l’accordo con Alitalia Cai Alitalia è praticamente fatto. Manca solo il via libera del CdA della compagnia nostrana, che certo non rifiuterà tanta grazia: (circa) 310 milioni di euro per il 25% della fetta “buona” della compagnia (quella muffita, come sappiamo, la mangeranno gli italiani per Pasqua, 500 grammi a testa).
Interessante la reazione di Lufthansa (preferita dal partito del carroccio), che afferma di “non essere fuori dalla partita nonostante non abbiano fatto un’offerta” (aspettano forse la firma sui contratti per dichiararsi “fuori dai giochi”?).

Gioisce il sindaco di Roma Alemanno, che proprio sulla scelta dell’opzione francese aveva investito tempo e fiato (nel tentativo di dare a Fiumicino un ruolo primario nel panorama volante italico), gioiscono meno il “partito del Nord” e soprattutto la Lega di Umberto Bossi, che ha comunque ottenuto, facendolo passare opportunamente all’interno del DDL “anticrisi”. Peccato che nel frattempo il presidente dell’ENAC, Vito Reggio faccia sapere che:

Gli accordi bilaterali già in vigore prevedono dei diritti reciproci tra Alitalia e le compagnie estere, rinegoziare questi trattati è un procedimento lungo, e non dimentichiamo che noi siamo negoziatori per conto dell’Europa, che è un cielo unico

Contento Bossi, contenti i leghisti, contenti tutti. O meglio, quasi tutti. I pochi italiani ancora dotati della facoltà di computare si saranno certamente accorti che rispetto ai 1.7 miliardi di euro offerti per l’intero asset societario (debiti compresi) di Alitalia solo pochi mesi addietro, i 310 milioni offerti per il 25% della parte “buona” sembrerebbero un po’ pochini, soprattutto sapendo che AirFrance aveva previsto 3500 esuberi contro gli oltre 10.000 che invece resteranno “a terra”, e ancora maggiormente dopo aver letto un’analisi solo leggermente più approfondita di quanto non possa farne un povero cittadino come me…

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Domain sera torna Report su Rai3

EOS EyesHo ricevuto da poco la mail che annuncia la prima puntata del nuovo ciclo di Report, la trasmissione di inchiesta di Rai Tre che ha da sempre avuto la capacità di suscitare dibattito. La prima puntata, in onda domani sera dalle 21:30 su Rai Tre, parlerà di Alitalia e di AirOne e promette di essere molto interessante…

Il 1° dicembre 2006 il governo Prodi decide la cessione del controllo di Alitalia. L’azienda e’ in vendita ai privati e chi vuole deve comprarsi dal 30 al 49% di Alitalia. Il titolo vola in borsa e circolano i primi nomi : AF/Klm, Lufthansa e spunta anche l’ipotesi di una cordata italiana.
Cominciano le trattative e si arriva all’esclusiva con Air France. Jean Cyrill Spinetta tratta con l’azienda e coi sindacati. Intanto cade il governo Prodi e, in campagna elettorale, Silvio Berlusconi dice che quella ad Air France e’ una svendita e propone una cordata italiana.
Il 2 aprile Spinetta abbandona il tavolo di trattativa con i sindacati. Dice che le condizioni poste sono inaccettabili. Silvio Berlusconi vince le elezioni e diventa Presidente del Consiglio. Il nuovo governo incarica Banca Intesa di fare un piano, e vengono varati alcuni decreti per andare in deroga alle leggi.
A Luglio nasce il ”Progetto Fenice”, ovvero la nuova partnership con Airone.
A fine Agosto Alitalia e’ commissariata. La nuova cordata si chiama Cai.
Si salva Alitalia, ma soprattutto Air One.
Chi sono i soci, gli amministratori, i valutatori. Una cronologia dei fatti dal prestito ponte fino ad oggi, per capire se per l’interesse nazionale era l’unico affare possibile. Abbiamo intervistato tutti i protagonisti che hanno accettato di parlare con noi. Fra questi il Commissario Fantozzi, che alla domanda ”e’ stato approvato un emendamento che garantisce anche a Lei la manleva” la risposta e’ stata ”no, io non ho nessuna manleva”. Ma leggendo l’emendamento approvato il 2 ottobre al Senato, ci e’ sembrato di capire che, qualora la legge venisse approvata anche alla Camera martedi’ prossimo, una serie di reati non sarebbero configurabili oltre che per Alitalia, anche per tutti gli altri casi di bancarotta. Il Sostituto Procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Cascini ha dichiarato che se questa norma verra’ approvata non saranno perseguibili anche le bancarotte commesse dagli amministratori di altre societa’ per le quali vi e’ stata la dichiarazione di insolvenza non seguita dal fallimento. Come per i crac Cirio e Parmalat. Il risultato e’ la abrogazione dei reati fallimentari commessi da Tanzi e da Cragnotti e dai loro correi. L’anticipazione di questa parte dell’inchiesta di Report da parte de La Repubblica ha suscitato la reazione del Governo. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha detto: ”O va via questo emendamento o va via il ministro” e ne ha assicurato la cancellazione.

La cordata della salvezza

Hangman's noose Berlusconi ha vinto la sua campagna elettorale marciando sulle questioni “sicurezza” (quella che riguarda gli immigrati, beninteso, non quella sul lavoro) ed Alitalia: si era gridato, cinque mesi fà, allo scandalo del voler svendere la compagnia alla Francia (AirFrance), allarmati dalla volontà di chiudere Malpensa (ma quando mai!), di “questo governo che non ha neppure analizzato le altre proposte” (soprattutto quelle che non c’erano). Era stato detto sin dalla campagna elettorale (poi smentito, poi ridetto, poi rismentito) che una “cordata italiana” era pronta e si sarebbe palesata a ore, poi a giorni, poi quattro settimane.

Finalmente, pare che la mitica (ne parlavano già gli antichi Greci, pensate un po’) “cordata italiana” sia in effetti venuta fuori e trasformerà il buco nero chiamato Alitalia (alla quale nel frattempo abbiamo donato 300 milioni di euro rubati, pare, alla Ricerca ed alle forze dell’ordine) in una nuova compagnia, la “Compagnia Aerea Italiana” (un’altro CAI?), che vedrà come presidente il buon Roberto Colaninno e tra i sedici investitori (per un totale di un miliardo di euro, che la vecchia Alitalia avrebbe macinato in alcuni mesi) niente popò di meno che Banca Intesa (ma sono gli stessi dell’affaire AirFrance? Ma dai! Guarda tu il caso…), Benetton, Ligresti (come il prezzemolo), Caltagirone (prezzemolo è poco), AirOne (nella persona di Toto, ma non erano “gli altri”?), Tronchetti Provera (non contento di aver affondato Telecom) ed il Gruppo Macegaglia (guarda guarda, un’altra novità!).

I grandi nodi cruciali dell’operazione saranno la fusione della flotta di Alitalia ed AirOne (che pare non navigasse in ottime acque, o sbaglio?), il mantenimento del nome della compagnia (vorrei anche vedere, con quello che hanno speso per lasciare immutati i loghi, non molto tempo fà…), un taglio del personale con almeno cinque o seimila esuberi (AirFrance, alcuni mesi fà, parlava di duemila…), la “donazione” dei debiti ad un’altra società (alla quale presto donerò anche io i miei debiti) della quale non si conosce ancora il nome, ma potrebbe essere un’entità da destinare al fallimento, curata da un commissario (tanto chi se ne frega se c’è della gente che ci rimetterà migliaia di euro, no?) oppure verranno sbolognati al Ministero del Tesoro (tramite la controllata Fintecna, proprietà interamente statale), ricaricandoli praticamente sui cittadini. Naturalmente nessuna delle due opzioni piacerà ne all’Unione Europea (ma chi se ne frega alla fine, viviamo benissimo anche fuori dall’Europa no?) ne tantomeno alle altre compagnie aeree, che verranno in qualche modo messe a tacere (magari semplicemente minacciando un “controllo di compatibilità con gli aeroporti italiani” come capitato a RyanAir non troppo tempo fà?).
Tutto questo, tra l’altro, subordinato alla modifica della legge Marzano, perché tecnicamente Alitalia è già fallita.

Inutile dire che trattative per avere AirFrance come partner non sono ufficialmente neppure state valutate, ma i giornali già riferiscono di un cda speciale della compagnia aerea franco-olandese per giovedi, e domani alcuni esponenti della cordata dovrebbero essere a Parigi. Sarà un caso, dovranno discutere dei nuovi menu sui voli intercontinentali…

Insomma, in cinque mesi hanno ribaltato l’opinione sulla proposta di AirFrance (non era stata definita addirittura una mossa di “insider trading” dall’attuale Presidente del Consiglio?), “regalano” alle spalle dei cittadini italiani i debiti della compagnia e mandano a casa il triplo delle persone che avrebbero perso il posto di lavoro se il Governo Prodi avesse portato a termine il suo lavoro, infischiandosene delle leggi per la concorrenza e del parere dell’Unione Europea.

A “salvare” Alitalia in questo modo, ero capace anche io…

Ma non vi sentite presi in giro?

A319 Airfrance Italiani, ma non vi sentite persi per il culo (e scusate il francesismo)? Che gli esponenti dell’attuale Governo avessero buone capacità comunicative (spesso e volentieri al di là dei contenuti proposti) e mezzi per farlo, non è certo una novità, ma questi primi giorni del nuovo governo sono davvero un qualcosa che va al di là del credibile.

Sono stati annunciati i tagli all’ICI, già previsti dalla finanziaria 2008, come fossero una novità (e la vera novità stà nel fatto che non pagheranno l’ICI anche i più abbienti). Si è deciso di detassare gli straordinari, ma saranno esclusi da questa (a mio avviso discutibile) agevolazione coloro che ne avrebbero più bisogno, i tutori della legge. E’ stato annunciato che sarà possibile rinegoziare i mutui a tasso variabile: peccato che lo sarà solo a partire dal 2009. E’ stata annunciata tolleranza zero verso gli immigrati e l’introduzione del reato di ingresso clandestino in Italia (poi rimandato per decoro davanti al parlamento), che di per sé non significa nulla (come si prova che il clandestino in questione sia poi entrato in Italia dopo l’entrata in vigore del decreto?). Sono state annunciate soluzioni definitive per la “questione monnezza”, ma alla fine si parla comunque di costruire inceneritori e discariche, che impiegheranno anni ad essere realizzati. E’ stato ridato fiato al Ponte sullo Stretto (contro il quale per altro sta facendo la voce grossa la Lega) che comunque non sarà pronto prima di una decina d’anni. Si è parlato di ritorno al nucleare, che non sarà pronto prima di una decina d’anni, quando ormai la tecnologia che si vuole utilizzare sarà obsoleta. Insomma: di tante cose che si vanno raccontando, c’è ben poco di concreto. Tanto fumo e niente arrosto.

Ma la cosa più divertente, l’hanno detta oggi. Dopo aver detto peste e corna dell’accordo tra Alitalia ed AirFrance, dopo aver sventolato ai quattro venti l’esistenza della mitica “cordata italiana”, ecco che Berlusconi torna sulla questione, con un’inversione a U di quelle da stracciare la patente:

[ Fonte: AGR ]
“Per il futuro, Alitalia avra’ convenienza a trovare accordi con compagnie internazionali, ed Air France potrebbe essere un’ottima soluzione”. Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi, dopo il colloquio a Palazzo Chigi con il presidente francese Nicolas Sarkozy.

Non so se mi viene da ridere o da piangere… soprattutto se pensiamo che proprio oggi l’Unione Europea ha chiesto “risposte plausibili” riguardante il prestito ponte di 300 milioni concesso ad Alitalia (e poi convertito in ricapitalizzazione, facendo sfumare la più remota ipotesi di vederli rientrare a dicembre come previsto) e le vuole entro venerdi…

“Quanto basta”

Alitalia “Nebbia in abbondanza, due pugni di ritardi, Alitalia quanto basta”: questa è la ricetta che pare aver adottato la Destra italiana per quel che riguarda la difesa del “principale aeroporto del nord”, Malpensa. Controllato da SEA infatti (che controlla per altro anche Linate), da quanto si dice, si trova ad attraversare una grave crisi: colpa naturalmente del passato governo, che aveva deciso di svenderla ad acquirenti esteri (AirFrance) quando fiorivano e pullulavano le offerte nazionali, su tutte quella chiarissima dell’attuale premier “in pectore” il Cavalier Silvio Berlusconi.

Ora che le elezioni sono state vinte, Alitalia non serve più; così la “cordata italiana” è svanita nel nulla, e si prendono accordi con la Russia per vendere loro la compagnia, e il Comune di Milano ha deciso di fregarsene delle potenziali cattive acque in cui versano SEA (di cui è azionista) e Malpensa, chiedendo di incassare 25 milioni di euro dei dividendi dell’azienda per rimpinguare le casse comunali (distrutte dal poco accurato investimento in “derivati”), lasciando agli altri azionisti le briciole (9 milioni di euro).

Un “boccalone d’oro” a chi è cascato nel “prolungato” pesce d’aprile…

Ancora soldi pubblici per Alitalia

Money money money (ABBA)C’era da aspettarselo. La cordata italiana promessa per “dopo le elezioni” da Berlusconi non c’è (o non c’è mai stata?), in compenso c’è l’accordo con la “neo-opposizione” per gettare nel baratro della compagnia aerea di bandiera altri 100 milioni di euro.

Spiccioli, per carità, ma spiccioli che avrebbero potuto trovare una più indicata destinazione, in un periodo di crisi internazionale come quello che stiamo vivendo: suddividendoli in blocchi da 2000 euro e tramutandoli in sgravi fiscali avrebbero agevolmente aiutato quasi 50.000 famiglie, con un risparmio di 166 euro al mese: niente male no? E invece no: bisogna “salvare Malpensa” (qualcuno mi spiegherà cosa rischia Malpensa dal fallimento di Alitalia), costi quel che costi e quindi appare legittimo (a tutti) rubare altri 100 milioni dalle tasche degli italiani. Poi parlano di “governo ladro” riferendosi al governo Prodi…

Oltretutto l’ennesimo versamento di liquidi nelle ormai vuote casse di una compagnia in fallimento (voi prestereste soldi a qualcuno che sapete già li brucerà in un mese senza prospettive di rientro?) era stato già stigmatizzato settimane fa dall’Unione Europea, che ora tiene naturalmente “sotto la lente” la decisione presa.

Alitalia è stata usata, come da più parti già fatto notare, come bandiera in campagna elettorale; ora che, fuggito l’unico serio acquirente, AirFrance, non ha più alcuna alternativa concreta, viene abbandonata al suo destino.

Come già detto diverse volte negli ultimi giorni, “cominciano bene”…

Due azioni stupide

Alitalia MD-82 I-DAWFNella giornata di ieri abbiamo avuto la possibilità di assistere a ben due azioni degne del bollino “stupidata di qualità”.

Da un lato, abbiamo assistito alla repentina conclusione della trattativa tra i sindacati ed AirFrance a causa proprio delle richieste avanzate dai primi, evidentemente inaccettabili per Spinetta e soci che hanno preferito abbandonare il tavolo delle trattative. Ora, mentre il Governo cerca di mediare nel tentativo rimettere in piedi la trattativa e scongiurare conseguenze più gravi (ed i sindacati si dicono immediatamente pronti a rivedere le proprie posizioni), la crisi di Alitalia appare in tutto il suo splendore:

  • la cordata italiana non esiste, indipendentemente da ciò che afferma Berlusconi: se ne fosse esistita una seria e pensata, infatti, si sarebbe manifestata a tempo debito, seguendo le procedure standard, ben prima che ad AirFrance fosse concessa l’esclusiva delle trattative. Se anche la cordata apparisse magicamente nei prossimi giorni (cosa sulla quale ho fortissimi dubbi), si trattarebbe senza dubbio di un qualcosa di “arrangiato”, messo insieme in fretta e furia giusto per poter dire “vedete, ci siamo”, nella più classica tradizione italica, la stessa che ha portato Alitalia dove si trova oggi.
  • Alitalia ha un debito impressionante ed anche la sua liquidità sta pian piano esaurendosi. L’unica alternativa alla vendita (e vendita immediata!) sarà il commissariamento ed il fallimento. Valore commerciale della compagnia: praticamente zero.

Se da un lato non mi dispiace il ritiro di AirFrance dalla corsa (ricordiamoci che l’unico obiettivo per cui AirFrance può voler comprare il “decotto Alitalia” è il mantenimento di un’esclusiva in Italia, contrastando la liberalizzazione del settore), lo strappo con i sindacati ha un forte sapore di sconfitta, soprattutto per i lavoratori: la prima frase che viene in mente è “chi troppo vuole, nulla stringe“.

La seconda stupidata della giornata, è senza dubbio stata quella del lancio di oggetti al comizio che Giuliano Ferrara stava tenendo (o almeno tentando di farlo) a Bologna. Intendiamoci: niente da dire riguardo le contestazioni: vanno benissimo, anzi, sono da fare. Il problema è che il lancio di oggetti fa sfociare la contestazione nella violenza, fisica e politica: infatti in questo modo a Ferrara è stato impedito di portare avanti il proprio comizio, con un duplice risultato:

  • E’ stata negata la libertà di parola e d’espressione al candidato premier della lista “Aborto? No grazie” (o come cavolo la chiama), cosa che in una democrazia (per quanto atipica come quella italiana di oggi) è e deve essere in ogni caso un diritto fondamentale.
  • Ferrara ha fatto la figura del Davide di turno (paradossalmente), oggetto di un sopruso violento da parte di manifestanti “comunisti”, e sappiamo bene quanto i deboli attirino simpatie, nel nostro paese.
  • E’ stata concessa a Giuliano un’attenzione mediatica immeritata, punto culminante di una campagna elettorale assolutamente invisibile.

Ancora una volta (capita piuttosto spesso purtroppo), anche da sinistra si va “oltre le righe”, tramutando quello che è un diritto costituzionale (manifestare) in un attacco ingiustificato (che va a violare lo stesso diritto costituzionale che si voleva sfruttare). Queste cose non devono accadere, ne va della credibilità del movimento.

In ogni caso, mi auguro che entrambe le occasioni servano ai relativi responsabili a fare tesoro, e guardare al futuro con un occhio più saggio…

Ancora su Alitalia

I-DAWQ MD-82  AlitaliaLa “questione Alitalia” sta diventando l’argomento centrale di questi ultimi giorni di campagna elettorale, segno fin troppo evidente della povertà di contenuti che i vari partiti presentano.
Nel merito della questione (soprattutto su Malpensa, perché alla fine della fiera a tutti frega del “grande hub italiano” ma della compagnia in se pare di no) avevo già scritto qualcosa quando il consiglio di amministrazione di Alitalia si espresse in favore dell’offerta di AirFrance (come era prevedibile da un punto di vista prettamente imprenditoriale, a mio avviso), ma voglio riprendere l’argomento alla luce di quanto sta emergendo dalle dichiarazioni dei candidati in questi giorni, perché mi sembra che vengano ignorate delle considerazioni che invece a me paiono (e probabilmente mi sbaglierò come spesso mi accade) assolutamente ovvie.

Innanzi tutto, parlando di “futuro di Alitalia”, ci si dimentica di osservare quello che è stato il recente passato della compagnia di bandiera, in crisi ormai da parecchi anni e nonostante i continui interventi in denaro pubblico (ogni italiano, neonati compresi, ha donato alcune centinaia di euro delle proprie tasse al “fondo perduto volante”), indipendentemente che questi fossero frutto di decisioni di governi di destra, di sinistra o di centro (ad ulteriore conferma di quanto poco variegato sia in realtà il panorama politico del nostro paese). Attualmente Alitalia ha un indebitamento di oltre 800 milioni di euro (ed è ancora in perdita), oltre 20.000 dipentendi e un titolo che in borsa perde costantemente terreno da molti anni.
Ora, tutto ad un tratto e guarda caso in occasione di un “governo avversario” e/o di una nuova campagna elettorale, Alitalia torna ad essere una questione centrale nel paese, dopo che è stata per anni di fatto ignorata (o mal governata, che è peggio).

Altra questione di cui non si tiene conto, è quella delle reali alternative alla proposta di AirFrance, che per quanto dura è l’unica realmente disponibile. La durezza e “irricevibilità” della proposta di AirFrance trova spiegazione sia in un’ottica di bieco “sfruttamento commerciale”, sia pensando ad un tentativo di “pararsi il didietro”, sia infine per una semplice questione di realismo imprenditoriale: in nessuno dei tre casi me la sentirei di biasimare la compagnia capeggiata da Spinettà, che si fa carico di una situazione a dir poco disperata.
L’unica reale alternativa all’acquisto da parte di AirFrance, al momento, è il fallimento (al punto che pare siano già in preparazione le carte per il commissariamento della compagnia), che avrebbe in realtà dovuto essere messo in atto già diverso tempo addietro ma che è sempre stato rimandato (a suon di finanziamenti pubblici) come abitudine nel nostro paese. La “cordata italiana” che va sostenendo Berlusconi (conflitto di interessi a parte) si sarebbe presentata tempo addietro, se fosse un’alternativa reale. Paradossalmente, a Berlusconi ha risposto proprio “il grande istituto di credito” che si era proposto al fianco di AirOne, il gruppo Intesa SanPaolo: evidentemente fulminati sulla via di damasco dopo aver visto la situazione dei conti della compagnia di bandiera, oggi Intesa ha seccamente smentito l’interesse che invece Berlusconi da praticamente per certo.

Alitalia sta diventando l’ennesima bandiera di una campagna elettorale all’insegna della povertà di contenuti: una compagnia ormai già fallita che viene passata nel tritacarne dei comizi elettorali senza che nessuno si sia mai preoccupato di cercare una vera soluzione al problema.

Allacciate le cinture…

Malpensa è già morto!

Alitalia B777-200 Il Consiglio di Amministrazione di Alitalia ha scelto di pronunciarsi, per quel che lo riguarda, a favore della cessione ad AirFrance-KLM, all’unanimità (e per chi ha esperienza di consigli, questo è un fatto già di per sé eclatante).

AirFrance è una compagnia di livello europeo (se non mondiale) con un fatturato pari a quasi 10 volte quello di AirOne. AirFrance ha proposto un piano di buon livello, che prevede investimenti, nessun esubero oltre quelli comunque già previsti, la possibilità per Alitalia di continuare a lavorare con un discreto livello a livello europeo (se non mondiale), è già partner di Alitalia nello SkyTeam, ed ha avanzato un’offerta decisamente più alta anche a livello economico. Il fatto che sia stata scelta all’unanimità dal cda di Alitalia (anche se dopo 8 ore di discussione a porte chiuse, pare), la dice lunga.

E cosa sento oggi? Che molti politici “del nord” (essenzialmente leghisti e simpatizzanti di Formigoni) si lamentano e condannano la scelta, in quanto “condannerebbe Malpensa ad un ruolo di secondo piano”. Cito Calderoli (dal Corriere):

È in atto un attacco organizzato nei confronti del Nord, colpevole non solo di mantenere tutti ma anche di voler avere un ruolo nelle politiche decisionali del Paese

Ma fammi il piacere! Malpensa ad un ruolo di secondo piano? Ma è già tanto che esista ancora Malpensa!
Un aeroporto costruito nel mezzo della “fabbrica della nebbia”; dove se arrivi al terminal 2 dopo le 20:30 passi la notte all’addiaccio in logo, perché non ci sono mezzi di comunicazione (taxi a parte) verso Milano; che ha come principale “arteria di comunicazione la “Milano-Varese”, nota per il suo scarso traffico; che sta da anni combattendo una aspra lotta contro l’aeroporto di Linate che molte compagnie continuano a preferire (chissà perché).

E ora per un rigurgito di orgoglio padano dovremmo accettare un’offerta peggiore? Si accontentino del fatto che AirFrance promette di mantenere i collegamenti internazionali ed europei di Malpensa (e non abbandoni invece completamente lo scalo) rinunciando solo al suo ruolo di Hub (in Italia resta comunque Fiumicino, e anche li…), e riflettano sul fallimento di Malpensa, al di là della scelta che il Governo alla fine farà…