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Tutto questo… andrà buttato

Si è deciso di spostare il G8 a L’Aquila. Si promettono 200 milioni di euro di risparmi che potranno essere inviati in Abruzzo e dedicati alla ricostruzione (probabilmente tentando di tamponare la falla di voti aperta con la questi0ne del Referendum).

Anche senza soffermarsi sulla questione politica e/o sulle conseguenze logistiche che può avere un evento come quello del G8 in un’area come quella dell’Abruzzo (che certo avrà bisogno di forze per ricostruire, non per proteggere da se stessi quattro otto “esponenti delle potenze mondiali”), basta andare a visitare il sito ufficiale della manifestazione per scoprire i video dei cantieri già aperti (chissà quanto ci metteranno a farli sparire…).

Io so (ad esempio, anche se manca dal video) che l’ospedale da campo è già stato montato alla Maddalena (perché si ventilava l’ipotesi di poterlo portare all’Aquila dopo il G8, per alleviare le difficoltà di quello mezzo crollato ed inagibile): quante altre opere, quanti altri cantieri sono aperti e verranno “abbandonati” in nome della raccolta di voti? Mi piacerebbe capire su quali criteri si parla di 200 milioni di euro di risparmi…

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Mi dispiace, Italia

Genova 2001: No G8 Superata la rabbia per le sentenze del processo sulla Diaz (e ben coscente che le motivazioni della sentenza non sono ancora pubbliche), mi sento essenzialmente deluso e dispiaciuto. Dispiaciuto perché abbiamo perso l’ennesima occasione.

L’ennesima occasione di fare luce su una delle pagine nere della nostra storia. Così come per tanti altri episodi la verità, che pure emerge lampante dal processo, è stata frantumata, ridotta, ignorata e fatta a pezzi per proteggere quei pochi che “non devono”. Perché abbiamo rinunciato ancora una volta a prenderci le nostre responsabilità di nazione nei confronti dei nostri concittadini (e non) che alla Scuola Diaz hanno subito soprusi che solo una nostra mancanza legislativa ci impedisce di dichiarare “tortura”.
Ancora una volta sono stati condannati solo coloro che il fatto lo hanno eseguito materialmente, i capisquadra che nella Diaz, a spaccare le teste, ci entrarono. I veri responsabili politici, quelli che il massacro alla Diaz quantomeno lo coprirono e lo avvallarono, sono stati tutti rigorosamente assolti.

L’ennesima occasione per chiarire che la magistratura non si presta ai depistaggi: come accadde per Ustica, anche per la Scuola Diaz si è mossa una parte dello stato contro l’altra. E’ il falso è stato dapprima simulato (le molotov che sono state portate dentro la Scuola per poi fingerne il rinvenimento), poi dichiarato (che nella Diaz ci fù resistenza, dichiarando nel verbale tra le altre cose anche la presenza di bottiglie molotov); sono state cancellate le prove (le molotov che sono sparite durante il processo), le indagini sono state depistate, i colpevoli coperti (ancora oggi, di fatto, non si ha l’elenco delle persone che firmarono il verbale ne quello degli agenti che entrarono alla Diaz).

L’ennesima occasione di fare una figura quantomeno dignitosa in Europa, dato il fatto che nella Diaz c’erano moltissimi giornalisti e manifestanti stranieri, e che l’Europa intera stava con le orecchie puntate in questa direzione, aspettando il verdetto.

Mi dispiace soprattutto per coloro che manifesteranno l’anno prossimo al G8, che sarà nuovamente in Italia, perché si troveranno (beffa delle beffe) nuovamente come responsabili delle forze dell’ordine gli stessi che del massacro alla Diaz almeno seppero e tacquero.

I “grandi” 8

Si è tenuto (e concluso), settimana scorsa, il 34° forum degli “otto paesi più industrializzati” (tecnicamente sarebbe un sette più uno, la Russia), che per l’occasione si sono dati appuntamento in Giappone, ad Hokaido, non lontano da Tokio.
USA, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Canada, più la Russia, si trovano infatti a cadenza annuale per discutere dei grandi problemi della geopolitica e definire i futuri assetti del mondo, forti del loro impatto sul PIL mondiale (fatto eccezione per il fatto che mancano i due paesi che da soli costituiscono quasi la metà della popolazione mondiale, India e Cina), della loro potenza militare e della loro influenza internazionale (gli italiani sono pregati di non ridere). Tra di loro troviamo il paese che ha dato vita all’enorme crisi finanziaria che sta coinvolgendo anche l’Europa (gli USA con la crisi dei subprime), un paese indebitato fino al collo (l’Italia), una pseudo-democrazia (la Russia). Le condizioni ideali, insomma, per essere incisivi in un momento così delicato della Terra, al punto da potersene tranquillamente infischiare del restante 75% della popolazione mondiale (e del 50% del prodotto mondiale lordo), al punto da poter prendere decisioni senza passare dal Consiglio Superiore delle Nazioni Unite, un approccio piuttosto “colonialista”, un po’ troppo simile per i miei gusti alla “spartizione del mondo di Yalta”.

Anche quest’anno, come sempre, sono state prese importanti decisioni riguardo la fame nel mondo, l’ecologia, l’aiuto internazionale verso i paesi più poveri. Preoccupati infatti dell’innalzamento del costo degli alimentari che sta mettendo in crisi numerosi popoli, hanno deciso di non agire con forza cambiando le regole a favore dei popoli in difficoltà. Preoccupati dalle ormai evidenti conseguenze del riscaldamento climatico del nostro pianeta, hanno proposto (salvo vedersi bocciare poi la proposta dalla Cina) di tagliare le emissioni di anidride carbonica del 50% entro il 2050 (mai, praticamente), spostando ulteriormente in avanti i paletti posti dall’Unione Europea che prevedeva un taglio del 20% entro il 2020.

Non condivido neppure l’approccio adottato nell’affrontare i problemi: tentare di redimere problemi strettamente legati gli uni dagli altri (perché il prezzo degli alimentari sarà mica legato al riscaldamento globale, al prezzo del petrolio ed alle crisi economiche in atto?) affrontandoli uno ad uno, incapaci di un’azione corale e coerente, mi pare fallimentare ancor prima di cominciare.

La mia domanda allora è: di fronte a decisioni di “questa portata”, di fronte all’emergere sempre più forte della Cina, qual’é oggi la funzione del G8? Anche se si decidesse di far rientrare la Cina in un G9, o si desse veramente vita al G20 di cui da tanti anni si và parlando, quale sarebbe la sua funzione ed in cosa si distinguerebbe dall’ONU? Il prossimo anno il G8 sarà nuovamente ospitato in Italia dopo Genova (stavolta alla Maddalena, pare). Oggi come allora, ci troviamo con un Governo Berlusconi: chissà se stavolta penserà alle fioriere o a consentire il diritto di manifestare in sicurezza…

Conviene spaccare teste che devastare

Quarantaquattro gatti in fila per tre col resto di due In Italia, con le leggi vigenti, conviene decisamente spaccare teste tra i militanti della “sinistra antagonista”, “dissidenti” e “no-global” di ogni forma e colore, che commettere reati di devastazione. Sono le logiche conclusioni a cui si arriva mettendo sui due piatti della bilancia le pene richieste dai pubblici ministeri per i “dissidenti” del G8 di Genova che, sebbene siano poi state dimezzate dalle sentenze, venivano così commentate nell’articolo di Repubblica:

La pena più pesante, 16 anni, la procura l’ha richiesta per Marina Cugnaschi, 41 anni di Lecco, “l’eroina” anarchica del centro sociale milanese Villa Okkupata, ripresa in un video mentre lancia una bottiglia incendiaria contro il portone di ingresso del carcere di Marassi.

E’ ovvio, ma voglio ribadirlo, che condanno fermamente qualsiasi atto di violenza, compreso quello commesso dai “dissidenti” che hanno messo a ferro e fuoco Genova (e non scenderò nell’argomentare la precisazione del fatto che si tratti di una risicata minoranza perché questo esula dal contesto di questo post): la violenza non è mai un modo per raggiungere una soluzione positiva ad un problema, neppure quando questo provoca rabbia; non è civile.

Se invece andiamo a vedere le condanne chieste per i responsabili delle abominevoli violenze della caserma di polizia di Bolzaneto (definita dagli stessi comandanti “una notte cilena”, un “mattatoio”, “un girone infernale”), le richieste arrivano ad un massimo di cinque anni ed otto mesi di reclusione, decisamente meno rispetto a quanto richiesto per i reati di devastazione. Riporto dall’articolo del Corriere:

La pena più pesante è stata chiesta per Antonio Biagio Gugliotta, ispettore della polizia penitenziaria in servizio a Bolzaneto come responsabile della sicurezza. Tra le accuse nei suoi confronti, le percosse con calci, pugni, sberle e manganello in dotazione di arrestati e fermati per identificazione.

Una delle ragioni di questa disparità eclatante, è che sebbene ai fermati di Bolzaneto siano state inflitte almeno quattro delle “metodologie di interrogatorio” che la Corte Europea sui Diritti Umani definisce “inumane, crudeli e degradanti” (se basta a definire “dita spezzate, pugni, calci, manganellate su persone inermi, bruciature con accendini e mozziconi di sigaretta, bastonate alle piante dei piedi, teste sbattute contro i muri, i volti spinti nella tazza del water”), e sebbene la definizione di questi trattamenti sia “molto vicina” (come fatto rilevare dagli stessi pm) al concetto di “tortura”, in Italia questo reato non è previsto perché il nostro paese è tutt’ora inadempiente a quanto previsto dalle convenzioni internazionali, con particolare riferimento ai trattati firmati presso le Nazioni Unite nel 1988: le pene richieste quindi, non si è potuto contestare altro che un “abuso d’ufficio”.

Una proposta di legge, che proprio a fronte dei fatti accaduti a Genova, introduceva nel codice penale il reato in questione era in fase di discussione in Parlamento proprio nei giorni della caduta del governo Prodi. Così, al danno, si aggiunge la beffa, con il principale candidato alle elezioni politiche di aprile, Silvio Berlusconi, che non solo era già capo del governo durante i fatti di Genova, non solo ha partecipato, da politico, alle coperture ed alla difesa degli autori di questi abominevoli reati, ma parla esplicitamente di contrasto ai dissidenti nel primo punto della terza missione del suo programma elettorale.

Ci sarà mai giustizia per Genova?

G8 Genova, prime condanne

Génova 15.JPG Abbiamo i primi condannati per le devastazioni del G8 di Genova. Sono 24 persone, alle quali sono state assegnate pene che vanno dai 6 mesi agli 11 anni di reclusione, per un totale di 102 anni (meno della metà di quelli chiesti dall’accusa), per i quali sono state necessarie oltre 7 ore di camera di consiglio.

Voglio credere che le le pene comminate siano giuste. Mi voglio fidare della giustizia, voglio credere che i dubbi sulla falsa testimonianza di quattro ufficiali di polizia giudiziaria, due dirigenti della questura e due ufficiali dei carabinieri verranno verificati, ed eventualmente perseguiti penalmente, come da norma di legge. Voglio crederci.

Non voglio parlare di “giustizia sociale”, di “vendetta”. Ognuno commette azioni, più o meno dettate dalla foga del momento, dall’euforia, più o meno in balia degli eventi, e di queste azioni è responsabile. Durante il G8 di Genova c’è stato di tutto, purtroppo anche degli atti violenti da parte di alcuni individui (che devono essere identificati ed estratti dal “mucchio” nel quale si cerca di far cadere tutta la vicenda), per i quali le accuse di “devastazione e saccheggio” possono avere un senso. Per questo, voglio credere nella giustizia, nei magistrati, che li hanno ascoltati e giudicati colpevoli dei reati. La responsabilità penale è personale, quindi sono queste 24 persone ad aver commesso reati, che non si cerchi di farle passare come una condanna “globale” che coinvolga tutti i manifestanti presenti a Genova in quei giorni. Purtroppo certi politici non fanno che cogliere questa occasione per cercare ancora una volta di far passare menzogne per verità; cito testualmente dall’articolo di Repubblica:

Sull’altro fronte politico Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, replica: “Le forze di polizia risposero a questa furia incontrollata per assicurare l’incolumità dei cittadini e il rispetto dell’ordine pubblico”. E Francesco Storace le fa eco chiedendo che sia rimossa la lapide intitolata a Carlo Giuliani in Senato.

Proprio perché voglio credere alla correttezza delle pene inflitte, perché voglio credere in una magistratura che non funzioni a due velocità, che faccia il proprio dovere con correttezza, proprio per questo penso che sia arrivato il momento di chiedere a gran voce che anche i due processi nei confronti delle forze dell’ordine che durante il G8 commisero abusi ed ingiustizie (alla Caserma di Bolzaneto e durante l’irruzione alla Scuola Diaz) arrivino alla loro giusta sentenza (prevista per la fine dell’estate).

Che si faccia veramente luce sui fatti di quei giorni e di quelli successivi, sugli insabbiamenti, sui depistaggi, sulle false testimonianze, sulle responsabilità dei politici che hanno cercato di nascondere la verità parlando di terrorismo e che ancora oggi cercano di far passare quella vicenda come una “furia incontrollata” contro la quale le forze dell’ordine reagirono per “assicurare l’incolumità dei cittadini”: l’ordine pubblico non è fatto di teste spaccate.

Perché è vero che la giustizia non è sempre “dalla tua parte”, ma è altrettanto vero che deve essere uguale per tutti.

Dov’è la Polizia pulita?

Dov’è la Polizia pulita? Quella che non ha spaccato teste alla Diaz? C’è qualche poliziotto che, per dio, non condivide quelle azioni?
Mi ponevo queste domande, qualche ora fa.

Me le ponevo ascoltando le intercettazioni telefoniche fatte durante quelle ore.

Me le ponevo perchè sembra che questa Polizia non esista, se non nelle esposizioni di qualche dirigente, di tanto in tanto.

Io credo che se fossi un poliziotto, dopo quanto è accaduto alla Diaz (ma a Genova in generale), mi sarei sentito talmente fuori posto che avrei posto un ultimatum: o io, o loro. E probabilmente avrebbero scelto “loro”. E io me ne sarei andato sbattendo la porta.

Mi chiedo: nessuno l’ha fatto? E’ stato messo a tacere? Non se ne è parlato? Possibile. Tutto è possibile. Ma alla Diaz c’erano (esagerando) 300 uomini. A Genova potevano essere 10.000 (bum)? La Polizia in Italia non ha 10.000 uomini. Perchè gli altri non hanno fatto sentire la propria voce, preso le distanze da quei fatti, da quei colleghi? Perchè condividono?

Perchè si cerca di nascondere e proteggere, anzichè denunciare, quei poliziotti che, infiltrati e travestiti tra i BlackBlock, partecipavano ai disordini anzichè prevenirli (o quanto meno, chiarire il perchè di tanta oggettiva inefficenza nella loro prevenzione)?

Perchè ancora oggi, ai processi sui fatti di Genova, alcuni dirigenti della Polizia non si presentano in aula (notizia data ieri da un giornalista presente alla Diaz, durante un’intervista rilasciata a Radio Popolare)? Non è forse una mancanza di rispetto verso uno Stato che loro dovrebbero proteggere?
Manganelli, di recente posto a capo della Polizia e vice-capo all’epoca dei fatti del G8 ci è stato passato come “completamente estraneo” alla vicenda. Ma durante la riunione tenutasi all’interno della Diaz, quella delle molotov, era o non era al telefono con le persone presenti?

Perchè nessuno parla, perchè nessuno spiega. Come si può mantenere una fiducia nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine, quando queste non prendono in maniera netta le distanze dai responsabili di quegli atti criminali?

Silenzio e riticenza: questi i nostri media

Ormai al silenzio mediatico ci stiamo abituando.

Le persone che mi stanno vicine, non si stupiscono nemmeno piu quando riporto loro l’ennesimo caso di censura mediatica. Il mondo della televisione italiana (praticamente “il media” per oltre 30.000.000 di italiani) è molto peggio di quello della prostituzione. Non solo per denaro, anche per potere o per semplice ricatti, ma alla fine quello che non deve passare non passa.

Il mondo di internet sta cercando, in qualche modo, di cambiare questo stato delle cose, ma l’informazione su internet (e lo stesso accesso alla rete) rimane un privilegio di pochi (pochissimi) eletti. Qui si entrerebbe nel campo del “digital divide”, e non è il caso (stavolta) addentrarvici.

Il mio intento invece è quello di fare “informazione”, nel mio piccolo. Di segnalare un interessantissimo documento della BBC che riguarda Chiesa e pedofilia, coinvolgendo in prima persona anche il cardinale Joseph Ratzinger, noto anche come papa Benedetto XVI, il quale ha avuto un ruolo fondamentale nella vicenda, rinnovando il Crimen Sollicitationis (di cui si parla ampiamente nel video che riporto), documento vaticano che vieta ai cattolici di denunciare e testimoniare reati sessuali da parte di esponenti della Chiesa, pena la scomunica. Un video di una mezz’oretta, davvero interessante, pubblicato non da un pinco pallino qualsiasi, ma dall’autorevolissima BBC, che non ha trovato alcuno spazio sui media nazionali. Strano eh? Beh, trova spazio (anche) qui.

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Altra notizia da dare, è quella della condanna dello Stato Italiano (della quale potete trovare alcuni riferimento in questo articolo di Matteo Flora) per i fatti del G8 di Genova, anche questa passata assolutamente in sordina. Il 4 maggio infatti, il Ministero dell’Interno è stato condannato dal giudice Angela Latella, del tribunale di Genova, in relazione al pestaggio dell’attivista della rete Lilliput Marina Spaccini da parte di due polizziotti, il pomeriggio del 20 luglio 2001, in Via Assarrotti. La Spaccini, pacifista cinquantenne che si trovava tra quelle persone con le mani dipinte di bianco ad urlare “Non violenza!”, non vedrà altro che un misero risarcimento (5000 euro), ma il fatto è di quelli che lasciano il segno; viene infatti condannato il pesante velo di omertà che ha coperto i fatti del G8, vengono condannate le reticenze ed i depistaggi. Un estratto della sentenza:

Se risulta chiaramente che la Spaccini sia stata oggetto di un atto di violenza da parte di un appartenente alle forze di polizia non si può neppure porre in dubbio che non si sia trattato né di un’iniziativa isolata, di un qualche autonomo eccesso da parte di qualche agente, né di un fatale inconveniente durante una legittima operazione di polizia volta e riportare l’ordine pubblico gravemente messo in pericolo.

E non finisce qui: perché un’altra notizia che è passata in assoluto silenzio (fatta eccezione per alcuni paragrafetti sull’Unità ed il Corriere) è quella della condanna in appello a 2 anni per Marcello Dell’Utri (braccio destro di Berlusconi) e Vincenzo Virga per tentata estorsione. Marco Travaglio, come al solito, non si tira in dietro quando c’è da parlare, ed ecco il suo articolo che spiega sicuramente meglio di quanto non potrei farlo io le implicazioni ed il silenzio che circondano questa condanna.