Su queste pagine avete letto spesso di libri: sono una mia passione (e un mio debole, lo ammetto), ma soprattutto sono un mezzo incredibilmente importante di diffusione della cultura (anche i romanzi, anche se non è così evidente). In un delicato momento politico come quello che stiamo vivendo in questi giorni, proprio la “cultura del popolo” farà (come ha sempre fatto) da ago della bilancia: è infatti la cultura, l’istruzione nella sua accezione più ampia a consentire alle persone di non farsi irretire dalle demagogiche menzogne che i nostri politici raccontano nel tentativo di guadagnare un effimero consenso (nel libro che sto attualmente leggendo, si fa un’interessante analisi proprio di questo fenomeno): le esperienze e la cultura derivanti dai libri possono fare la differenza, sotto questo profilo.
Viene allora naturale chiedersi quanto leggano gli italiani. Sono sempre stato piuttosto scettico sotto questo punto di vista, e certo il post di Booksblog di qualche giorno fà, che riprende a sua volta un articolo de “Il Quotidiano” (che a sua volta cita un sondaggio condotto da Ipsos e Mondadori) non contribuiscono a modificare questa mia opinione: 62 italiani su 100 non hanno letto nemmeno un libro nel 2007, arrivando addirittura ad affermare che “i libro sottraggono tempo ad attività più importanti e divertenti” (tipo guardare le veline in tv! O la partita di calcio la domenica, tanto per ricadere nei miei bei vecchi cari luoghi comuni). Leggono invece da 1 a 5 libri l’anno il 24% della popolazione, mentre i lettori “medi” e “forti” (quelli che leggono “molto”) non raggiungono il 5%.
Dato particolarmente interessante che emerge da questa indagine, è che leggono meno gli abitanti con basso reddito, scarso livello di istruzione e che vivono nel meridione (-8% di lettori rispetto al 2003): mi viene spontaneo chiedermi se il basso livello di reddito (quello di istruzione pare logico) sia una causa o un effetto della poca lettura…
Sicuramente parte di questa disaffezione, come sottolinea l’articolo, è dovuta all’imposizione di leggere a scuola (spesso libro non propriamente di semplice comprensione), ma basterebbe da adulti tentare con un paio di libri di propria scelta per spazzare via questa “disaffezione”… invece i nostri connazionali preferiscono crogiolarsi nella propria ignoranza, credendo al babau la prima volta che qualcuno lo nomina.
Posso dire che questo non mi fa ben sperare per il futuro (prossimo e non) del nostro paese, o è da iettatore?