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Gianni Biondillo – Nel nome del Padre

Nel nome del padre

E’ un bel pezzo che non scrivo recensioni di libri sul blog: un po’ perché il tempo per la lettura ultimamente è stato sacrificato rispetto ad altri impegni (siamo passati dalle oltre 10.000 pagine lette del 2007 alle poco più di 4000 del 2008, alle nemmeno 3300 del 2009), un po’ perché l’attività di pubblicazione sul blog si è concentrata su altre tematiche. Colgo però l’occasione di un libro da “cinque stelle” del “solito” Gianni Biondillo, “Nel nome del padre” per tornare a dare suggerimenti sulle Vostre letture.

Nel nome del padre” è l’ultimo romanzo in ordine cronologico (settembre 2009, sempre da Guanda) di Gianni Biondillo; a differenza delle prime opere di Biondillo e nel pieno rispetto dell’impostazione stilistica che questo autore sta dando ai suoi romanzi, questo volume va ad incastonarsi nel mosaico dei vari personaggi che gravitano attorno al personaggio dei primi romanzi dell’autore, l’ispettore Michele Ferraro, che in questo volume è relegato ad un ruolo secondario, quasi di comparsa. La dimostrazione che un autore di successo non può essere succube dei personaggi che gli hanno regalato la notorietà, ma anzi deve avere il coraggio di cambiare, reinventarsi: altri autori di ben più ampia popolarità ci hanno provato senza successo, a sottolineare la bravura dell’autore milanese.
Il tema affrontato dal romanzo è delicato: in un susseguirsi di colpi di scena, con un tratto da esperto autore di noir come è Biondillo, veniamo guidati nelle difficoltà quotidiane, nella solitudine, nei dubbi e nelle incertezze di un padre “non affidatario”, tra visite alla figlia negate, difficoltà economiche, il tentativo di rifarsi una vita (ed una famiglia), di riprendere a vivere. Anche quando tutto sembra concludersi, Biondillo non ci risparmia altri colpi di scena, che trascinano il lettore dalla prima all’ultima pagina in un soffio.

Sicuramente un libro che mi sento di consigliare a quanti hanno voglia di una lettura facile e coinvolgente, così come a coloro che volessero “assaggiare” qualcosa di questo autore.

Voto su Anobii.com: 5/5 (Bellissimo)
Recensione su Anobii.com:

La dimostrazione che un autore di successo non è succube del proprio personaggio: in questo libro Biondillo si slega dal solito Michele Ferraro (c’è, ma è poco più di una comparsa) senza per questo perdere di efficacia.
Un altro libro che va ad incastonarsi in un mosaico di rimandi e riferimenti con gli altri volumi dello stesso autore.
Ho letteralmente divorato questo libro: letto dalla prima all’ultima pagina tutto d’un fiato, senza interruzioni.

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FriendFeed sta sfondando?

La nascita di web applications più o meno sociali, non è certo una novità. Non molto tempo fà, ho scritto (male per altro) di Plurk, l’ennesimo tentativo di spodestare twitter dal trono sul quale i blogger lo hanno posto. Spesso i nuovi social network nascono, fanno “il botto” e poi rapidamente muoiono, tornando nell’oblio da cui sono venuti (portandosi per altro dietro un carico di dati legati alle persone che vi si sono iscritti non sempre privi di valore).

Per FriendFeed invece, nonostante sia piuttosto giovane, le cose sembrano prendere una piega diversa: ha già raccolto l’adesione di numerosissimi esponenti di spicco della “blogopalla”, che ne stanno facendo un uso intensivo (tardando per altro a far nascere polemiche a riguardo, buon segno), rendendolo già piuttosto interessante per un nuovo iscritto.

I motivi del suo (possibile) successo sono diversi, ma quello principale è a mio parere l’approccio, che si discosta nettamente rispetto a molti altri social networks: non più la necessità di registrarsi, inserire montagne di contenuti, linkare “friends”, e poi dover mantenere aggiornato un account di un network che verte su un argomento che se anche scatenasse il nostro entusiasmo, difficilmente troverebbe lo stesso apprezzamento in tutta la folta schiera di amici che abbiamo linkato. In questo modo, infatti, la frequenza di aggiornamento si riduce, l’interesse medio per il social network proporzionalmente viene meno e presto o tardi la “bellissima piattaforma proposta” cade nel dimenticatoio.
FriendFeed propone un approccio diverso (degno una volta tanto di prendere davvero la “certificazione web-2.0”): integrazione ed aggregazione di moltissimi altri servizi già esistenti, consentendo di tenere sotto controllo, in un’unica paginata, tutta la vita “web sociale” che ci circonda, fornendo per altro una serie di funzionalità aggiuntive, quali la possibilità di commentare ed “apprezzare” azioni (di qualsiasi natura) di altri utenti.
Da questo punto di vista, potrebbe assomigliare per certi versi a Google Reader (del qual per altro aggrega le Shared Pages degli utenti), ma con un aspetto più spiccatamente sociale. Ho perfino letto da qualche parte che potrebbe prenderne il posto, anche se questa eventualità mi lascia piuttosto dubbioso: sono molto più propenso a ritenere che lo sprone “sociale” di FriendFeed gioverà a Google Reader, che ha proprio in questo aspetto una carenza piuttosto evidente (soprattutto nel vincolo con l’account Google Talk), facendogli fare un salto in avanti (sia questo nella direzione dell’eliminazione dell’aspetto sociale o del suo potenziamento ed allargamento).

Molto interessante la funzionalità degli “amici immaginari”, che consentono di sostituire un utente non registrato inserendo manualmente i feed e gli account ad esso relativi, in modo da poter sopperire alla sua mancanza sulla piattaforma (pecca, sotto questo punto di vista, nel segnalare la presenza di un account reale che riporta gli stessi dati che vengono inseriti o la possibilità di aggiungere feed ad utenti già esistenti, anche se solo localmente); in un certo senso questa possibilità va contro l’interesse stesso di FriendFeed (al quale gioverebbero invece le registrazioni), ma lo staff deve avere molta fiducia nel nuovo portale, al punto da potersi permettere di attendere un ritorno nel medio termine anziché immediato.

Altro aspetto interessante, è quello di consentire l’allargamento della propria schiera di conoscenze tramite la visualizzazione delle attività degli amici di amici (spesso interessanti tanto quanto gli amici stessi) e l’assoluta mancanza di “punteggi” (che hanno invece fatto in parte la rovina di Plurk).

Inutile dire che non tutte le ciambelle riescono al primo colpo con quattro o cinque buchi, che non è tutto oro ciò che luccica, che si inciampa sempre in qualcosa: la piattaforma attualmente coperta da FriendFeed presenta alcune sensibili pecche, su tutte (almeno personalmente) la mancanza del supporto per Anobii.com.
Ho naturalmente già inviato un suggerimento allo staff in questo senso e mi hanno prontamente (e diplomaticamente) risposto che “terranno conto del suggerimento”. Almeno hanno risposto, ulteriore segno di interesse, apertura e serietà 🙂

Phishing: la class action

pagePare che i cittadini si facciano sempre più furbi nel riconoscere i tentativi di phishing e così anche gli autori devono spremere le loro meningi per ottenere messaggi sempre più credibili e realistici. Lo “stato dell’arte” me lo sono trovato in inbox questa mattina, proveniente dall’indirizzo di un fantomatico “Studio Legale No Profit” dei Fratelli Di Matteo, che invia a “tutti gli italiani” (alla faccia della rubrica!) il modulo da compilare per richiedere il risarcimento di 1000 euro a fronte dell’ingiustificata pubblicazione dell’elenco dei contribuenti pubblicati dall’Agenzia delle Entrate.

Riporto il testo della mail:

ROMA li 10/06/2008

Alla cortese attenzione dei Cittadini Italiani,

Dopo la decisione del Garante per la Privacy sulla vicenda dell’elenco dei contribuenti pubblicato sul sito dell’Agenzia delle Entrate, abbiamo il piacere di informarvi che abbiamo vinto la battaglia.

Alla luce del provvedimento del Garante, milioni di Cittadini Italiani i cui dati sensibili sono stati violati, possono finalmente ottenere il risarcimento dei danni subiti.

Per tale motivo abbiamo predisposto il modulo in allegato che tutti i cittadini Italiani devono scaricare, compilare, e inviare per ricevere l’immediato risarcimento di 1.000 Euro

per ciascun familiare per la grave violazione della privacy subita.

Distinti Saluti.

Avv. Claudio Corbetta

Studio Legale No Profit
Viale Matteotti 145
00195 Roma
Tel. 06 7158031
Fax. 06 7175323

Notevole la cura con cui è stata scritta questa mail: buono l’italiano, termini contestualizzati, addirittura riferimenti finali con indirizzo e numeri di telefono. Un minimo di attenzione, però (fondamentale come sempre quando si parla di email), ci porta ad alcune considerazioni

  1. “alcuni milioni di italiani”, “1000 euro”: rapido calcolo, fanno miliardi di euro in rimborsi. Sembra possibile che uno Stato così impantanato in problemi economici possa cacciare una simile somma senza battere ciglio, senza dilazionare, senza che vi sia il solito “aita aita” generale dei mass media? (E anche fosse, ci converrebbe come cittadini italiani chiedere un rimborso di questa entità?)
  2. “che tutti i cittadini italiani devono scaricare”: devono o possono? Mi sembra piuttosto curioso il termine usato, unica pecca nell’altrimenti ben fatto corpo del messaggio.
  3. La spiegazione sulle procedure sono un po’ troppo limitate, non sembra? Si parla di “ciascun familiare”: compresi i neonati e bambini sotto i 18 anni, i cui redditi non sono stati pubblicati? Pare piuttosto curioso…
  4. Una rapida ricerca su Google e Pagine Bianche ci informa che non solo i due numeri elencati in firma (fax e telefono) non sono rintracciabili (cosa che potrebbe anche essere, nel caso in cui ne fosse fatta esplicita richiesta, ma piuttosto curiosa per uno studio legale), ma soprattutto che non esiste nessuno studio legale “Fratelli Di Matteo”.
  5. Inutile dire che l’allegato, più che un modulo (che avrebbe estensione .doc o .pdf), sembra un eseguibile (.exe) e come tale va evitato come la peste.

Come al solito, il consiglio è di usare la testa, su tutti i messaggi di posta che arrivano, soprattutto quando invitano ad aprire link a pagine web e/o allegati di qualsiasi forma…

Paolo Sorrentino – Il Divo

Centodieci minuti, poco meno di 2 ore. Tanto è bastato a Paolo Sorrentino per mettere in scena il suo ultimo film. Ed io, dopo centodieci minuti di visione (per una volta senza l’italianissima interruzione a metà film), mi sono alzato in silenzio, ho sceso le scale che portavano all’uscita, composto il seguente messaggio

Regia e fotografia de “Il Divo” valgono il prezzo del biglietto.

e l’ho spedito a mio padre, perché so che questo film gli piacerà. E mi dispiace non averlo potuto vedere con lui, dopo aver condiviso film come “Amen“, “La stanza del figlio“, come “Caos calmo“, come tanti altri film ai quali, con mio grande rammarico, non si sono aggiunti “Gomorra” ed “Il Divo” che certo avrebbero meritato tanto onore.

Accertato ed appurato che non si tratta di un documentario sulla vita di Giulio Andreotti (pur a tratti non andando poi così lontano) e quindi senza la pretesa di raccontare con puntiglio e coerenza ogni aspetto delle vicende a lui collegate, de “Il Divo” rimane il capolavoro premiato con la “Palma della Giuria” al recente festival di Cannes. Un film forse caricaturale, che non va però confuso con il pur riuscito “Il Caimano” (non me ne voglia Moretti): fotografia splendida, regia perfetta, attori credibili e capaci (su tutti spicca un Toni Servillo a dir poco strabiliante).

Paolo Sorrentino dimostra con questo film (e conferma quanto già mostrato da Garrone con “Gomorra”) che il cinema italiano (quello serio, quello vero) non è morto ne tantomeno è rappresentato dal solo, bravissimo, Nanni Moretti.

Gomorra, il film

Se avete progettato di andare al cinema, questa settimana, indipendentemente da ciò che avete scelto di andare a vedere ripensate la vostra scelta: è uscita la versione cinematografica di Gomorra (tratta dal noto libro di Roberto Saviano) che vale decisamente i 7, 8 o 9 euro che costerà il vostro biglietto.

Sulla scia del successo del libro, Matteo Garrone prova a portare il messaggio “al grande pubblico”. Da questo punto di vista, la prima valutazione da fare è legata alle aspettative che le stesse case distributrici depongono sull’opera: il sabato sera, la proiezione di mezzanotte non c’è, si deve andare a quella delle 22:10. Mi sembra un’aspettativa un po’ misera, soprattutto dopo averlo visto e ancora di più dopo aver visto l’incasso dei botteghini per questo weekend, che vede il film di Garrone al primo posto, con oltre 1.800.000 euro di incassi.

Il paragone tra libro e film, come al solito, è piuttosto ingiusto: il libro ha a sua disposizione tutto lo spazio ed il tempo che vuole, mentre il film richiede rinunce, tagli, adattamenti (nonostante il risultato superi i 130 minuti di durata). Detto e tenuto a mente questo, ci sono un paio di cose, riguardo al film, che voglio dire. In primo luogo, voglio dire che ho trovato davvero molto bella la fotografia. Lungo tutto il film ci si sente partecipi di quello che accade, penetrando in un mondo nuovo e duro che così bene descrive l’autore.

I due problemi principali, invece, del film, sono da un lato la difficoltà di comprensione (ho trovato il libro estremamente più chiaro e shockante che non il film, nonostante la recrudescenza di certe scene proposte in quest’ultimo, che non sopperiscono alla mancanza, a tratti, di sostanza), dall’altro l’errata percezione che allo spettatore rimane, alla fine della proiezione, della circoscrizione del fenomeno camorristico alla sola Campania, punto cruciale tra quelli trattati dal libro di Saviano.

In se quindi, un ottimo film (meritatamente candidato al Festival di Cannes), anche se a coloro che lo vedranno suggerisco comunque una (almeno successiva) lettura del libro.

Roberto Saviano – Gomorra

Immagine di GomorraGomorra è un libro duro, in tutti i sensi: duro nel contenuto, duro nel lessico, duro nella costruzione fraseologica, con nessuna necessità di essere reso più semplice, perché è la vita a non essere semplice. La narrazione comincia subito pesante, complessa, ricca di metafore e descrizioni, mescolando parti autobiografiche, giornalismo d’inchiesta, denuncia ed analisi sociale in un mix che non è semplice digerire, soprattutto per coloro che non sono avvezzi alle letture impegnative (le oltre 300 pagine, sebbene possano sembrare poche, non lo sono).

Gomorra è un libro scritto da un ragazzo di 27 anni (oggi 29) che ha avuto il coraggio di dire ciò che altri hanno taciuto. Saviano sta pagando questo coraggio: vive sotto scorta in seguito alle minacce ricevute dalla Camorra stessa, che oggi cerca di delegittimarlo, di irriderlo, di ridurlo al silenzio mediatico prima ancora del silenzio fisico, di chiuderlo in un “cappotto di legno”.

Gomorra è un libro che ha venduto un milione e duecentomila copie, tradotto in 33 lingue per 41 paesi, citato tra i 100 libri più importanti del 2007 dal New York Times, risultato che va ad aggiungersi agli oltre 10 premi raccolti in due anni. Un libro dal quale è stato tratto un adattamento teatrale e del quale uscirà, venerdi prossimo (16 maggio) la versione cinematografica. Un libro che da due anni resiste praticamente inattaccabile in testa a tutte le classifiche di vendita, e non c’è da chiedersi perché.

Gomorra è un libro da vivere, non da leggere. E’ un pugno nello stomaco, è un vetro che si infrange, è rabbia, è una realtà violenta e dolorosa che ti travolte, ti toglie il respiro, uccide qualcuna delle speranze che ti restano. E’ un libro che ti cambia il modo di vedere il mondo, che ti arricchisce e di impoverisce allo stesso tempo. Indubbiamente un libro che ti fa riflettere, come se al giorno d’oggi fosse poco.

Gomorra è un libro di denuncia, non un romanzo, scritto per coloro che credono che la Camorra non li riguardi, che non esista, che non siano invischiati nei suoi traffici, solo perché non vivono in Campania. Un libro scritto per denunciare non solo le nefandezze di un impero criminale dalle dimensioni spaventose, ma anche i soliti reticenti mass media. Il racconto di una realtà che coinvolge tutta l’Italia, l’Europa, con propaggini che raggiungono molti dei paesi del mondo di cui quotidianamente sentiamo parlare.

Gomorra è un libro che racconta: racconta di una Campania ostaggio di un sistema forte e radicato sul territorio, dinamico, efficace, veloce, mutevole, scaltro, avido. Racconta di una Campania devastata dai rifiuti provenienti da tutta Italia, due anni prima che scoppiasse il “grande scandalo” (già sopito per altro).

Gomorra è un libro che non si può tralasciare, a costo di perderci un mese e passa (come capitato al sottoscritto) e rischiare l’ulcera.

Commento su Anobii.com:

Finire Gomorra è un’effimera liberazione. Liberazione da una prosa asfissiante, dura e crudele, a tratti dolorosa. Liberazione da un orrore abilmente raccontato da Roberto Saviano, un orrore dal quale non ci si libererà però mai più. Gomorra è un libro che cambia il modo di vedere il mondo, che svela qualcosa di enorme che fino a ieri ignoravamo, colpevolmente. Gomorra è un pugno nello stomaco, è un vetro che si infrange, è rabbia, è una realtà violenta e dolorosa che ti travolte, ti toglie il respiro, uccide qualcuna delle speranze che ti restano. Gomorra è un libro da leggere.

CapaRezza – Le dimensioni del mio caos

Non sono solito comprare dischi. E non come penseranno i maligni “perché me li scarico piratati”: semplicemente perché non ho tempo di ascoltare musica. Ogni tanto però, capita l’occasione di trovare in giro album di autori che storicamente mi aggradano, e di acquistarli (un po’ per piacere personale, un po’ come forma di sostegno all’autore in questione).

CapaRezza è sicuramente uno dei miei autori preferiti (statisticamente parlando quantomeno), non potevo avere reticenze nell’acquistare il suo terzo quarto album (14 tracce), per la modica cifra di poco più di 17 euro.

Il risultato certo non lascia delusi: i testi di “Capa” sono sempre piuttosto incisivi (ci aveva abituato bene con gli altri due album e questo non è da meno), la musica orecchiabile e gradevole. Un ottimo lavoro.

Carlo Lucarelli – Almost Blue

Immagine di Almost blueAvevo letto, pochi giorni fa, una raccolta di novelle di Lucarelli, e mi era piaciuta molto. Mi rendevo però conto che tra scrivere una novella ed un romanzo (giallo che sia) di acqua ce ne passa. Non perché scrivere una novella sia più semplice (anzi, come proprio Lucarelli faceva notare nell’introduzione a “Il lato sinistro del cuore”, in una novella è necessario che l’autore dia il meglio di se stesso, avendo pochissime pagine a disposizione per catturare il lettore), ma perché la tecnica e le modalità di scrittura variano molto.
Proprio per colmare la lacuna, avevo deciso di affrontare Almost Blue, appena acquistato, facendogli scavalcare la mia (ormai proverbiale) coda di lettura: non posso certo dirmi insoddisfatto.

Almost Blue è un ottimo romanzo la cui pecca maggiore è forse la poca originalità della trama (d’altra parte è un romanzo giallo, no? L’assassino è pur sempre il maggiordomo…), alla quale però Lucarelli sopperisce senza problemi con la bellezza del racconto: è un continuo dipingere di colori, voci ed emozioni (possibile anche grazie alla cecità di uno dei protagonisti che offre il destro proprio ad un poetare sulla realtà) che coinvolge il lettore e lo trascina senza peso alcuno, nei vortici di una Bologna strana, sommersa, dolce e violenta allo stesso tempo, scossa nel profondo da una serie di efferati omicidi, apparentemente inspiegabili.

Decisamente un noir… blu! 🙂

Commento su Anobii.com:

Si potrebbe leggere tutto d’un fiato, questo romanzo di Lucarelli. Duecentocinquanta pagine non sono certo un peso eccessivo per un lettore abituale, e le pagine scorrono veloci, trascinate dalla bellezza e dalla leggerezza del racconto, e da una trama non così pesante e complessa da necessitare particolari attenzioni. Un gran bel noir… colorato.

Leonardo Sciascia – Una storia semplice

Immagine di Una storia sempliceStupidamente, sono partito da Milano per Bruxelles con un solo libro (già cominciato) da leggere. Già nel viaggio per Bruxelles l’avevo quasi finito, e non è sopravvissuto alla prima sera. Così, ieri mattina, ho pescato dalla libreria di papà “Una storia semplice”, di Leonardo Sciascia. Motivo della scelta? Essenzialmente il fatto che non avevo mai letto di mia spontanea volontà e con un minimo di attenzione un libro di Sciascia; in concomitanza al fatto che essendo “spesso” solo 90 pagine, mi dava la garanzia di poterlo leggere entro il 26 mattina (in realtà non è durato la giornata del 24).

“Una storia semplice” è un titolo che ben esemplifica il contenuto di questa novella di Sciascia: un giallo molto breve, senza una trama particolarmente ricamata, ma che proprio nella sua semplicità trova modo di esprimere una quantità di spunti di riflessione non indifferenti. Una lettura piacevole, che non fa mal figurare lo stile piuttosto barocco di Sciascia (che forse risulterebbe più pesante con libri molto più corposi).

Un libro assolutamente suggerito per coloro che hanno voglia di leggere qualcosa senza troppo impegno, pur non volendo scadere nella banalità che purtroppo accompagna molti scrittori “econimico-commerciali” dei giorni nostri.

Commento su Anobii.com:

Sciascia non è certo un neofita della scrittura, e questo libro lo dimostra pienamente: offrire cosi tanti spunti in meno di 90 pagine non è da tutti.
Una storia breve ma simpatica, una novella da leggere.

[Cinema] Ratatuille

Questa sera, per festeggiare il compleanno di Laura, sono andato con lei (soli soletti) al cinema, a vedere un film del quale attendevamo da quasi un anno (a me pare di più, ma lei dice che mi sbaglio…) l’uscita: Ratatouille.

Si tratta di un film piuttosto divertente, il cui personaggio principale (il topo Remy) non ha nulla da invidiare, come carattere e come personalità, ai precedenti film della Pixar, alla quale vanno i miei complimenti per l’ottimo lavoro.
Al di là della trama, in sé non stupefacente, quello che vale la pena sottolineare di questo film (oltre alle lacrime agli occhi di alcuni passaggi davvero esilaranti) è la morale: valutare le persone per quello che sanno/sanno fare, e non in base al loro aspetto, o alla loro origine. Probabilmente questo concetto non apparirà lampante (soprattutto a coloro i cui neuroni tendono a rimanere intorpiditi dal fluire dei pensieri), ma basterà un minimo di riflessione per coglierlo appieno.

E’ un messaggio estremamente importante, in un mondo che cambia sempre più velocemente e sempre più velocemente si trova ad incrociare differenze, a meticciarsi, guadagnando (in my humble opinion) ad ogni passaggio. Un messaggio, questo, che tra l’altro viene ritenuto uno di quelli fondanti della cultura hacker che, guarda un po’, lo applica brillantemente da quasi 50 anni…

In definitiva, mi sono davvero divertito: il film vale davvero il prezzo del biglietto.