Appunti sulla lettura

maury.mccown via Flickr

E’ talmente tanto tempo che non scrivo su questo blog che ho il dubbio di non ricordarmi nemmeno più come si fa’. L’occasione però è ghiotta e viene da una interessante puntata di una nota trasmissione di Radio24 dedicata ai libri. In particolare, riflettendo sul tema della lettura, ci sono tre argomenti chiave che sono stati trattati e sui quali mi piacerebbe condividere con voi qualche considerazione:

  • L’imposizione della lettura: chi più chi meno durante il nostro periodo scolastico, siamo stati invogliati alla lettura. Spesso ciò significa banalmente imporre la lettura di un libro (in genere un classico della letteratura) a tutta la classe, per poi leggerne alcune parti durante le lezioni, facendo analisi e commenti sul testo e sulla situazione socio-economo-politica descritta nel romanzo. In questo modo, durante i lunghi anni della mia infanzia, si è riusciti a farmi odiare libri nobili come “I promessi sposi”, o “La divina commedia”: giuro, ho un ricordo pessimo di questi libri, nessuna voglia di rileggerli, poche nozioni in croce di ciò che riguarda trama, personaggi, contenuti notevoli. I libri di cui serbo invece ricordo migliore sono quelli che risalgono all’epoca della fine delle medie, quando un avveduto professore aveva preso l’abitudine di costringerci a leggere, ma senza imporre il titolo: si poteva scegliere un libro a piacere, lo si leggeva e si presentava alla classe un (breve) riassunto della trama, correlato ad una (altrettanto breve) ricerca sui riferimenti sociali, politici ed economici di quanto raccontato, mentre il professore poteva fare domande durante la presentazione e cogliere spunti per approfondire alcuni argomenti piuttosto che altri. Terminato il tutto, si ripartiva da capo, con un nuovo libro (del quale bastava comunicare il titolo, e sulla base del numero di pagine veniva stabilita una data di massima per la presentazione dei risultati della lettura).
    Come si può d’altra parte pensare di far apprezzare ai giovani (e non solo) la lettura, quando si rende il loro approccio ai libri un’imposizione? I libri sono fantasia, sono libertà d’immaginazione, sono un viaggio in territori sconosciuti della mente, della storia, della geografia… E’ più importante una diffusa “conoscenza” della Divina Commedia oppure una diffusa abitudine alla lettura che accompagnerà gli studenti per tutta la vita?
  • Come leggere? Altro argomento chiave, riguarda l’evoluzione dei metodi di vendita e utilizzo dei libri: negli ultimi dieci anni si è cercato a più riprese di lanciare il fenomeno degli eBook. Si è visto un proliferare di formati, device, idee più disparate, va detto generalmente con scarso successo per altrettanti e variegati motivi. Ancora oggi, nonostante la forte pressione esercitata da Amazon e Apple (con Kindle, iPad ed iPhone vari), il fenomeno degli eBook non è realmente decollato, soprattutto non in Italia, dove le case editrici stentano a comprendere quali vantaggi possa portare l’adozione dei formati digitali nella vendita e nella fruizione di libri. Ma in effetti, quali sono i motivi che dovrebbero spingerci a leggere libri in formato digitale anziché nel classico ed amato formato cartaceo?
    1. In primis viene generalmente citato il fattore economico: l’eliminazione della stampa fisica infatti riduce i costi fissi legati alla distribuzione sia essa intesa come creazione del supporto (stampa) sia come trasferimento dello stesso dalla “fabbrica” alla libreria (o biblioteca) di destinazione, che è effettivamente la parte più onerosa del processo. Il prezzo dei libri potrebbe così calare dagli attuali 10-20 euro a libro a 2-5 euro a libro senza intaccare sensibilmente il ritorno economico dell’editore (taglierebbe eccome invece i guadagni di tutti gli intermediari della catena). Mi chiedo ogni volta se si tratti effettivamente di una motivazione reale: gli italiani acquisterebbero davvero più libro se costassero meno? Se si, perché non si fa man bassa allora dei libri usati e/o in ristampa economica, i cui prezzi sono grossomodo allineati a quelli che abbiamo citato?
    2. Altro argomento chiave è la quantità dei libri disponibili: riduzione dei costi di stampa significa aumentare i libri distribuibili, in quanto non ci sarebbero più quantità minime di copie da stampare e da inviare alle librerie. Questo potrebbe spingere gli editori a pubblicare molti libri anche interessanti e che al momento vengono scartati in quanto anti-economici o “troppo di nicchia” per vedere un riscontro effettivo sul mercato. Con il passaggio al digitale e l’azzeramento dei costi di duplicazione, vedremmo crescere esponenzialmente il numero di libri a disposizione per la vendita. Considerando che già oggi, nella sola Italia ci sono più autori che lettori, che senso avrebbe tutto ciò? Ci sarà ancora più confusione di quella che già attualmente vediamo e questo certo non gioverebbe alla qualità media di ciò che si vede pubblicato (già adeguatamente scarsa per quanto mi riguarda). Ci troveremmo grossomodo nella condizione in cui si trova chi vuole cercare informazioni in internet: come fare a destreggiarsi nell’immensa mole di dati a disposizione senza utilizzare un buon motore di ricerca? Che garanzie potremo avere da parte di questa o quella casa editrice, come distingueremo prima dell’acquisto un buon libro da uno scadente?
    3. Certo, ci sarebbero le migliorie tecnologiche: i libri digitali possono consentire di prendere appunti senza rovinarli, esportare e condividere gli appunti stessi tra più lettori, possono vedere l’inserimento di contenuti aggiuntivi (audio e video, ma non solo) ed approfondimenti a richiesta del lettore (sto pensando a quanto più semplice sarebbe la gestione e la fruizione delle note a piè di pagina), ci sarebbe la non trascurabile possibilità di aggiornare i contenuti del libro, correggendo errori di digitazione, o per i libri “da consultazione”, i contenuti stessi. Ci sono ovviamente i vantaggi in termini di dimensione: potremmo portarci dietro, nello spazio di un libro cartaceo, intere biblioteche, con tutti i vantaggi che possono derivarne (io poi continuerei a leggere un libro alla volta, ma poco importa), così come potremmo acquistare libri ovunque ci troviamo (grazie alle reti di comunicazione senza fili come l’UMTS o il WiFi), scaricandoli direttamente sui dispositivi portatili che abbiamo acquistato (e questo porterebbe forse una ventata di freschezza nel languente settore delle “vendite”). Non dobbiamo dimenticare la questione dell’accessibilità: libri digitali significa compatibilità possibile con dispositivi che ne facilitino la fruizione da parte di persone diversamente abili: un libro digitale si può facilmente ascoltare, o leggere attraverso uno schermo braille, senza per questo comportare alcuna modifica al formato originale.
      Per contro, le device attualmente in commercio, per quanto decisamente migliori e più economiche di quelle delle generazioni passate (le batterie cominciano ad avere durate accettabili e la tecnologia degli schermi tattili rende tutto molto più semplice), restano ben lontane dalla fruibilità fisica di un libro cartaceo: insomma, non è la stessa cosa leggere su uno schermo LCD (meglio quelli e-Ink, ma ancora non ci siamo) rispetto ad un foglio di carta, mentre vincoli di marketing ed alcuni accordi commerciali rendono difficile la rapida messa in opera di molti di quei vantaggi di cui andavo farneticando poco fa.
  • Infine, ma non in ordine di importanza, c’è la questione più importante, la domanda che troppo spesso mi viene posta quando si parla di lettura, soprattutto in Italia: “ma perché leggere?“. Anche qui, le risposte sono molte (moltissime) e spesso del tutto personali, ma cercherò di sintetizzarne le tre principali che mi viene in mente:
    1. L’apprendimento: leggere migliora il proprio lessico, la propria padronanza della lingua italiana, l’uso che facciamo di certi concetti e di certi passaggi logici. Leggere aiuta a praticare certi meccanismi linguistici che poi ci scopriremo ad utilizzare in contesti anche molto diversi. Considerando quella che è la conoscenza media della lingua italiana da parte dei nostri concittadini (che rasenta l’analfabetismo, purtroppo), non è un argomento da sottovalutare.
    2. L’arricchimento in termini di emozioni ed esperienze: leggere significa viaggiare, accompagnati dall’autore, in luoghi sconosciuti della mente e della realtà. Significa fare esperienze nuove, vivendole tramite gli occhi dei protagonisti o dell’autore. Significa percorrere sentieri logici e della conoscenza (penso ai saggi) che ci arricchiscono, formano e deformano la nostra mente, il nostro modo di ragionare, il modo stesso in cui conduciamo, analizziamo la vita. Perché negarsi un tale patrimonio?
    3. La fantasia: un libro è un po’ come un film, ma senza i vincoli legati alle immagini, all’audio. Leggere ci permette di farci guidare si dall’autore del libro, ma ci lascia una notevole libertà di interpretazione, di immaginazione (lo dimostra il fatto che lo stesso libro può presentare recensioni anche molto diverse le une dalle altre). Se pensiamo al mondo sempre più grigio e monotono nel quale viviamo
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5 pensieri su “Appunti sulla lettura

  1. Siv

    Ben tornato al blog! Si sentiva la mancanza, se posso dirlo… 🙂

    Due cose:
    – ho appena comprato un Kindle (o meglio, preordinato), e devo ammettere che il mio obiettivo è quello di cercare di passare al formato digitale più cose possibili, ma soprattutto evitare finalmente di stampare pdf di materiale vario, vuoi universitario vuoi “libero”, materiale che non si è invogliati a leggere di fronte ad un PC (dove già stai gran parte della giornata a fare il tuo lavoro), soprattutto se le pagine sono più di una decina (almeno, io mi stanco, oltretutto lo schermo LCD non è adatto alla lettura prolungata);
    – sui libri imposti: al biennio del liceo anche a me hanno imposto libri, ma dipende spesso da che libri sono: la mia prof. di italiano mi fece scoprire De Carlo, Brizzi, Camilleri (!!!), Marquez, e sinceramente non rimpiango nessuno di quegli autori; certo, nel triennio sono ricomparsi i soliti noti (Verga, Pirandello, etc etc), ed alcuni di quei libri io (da sempre gran lettore) mi sono rifiutato di leggerli, dato che l’imposizione di alcuni classici francamente non mi è mai piaciuta. Comunque, a prescindere dall’autore, avrai sempre metà classe che legge il libro e metà che copia la recensione da Internet, penso sia piuttosto inevitabile.

    Concludo dicendo che mi è stato caldamente consigliato di rileggere i promessi sposi (cosa che, ammetto, non ho ancora fatto) adesso, senza alcuna pressione esterna: si dovrebbe apprezzare molto di più, mi dicono. 🙂

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  2. xlthlx

    Manca un dettaglio al perché leggere: anch’io non lo sapevo, ma leggere aiuta molto la memoria, sia a breve che a lungo termine. L’ho scoperto perché in caso di perdita di memoria per anzianità una delle attività consigliate è proprio questa.

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