Di questa benedetta spazzatura…

Emergenza rifiuti a Napoli Alla fine, è venuto il momento di parlarne. La questione va avanti decisamente da troppo tempo perché possa restare ancora in silenzio, soprattutto perché ricca di spunti di riflessione molto interessanti: la spazzatura di Napoli.

Che non è poi la spazzatura specifica di Napoli ad interessarmi: in questo momento l’emergenza è li, ma il problema dello smaltimento dei rifiuti che produciamo si pone a ciclo continuo, qua e la per l’Italia, ad intervalli regolari. Quella di Napoli poi, in particolar modo, è sensibile, perché la situazione si trascina, salvo momentanei miglioramenti dovuti ad iniziative temporalmente miopi (magari non c’era altro da fare, non metto in dubbio), da oltre 20 anni.

Vivendo a stretto contatto con una napoletana verace d.o.c. (la mia dolce metà), originaria di una cittadina non lontana dalle zone in cui è attualmente in corso “la grande protesta“, sento il problema particolarmente vicino, anche perché i suoi genitori stanno vivendo la crisi in prima persona, per cui dispongo di fonti di notizie “trasversali” e “di prima mano”, valore non indifferente in questa società dell’informazione perversa: come ci si può fidare di una fonte di informazioni (Porta a Porta) la cui inviata sul posto se ne esce con “C’è stato molto fermento quando si è saputo che sarebbe intervenuto l’esercito, e questo conferma che i poliziotti stanno caricando i cittadini”?

Come ben potete immaginare, il discorso “spazzatura” è saltato fuori anche durante il cenone di capodanno (trascorso in compagnia di tutto il parentado della mia dolce metà) e paradossalmente non per via dell’accenno al problema da parte del nostro Presidente della Repubblica durante il discorso di fine anno alla nazione (che non è stato nemmeno sentito, in diretta, e che mi sono riascoltato il giorno dopo da una registrazione). Le due parole scambiate mi hanno permesso di farmi un’idea (del tutto personale ovviamente) del problema, che vado ad esporre, pur essendo cosciente di attirarmi così l’ira di tutta una folta schiera di persone.

Il problema della spazzatura nel napoletano non è un problema singolo, a se stante, ma la sommatoria di una (lunga) serie di problemi minori che vanno trovando uno sfogo comune proprio con questa emergenza.
Il problema più evidente è certamente quello della spazzatura che va accumulandosi e necessita un rapido smaltimento, per evitare conseguenze ancora più spiacevoli del cattivo odore che possa emanare quando lasciata abbandonata troppo a lungo presso i cassonetti. Di questo problema è però importante individuare qualche causa:

  • Produrre troppo: non è naturalmente un problema specifico della Campania e dei napoletani, ma un qualcosa con cui tutti noi ci troviamo a dover fare i conti. Consumiamo troppo, e produciamo troppi rifiuti, di varie forme. L’area metropolitana di Napoli, terza in Italia per numero di abitanti dopo Roma e Milano, ha una densità abitativa di una certa rilevanza: tante persone cosi concentrate non possono che andare incontro ad una produzione eccessiva di rifiuti da smaltire.
  • Produrre male: la raccolta differenziata, a differenza di quello che avviene nella maggior parte delle altre città italiane, a Napoli stenta a partire, ormai da diversi anni, nonostante cassonetti appositi siano già presenti da alcuni anni in tutti i quartieri della città. Non starò ad indagare sul motivo di questo ritardo (qualche sospetto, ad essere onesto, ce l’ho, ma esula in larga parte), ma proprio l’assenza di quella che potrebbe essere la grande salvezza del sistema di smaltimento dei rifiuti partenopeo, va oggi ad aggravare ulteriormente la situazione, impedendo di discriminare le tipologie di rifiuti che dovrebbero avere una precedenza nelle operazioni di smaltimento.
  • L’egoismo: il Decreto legge n. 61/2007 (ultimo di una lunga serie), prevedeva l’apertura di 5 termovalorizzatori (inceneritori), con lo scopo di risolvere la situazione disastrosa delle numerose discariche della zona, ormai giunte a saturazione. Le proteste dei cittadini (comprensibili, per carità) ne hanno impedito la realizzazione: l’aver impedito la parziale soluzione del problema quando ce n’erano i mezzi, ha portato gli stessi cittadini nel bel mezzo di questa crisi, della quale ora si lamentano.
  • La camorra, che come tutte le vicende che vedono coinvolta la regione è attore protagonista della vicenda, spesso non in senso positivo.

Come dicevo, comprendo perfettamente i motivi che spingono alla manifestazione i cittadini dei comuni interessati dalla costruzione degli inceneritori e dalla apertura/riapertura delle discariche: io per primo non sarei contento se costruissero una discarica a quattro passi da casa mia, chi lo sarebbe. E’ però fondamentale comprendere da un lato che da qualche parte questi rifiuti andranno pur messi, se pur temporaneamente (e da questo punto di vista avrei preferito che si prestasse un po’ più attenzione alle parole del Presidente Napolitano nel suo discorso alla nazione), dall’altro che usare la violenza non mette altro che dalla parte del torto.

Non mi si può dire che “stanno manifestando” quando si da fuoco agli autobus ed ai camion, quando si bloccano le autostrade e le tangenziali, come è capitato negli ultimi giorni: non c’è da stupirsi poi che di fronte all’emergenza la polizia carichi e finisca con l’intervenire l’esercito! E’ esattamente come quando davano fuoco alla spazzatura: aiuta questo? No, non fa altro che rendere ancora più drammatica ed esasperata la situazione, portando dritti filati verso una soluzione autoritaria ed antidemocratica che poi scontenterà tutti.

Purtroppo per numerosi napoletani il senso dello Stato è andato perso molto tempo addietro (non per causa loro, s’intende) ed ora è difficile resistere alla tentazione di “fare da sè” e “contrastare le autorità”, nonché “mandare a casa Prodi” (ho sentito personalmente pronunciare queste frasi).

Ognuno è artefice del proprio male. La nostra società, lo è particolarmente.

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