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Allarghiamo Milano?

milanoE così si è deciso di aumentare (ancora) l’indice di edificabilità di Milano, unica alternativa in realtà al rendere edificabili intere zone visto che di zone non edificabili, a Milano, non ce ne sono quasi più.

Questo significherà, essenzialmente, costruzioni più dense, più alloggi (per 700.000 cittadini, all’incirca), meno verde, meno vivibilità; secondo i politici anche molti più cittadini, ma consentitemi una considerazione: cosa ci fa pensare che la tendenza in atto da oltre trent’anni (ovvero proprio relativamente a questo periodo di edificazione selvaggia) e che ha visto calare il numero di cittadini da 1.700.000 a meno di 1.300.000, si inverta con questi nuovi interventi?
Mi si spiegherà, inoltre, a che scopo attirare ulteriori cittadini in una città che ha nell’inquinamento e nel traffico i suoi problemi maggiori, a costo di renderla ancora più invivibile di quanto già non lo sia (provate a cercare “ampi” spazi verdi a Milano…)

Non sarà mica che l’incremento dell’indice di edificabilità serve a far contenti agli immobiliaristi della zona, colpiti anche loro dalla crisi degli alloggi e dalla discesa del mercato delle case, già ampiamente ringraziati della propria fedeltà con i primi appalti per l’Expo? Nomi come Ligresti o Pirelli dicono niente, eh?

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Color grigio Milano

[Fonte: Urbanità 2 – Nazione Indiana]

Non bisognerebbe mai fare una vacanza all’estero con i propri figli. È quello che sto pensando ora, di ritorno dalla Germania. Mai. È frustrante. Come faccio ora a spiegare alle mie due bambine perché ho deciso di farle crescere in una città come Milano?

Aprile è il più crudele dei mesi

Ciao Gianni,

sono anni che vado blaterando di posti vivibili, di città a misura d’uomo e non dei profitti del Ligresti di turno…. Ho vissuto tanti anni tra Lussemburgo e Bruxelles, entrambe a loro modo verdi, vivibili, accoglienti, umane.
Oggi, proprio mentre il freddo attanaglia al nostra (amata?) città meneghina e guardando fuori dalla finestra dell’ufficio è tutto ancora più grigio e cementato del solito, senza più il sole estivo a raccogliere quei pochi colori che alla nostra Milano restano, leggo il tuo pezzo su Nazione Indiana.

Mi dico allora che bisognerebbe agire, bisognerebbe cambiare, bisognerebbe. A volte mi dico che l’adolescenza non devo averla ancora portata a conclusione, se penso ancora di cambiare il mondo, eppure che altro potremmo fare? Quando l’odio razziale si appropria della nostra società sotto i nostri occhi, la società è controllata dalla paura e dai media irresponsabili (quando mai capiremo e gestiremo come tale “quarto potere”?), quando per uscire dalla crisi economica continuiamo ad acquistare auto più grosse e più potenti, che altro potremmo fare se non tentare di cambiare, che già la speranza è un lumicino, per di più fievole?
Hai qualche idea, Gianni? Una qualsiasi: a me non ne restano più…

Con affetto

Giacomo