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Tè della serata: Earl Gray

earlgrey.jpgQuesta sera parliamo di uno dei tè piu classici che esistano, l’Earl Gray. Si tratta di un tè aromatizzato tramite l’olio estratto dalla scorza del bergamotto, un agrume la cui produzione è tipica italiana, ed in particolare legata alla zona della costa ionica vicina a Reggio Calabria, dove si sarebbe originato spontaneamente combinando l’arancio amaro con un altro agrume, forse il cedro. In realtà ci sono tracce di olio di bergamotto già in alcune tombe egizie, e frutti simili possono essere trovati in diverse regioni dell’Asia Orientale (in India e Cina soprattutto).

Tradizionalmente, il nome “Earl Grey” veniva associato al solo tè nero, anche se con il passare degli anni si sono aromatizzati allo stesso modo anche alcuni tè verdi (che prendono allora il nome di “Earl Green”) e bianchi, che non sono però cosi diffusi.

Il nome di questa bevanda deriva da Charles Grey, primo ministro inglese nel 1830, che ne avrebbe importato dalla Cina la ricetta, per poi offrirla alla casa da tè “Jacksons of Picadilly”, la quale avrebbe poi dato alla miscela il nome Earl Grey in segno di ringraziamento. In realtà, essendo l’Earl Grey composto essenzialmente da miscele di tè indiani, essendo i cinesi da sempre poco propensi alla produzione (e consumazione) di tè neri, e non avendo Charles Grey mai messo piede in Cina, pare piuttosto difficile dar credito a questa leggenda.

La miscela di tè che la Twinings inserisce nel suo Earl Grey (il primo ad essere commercializzato in Inghilterra e, tra l’altro, la stessa varietà in mio possesso) è composta da tè neri cinesi, indiani (dalla provincia del Darjeeling), Sri-Lanka (Ceylon), e una punta ( si tratta di un tè molto raro) di Lapsang souchong, un tè nero cinese, della provincia di Fujian, particolarmente forte e corposo.

Ancora oggi le due case da tè (Twinings e Jacksons) si contendono la paternità di questa miscela di tè, particolarmente nota ed apprezzata in Inghilterra, nonostante oggi siano entrambe legate alla stessa casa madre.

Il colore del liquore prodotto da questa miscela è come ci si può aspettare, scuro e “fumoso” come tutti i tè neri. Il sapore è forte e non particolarmente amaro, come invece la presenza di olio di bergamotto potrebbe far pensare.

Tra i grandi estimatori dell’Earl Grey, si possono annoverare Douglas Adams, autore della nota serie “Guida galattica per gli autostoppisti“, cosi come Jean-Luc Picard, di Star Trek e piu recentemente, Sir Leigh Teabing, personaggio del noto libro “Il Codice Da Vinci” di Dan Brown.

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Tè della serata: Sri Lanka

Il tè di questa sera ha come tratto principale la storia che ha portato alla sua coltivazione. Si tratta infatti di un tè nero proveniente dallo Sri Lanka, stato dell’India (occupa l’isola che ne porta il nome), noto come Ceylon fino al 1972 (e tutt’ora utilizzato per indicare la varietà di tè nero prodotto in questa regione). “La lacrima d’india” (cosi detto per la forma a goccia dell’isola) è stato per quasi 20 anni dilaniato da una guerra etnica, conclusasi ufficialmente alla fine del 2001, ma di fatto tutt’ora in corso. Neppure il maremoto provocato dalla nota scossa di terremoto indonesiana, che ha provocato oltre 40.000 morti sulle coste di questa nazione (che vanta il piu alto reddito pro-capite di tutta l’Asia meridionale, con 1000 US$) ha fermato gli scontri tra le Tigri Tamil ed il governo del paese.

Nonostante la guerra però, l’economia dello Sri Lanka è in forte crescita, soprattutto nel mercato degli alimentari, quello tessile, quello assicurativo, quello bancario e quello delle telecomunicazioni. La produzione di tè, una volta principale fonte di sostentamento del paese, si attesta oggi al 20% delle esportazioni, con 303.000 tonnellate nel 2003.

Interessante sapere che l’introduzione delle piantagioni di tè nello Sri Lanka si deve ad una epidemia di Hemileia vastatrix, un fungo che distrusse tutte le piante di caffé, la coltura predominante nell’isola, alla fine del 1800. Grazie al coraggio ed alla perseveranza di James Taylor, che per primo lo coltivò e lo vendette sul mercato inglese di Londra (e divenne poi famoso per la collaborazione con Thomas Lipton), Ceylon è stata per moltissimi anni uno dei maggiori produttori di tè al mondo.

Oggi viene coltivato in 6 diverse regioni dello stato, essenzialmente nella parte meridionale dell’isola, ad altezze che variano tra i 900 ed i 2000 metri. I raccolti dipendono pesantemente dal passaggio dei monsoni: nei distretti orientali i raccolti migliori si effettuano tra giugno e settembre, mentre in quelli occidentali tra febbraio e marzo.
A seconda della regione (e della piantagione), cambiano moltissimo anche il gusto ed il profumo del liquore prodotto dalle foglie raccolte in Sri Lanka, cosi come la varietà e la tipologia di tè che viene prodotto.

Dal colore particolarmente scuro e dal gusto intenso e con alcune note acidule simili al sapore del limone, la varietà in mio possesso presenta sulla confezione la dicitura “Tè bio”. Nessuna ulteriore indicazione viene purtroppo fornita relativamente alla zona di coltivazione.

Tè della serata: Darjeeling

darjeeling.jpgQuesta sera si va sul classico. E’ infatti venuto il momento di parlare del famoso tè di Darjeeling, città indiana del Bengala Occidentale, che può essere raggiunta tramite la “strada ferrata himalayana di Darjeeling” (il cosi detto “Toy Train”, “Treno giocattolo”), che parte dalla città di Siliguri, ad oltre 80 chilometri di distanza e che è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, oppure tramite una strada che ne segue il cammino e lo attraversa in più punti.

Si tratta di un tè nero particolarmente pregiato e rinomato (soprattutto in Inghilterra e nei paesi dell’ex impero britannico), al punto che negli anni si è guadagnato il soprannome di “champagne dei tè neri”, dal gusto particolarmente fruttato e delicato, poco tanninico e dal liquore color giallo intenso, con un retrogusto spesso identificato come “muschiato”, piuttosto persistente e gradevole (per questo motivo bisogna prestare attenzione a non lasciare troppo a lungo in infusione le foglie per evitare di renderlo amaro e sgradevole).

Cresce in un ambiente particolarmente piovoso e ventoso, ed a quote piuttosto elevate (intorno ai 2000-3000 metri) in enormi giardini particolarmente belli da vedere, coltivati a terrazze, le cui foto si trovano piuttosto facilmente anche su internet. Viene raccolto in 3 diversi periodi dell’anno, ed a seconda del raccolto, presenta qualità (e prezzi) piuttosto diversificati. A metà marzo si ha un primo raccolto, il piu pregiato e costoso, dal colore ed aroma particolarmente delicati.  Il secondo raccolto, che avviene intorno alla metà di giugno, produce un liquore maggiormente ambrato e dal sapore piu forte e tanninico. Infine vi è un raccolto autunnale, che segue la stagione delle pioggie, è quello di qualità inferiore, che presenta anche un sapore meno delicato. A volte viene effettuato un ulteriore raccolto intermedio tra il primo ed il secondo, che mescola le caratteristiche di queste due “flush”.

Questa qualità di tè, è tra le altre cose vittima di una forte falsificazione. La produzione infatti, che si aggira tra le 8.000 e le 11.000 tonnellate a seconda dell’annata, non basta a coprire la quantità venduta annuale, che ammonta a circa 40.000 tonnellate, che provengono di conseguenza da altri luoghi e vengono spacciate come originarie della famosa città indiana. Per cercare di porre rimedio a questo problema, la Tea Board of India ha creato un logo ed una certificazione di qualità che possono garantire la provenienza del prodotto.

Quella in mio possesso, è una varietà non particolarmente pregiata: una GFOP di seconda raccolta, dal colore piu scuro e dal gusto maggiormente tanninico e meno fruttato, ma comunque estremamente piacevole.

Tè della serata: Donyi Polo

Il tè di questa sera (che mi aiuterà a recuperare dalle fatiche di un lungo viaggio incolonnato tra i miei concittadini di ritorno dalle vacanze pasquali) è un tè nero proveniente dalla regione di Arunachal Pradesh, di nome Donyi Polo.

L’Arunachal Pradesh è uno degli stati di nord-est dell’India, e confina a sud con il già citato Assam, a nord con il Tibet ed a sud-est con la Birmania. La zona di coltivazione non è particolarmente diversa da quella dove viene prodotto l’Assam di qualche sera fà, anche se la struttura particolarmente montuosa porta le piantagioni a quota maggiore, rendendo piu elevata di conseguenza (cosa frequente, anche se non ovvia) anche la qualità del tè, che viene prodotto dall’unica coltivazione della zona.

Il Donyi Polo è infatti un tè molto particolare: si tratta di un tè raro, che alla corposità tipica dei tè della regione dell’Assam, combina il sapore e la sottigliezza dei tè provenienti dalla regione di Darjeeling (di cui avremo modo di parlare diffusamente proprio in queste pagine). Il colore rosso rubino, vivo ed invitante, come il suo profumo (che potrebbe essere preso come riferimento per il profumo ideale del tè nero) sono davvero incredibili. Il sapore è notevolmente piu delicato di quello tipico degli Assam, ma non leggero come quello dei Darjeeling, in un connubio persistente che avvolge il palato anche a lungo dopo averlo gustato.

Quello in mio possesso (il terzo dei tre acquistati con Corrado presso la Teiera Eclettica) è un tè ancora piu prezioso: si tratta infatti della varietà FTGFOP1. Chiaro no? No? Spieghiamo.

I tè neri prevedono una particolare classificazione “a sigle, derivante dalla tipologia di foglie e/o germogli utilizzati per la sua preparazione. Partendo da P (pekoe, la varietà che contiene sole foglie e adulte), si aggiungono risalendo la “scala” lettere (OP, FOP, GFOP…) fino ad arrivare al SFTGFOP (Special Finest Tippy Golden Flowery Orange Pekoe) che indica un raccolto speciale. La sigla FTGFOP sta ad indicare il miglior TGFOP (composto da un elevatissimo numero di germogli dalle punte dorate) prodotto da una specifica piantagione. Inoltre, la cifra “1” finale indica che quel raccolto è il migliore per quella tipologia (il tè viene infatti raccolto piu volte durate l’anno).

Per la cifra che l’ho pagato, non posso che consigliare a tutti di andare a farsi un giro in quel di Piazzale Bacone ad acquistarne un po ed assaggiarlo, avendo cura di zuccherarlo il meno possibile per poterne gustare appieno le qualità (e non intasate il colino di foglie!!)

Tè della serata: nero all’arancia amara

arancia.jpgAnche il tè di questa sera è uno di quelli acquistato ieri con Corrado a Milano. Si tratta del tè nero aromatizzato all’Arancia amara (Orange Amère).

Si tratta di un tè particolarmente diffuso in Russia e nel nord Africa (l’ho assaggiato la prima volta in un ristorante marocchino di Bruxelles, paradossi della tradizione globalizzata), che spesso viene ulteriormente mescolato con cardamone, limone ed altri agrumi (soprattutto in Russia).
Curiosità di questo tipo di tè, e’ che viene spesso servito in bicchieri di vetro (soprattutto nella tradizione marocchina) anzichè nelle piu classiche tazze di ceramica/cotto.

Anche di questo tè, non conosco la provenienza precisa (dovrò assolutamente informarmi), anche se sapendo che si tratta di un tè nero, si può immaginare che la provenienza delle foglie sia Ceylan e/o l’India. Parleremo quindi dell’arancia amara (o Citrus Arantium). Si tratta di una pianta del genere Citrus (cosi come l’arancia comune), particolarmente usate per la produzione di olii essenziali e in campo medicinale. Una delle caratteristiche dei frutti di questa pianta, è quello di avere una buccia piu ruvida e piu scura rispetto alla varietà comune. Questa buccia viene fatta essiccare e poi mescolata in pezzi al tè, o utilizzata per la produzione di liquori, digestivi e tonici. La polpa invece, viene utilizzata principalmente per la produzione di marmellate all’arancia e di frutta candita. Per questo motivo è particolarmente difficile trovare arance amare sul mercato.

Gli Arabi hanno coltivato questa pianta sin dal IX secolo. La presenza della pianta in Sicilia è anche merito loro, che ve la importarono all’inizio del secondo millennio. Proprio da questa loro coltivazione deriva il largo uso che si fa del tè cosi aromatizzato nelle regioni del Nord Africa.  Le arance aggiunte alla miscela in mio possesso, però, vengono da Siviglia, Spagna.

L’infuso di questo è, basandosi su un tè nero, ha un colore particolarmente scuro, quasi color mattone. Il sapore è reso ancora più aspro dalla presenza dell’arancia, e non zuccherarlo può diventare davvero difficile se non si è abituati a gustare il tè “al naturale”. Una modesta quantità di zucchero può aiutare ad assaporarlo senza rovinarne il gusto. Il retrogusto fruttato che questo infuso lascia in bocca, vale sicuramente l’investimento di quei pochi euro necessari per questo acquisto.

Tè della serata: Assam superior

assam.jpgAnche questa sera, presentiamo una qualità di tè. Questa volta si tratta di un tè piuttosto classico, proveniente dalla regione dell’Assam, di gran lunga la maggior produttrice di tè in India, seconda a livello mondiale dietro la Cina (qui nasce infatti oltre il 50% della produzione nazionale indiana).

Si tratta di un tè nero, con una bellissima colorazione in tazza, che cresce nelle pianure alluvionali al livello del mare (a differenza di quello che invece accade nelle piu elevate regioni del Darjeleengs e Nilgiris), spesso venduto come “tè da colazione” (o con il piu noto brand “Breakfast Tea”) alle volte mescolando più qualità provenienti da questa stessa regione.

L’area di produzione, che si estende per circa 50.000 ha ed è suddivisa in 8 differenti distretti, ha storicamente tra i problemi maggiori quello del drenaggio delle acque piovane in eccesso: la maggior parte delle piante di tè di questa regione riceve tra 2250 e 2500 mm di pioggia all’anno. Inoltre le moderate temperature massime della stagione secca non favoriscono l’evaporazione.

Oltre 200 anni fa, le foglie di “Camellia assamica” venivano usate come pianta medicinale, o masticate (praticamente senza trattarle) dalle popolazioni indigene, usanza che rimane ancora oggi, in alcune regioni inaccessibili della regione o delle vicine regioni della Birmania.

Quella in mio possesso, è una qualità particolarmente tanninica, al punto che lasciando in infusione troppo a lungo le foglie, si rischia di ottenere un infuso che lascia una sensazione pastosa in bocca. Le foglie non solo molto larghe, e rimangono di un bel color mattone anche dopo l’infusione.

Tè della serata: nero alla ciliegia

Questa sera, inauguro una nuova categoria di post, dedicati al tè. Come molti dei miei lettori sapranno infatti (anche perchè praticamente mi leggo da solo e basta :P), il tè (o “cha” [si dovrebbe leggere “cì”]) è una delle mie bevande preferite, anche grazie alla intensa tradizione che vi sta dietro.
Con il passare del tempo, ho cominciato a raccogliere in barattolini un po di diverse varietà di tè ed io e Laura abbiamo preso la deliziosa abitudine di prepararlo qualche ora prima di andare a dormire.

the-ciliegia.jpg

Il tè a cui è toccato stasera, è un tè nero aromatizzato alla ciliegia (contenente anche alcune ciliegie essicate), estremamente profumato e dal gusto piuttosto delicato, anche se sufficientemente tanninico da piacere al sottoscritto. Il colore è quello classico del tè nero, di un rossastro scuro molto invitante.

L’ho acquistato presso l’erboristeria “La Genziana”, in Via Tadino 2, a Milano. In realtà cercavo un altro posto, che mi aveva segnalato il buon Corrado, ma ho scoperto (dopo) che ha chiuso. Il posto non è proprio a buon mercato (d’altraparte si affaccia su Piazza Oberdan…), ma la commessa che mi ha servito era davvero simpatica e disponibile. Mi ha fatto annusare la metà dei tè (e delle spezie) che aveva a disposizione. Ci ho rimesso quasi 50 euro, ma i 4 sacchetti di tè che ho comprato sono di ottima qualità, e questo tè alla ciliegia ne è la prova (l’immagine viene da Internet).