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E se fosse?

Idee chiare Troppe volte mi sono trovato a scrivere male dei miei coetanei su queste pagine. Troppe volte mi sono lasciato demoralizzare da atteggiamenti infantili, dall’osservazione di alcuni “giovani esemplari di razza umana” e dalla generalizzazione (sempre sbagliata) delle loro azioni. Questo venerdì mi sono persino trovato a discutere del problema culturale a Pisa, durante il convegno “Occasione perduta”.

Eppure la riforma Gelmini sembra aver ottenuto almeno un effetto positivo: svegliare la latente “next generation”. In effetti in questi giorni si sente di manifestazioni (anche piuttosto vigorose), occupazioni, contrasto sociale.
Pare tornare ad emergere quella quota parte di giovani che qualche valore (e forse un minimo di cultura) ce l’hanno, ma che sono rimasti nascosti per anni, lasciando campo aperto ai telespettatori di “Amici”, ai candidati del “Grande Fratello”, alle aspiranti veline ed ai “futuri calciatori” che tanto (mi) hanno demoralizzato.

Mi auguro che non si tratti solo di una “nuova moda”, ma che effettivamente la nuova generazione (l’unica sulla quale si può fare oggettivo affidamento per riformare la sinistra la politica italiana) cominci a farsi carico delle proprie responsabilità.

Non sarà certo un nuovo sessantotto (non siamo in grado, oggettivamente…), ma è già un inizio…

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Università USA: l’ennesima strage annunciata

Davis Hall Geography and Geology Building Dopo la famosa vicenda di Columbine ed a meno di 12 mesi dalla strage del campus universitario di Blacksburg della Virginia Tech University, negli Stati Uniti si torna a morire nelle università. Questa volta la sorte è toccata agli studenti della Northern Illinois University di Dekalb, contro i quali è esplosa la rabbia di un ex-studente dell’università per motivi ancora ignoti.

L’uomo, Stephen Kazmierczak, è entrato da una porta laterale di una delle affollate sale nella quale si stava svolgendo una lezione, è salito sul podio dove si trovava l’insegnante, e con calma e sangue freddo ha sparato in rapida successione verso gli studenti, uccidendone cinque e ferendone altri sedici (alcuni di quali in modo grave), prima di togliersi la vita.

Purtroppo neppure questa volta il bagno di sangue porterà gli Stati Uniti ad adottare una più oculata legislazione sull’uso e sulla circolazione delle armi: le lobby dei produttori, infatti, colgono ogni occasione (comprese queste) per incitare ulteriormente alla violenza, affermando ad esempio che se gli studenti dell’aula fossero stati armati, avrebbero potuto difendersi. Quello che continuano a non capire, in effetti, è che il tempo del selvaggio west è finito, che la risposta alla violenza non è “ancora più violenza” (e soprattutto, immagino, “ancora più soldi” per loro).

Possiamo sperare che Obama e/o la Clinton si pronuncino nei prossimi giorni in questo senso?

Una necessaria crudeltà

Aula Sfido a dire che le nostre università sfornano eccellenza. Sfido non perché di eccellenze non ce ne siano (ne conosco personalmente alcune, che tra l’altro non vengono riconosciute come tali dal “sistema università”), ma perché la qualità media dei laureati che esce dalle nostre università (in particolar modo da quelle scientifiche) è piuttosto scadente; non si tratta neppure di un problema di studenti tra l’altro: loro sarebbero anche (spesso) ben intenzionati, magari dotati della necessaria passione.

Parte del problema è senza dubbio relativo alla formazione pre-universitaria (i licei italiani che puntano al ribasso non aiutano certo l’università ad eccellere) e in alcuni casi la lentezza stessa dell’università (italiana e non) ad adattarsi ai mutamenti tecnologici che investono il nostro mondo: ad oggi, parte delle nozioni apprese al primo anno di università risulteranno carenti o inadeguate già alla fine del terzo.

Il problema maggiore però, secondo la mia modesta opinione, è un problema metodologico: non c’è selezione. Come possiamo pensare di individuare le eccellenze in un sistema concepito per dare la laurea a tutti gli studenti, possibilmente con il massimo dei voti? Pensiamo un po’ a quali sono i paesi che oggi sfornano realmente eccellenza: India e Cina. Con 1 miliardo di abitanti a testa, la selezione è feroce (e spesso crudele), fatta letteralmente con la mannaia del macellaio, ma chi sopravvive al processo è realmente “il meglio” tra un miliardo di abitanti; chi non sopravvive invece, si troverà semplicemente in una società che non pretende la laurea come fonte di accettazione sociale.

Cosa impedisce allora alle nostre università l’attuazione di una selezione (non serve andare così in profondità come devono fare India e Cina, tra l’altro), per far si che emergano realmente e siano adeguatamente valorizzate le eccellenze?

  • Senza dubbio, la necessità di adeguarsi alle altre nazioni europee: se la Francia sforna un milione di laureati all’anno, cosa succederebbe se questo non accadesse anche in Italia (oltre al sentirci “inferiori” come nazione)?
  • La necessità sociale di eccellenza (quantomeno apparente): oggi se non sei laureato non sei nessuno, e spesso fatichi anche a lavorare (o almeno così dicono). Le scuole superiori sono sempre più un’anticamera esclusiva dell’università, non insegnano nulla che non sia volto alla successiva “carriera” universitaria, non insegnano un mestiere, non danno indipendenza. E’ previsto, che dopo il liceo si passi in ateneo: è inevitabile, è ineluttabile, è socialmente imposto; e sono convinto che i primi a soffrire di questa imposizione siano proprio i genitori degli studenti…
  • La necessità di una formazione di base adeguata: come dicevo al punto precedente, i licei oggi non insegnano più un mestiere. Non che lo faccia l’università, ma in mancanza di un mestiere si continua a studiare, in attesa che prima o poi, qualcuno (spesso semplicemente il caso) insegni allo studente a fare qualcosa di pratico, di lavorativo. Vent’anni fa, forse, era il liceo a dare le basi lavorative agli studenti, che non avevano quindi bisogno (ne spesso le possibilità) di frequentare un ateneo: oggi chi darebbe lavoro su due piedi ad un “maturando” di un istituto tecnico?

Mi rendo conto che questo pensiero sia piuttosto pericoloso (soprattutto nei confronti del sottoscritto che non può dirsi un’eccellenza universitaria) e delicato, ma l’idea di iniziare e condividere la riflessione qui, magari con la possibilità di discuterne più approfonditamente con voi, confrontando idee diverse, mi sembra utile.

C’est la France de Sarkozy

Nicolas Sarkozy - Meeting in Toulouse for the 2007 French presidential election 0297 2007-04-12 Si cominciano a vedere gli effetti delle elezioni presidenziali in Francia di qualche mese fa. I provvedimenti che il Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy (già ministro dell’interno all’epoca degli “scontri delle banlieues” di alcuni mesi fa) comincia a prendere, hanno suscitato negli ultimi giorni dubbi e perplessità in certi casi, violenti scontri in altri. I due provvedimenti più eclatanti sono quelli che coinvolgono la lotta alla pirateria musicale e la riforma delle università.

Il primo dei due provvedimenti prevede, nell’ottica della lotta alla pirateria musicale, che venga monitorata l’attività degli utenti francesi tramite l’aiuto dei provider, e che venga “staccata” (dopo essere stati avvertiti tramite email dissuasive) la connessione ad internet per quegli utenti che si rendono responsabili di download illegali di materiale protetto da copyright. In cambio, le case discografiche si impegnano a non includere drm ai file venduti legalmente.
Se l’idea potrebbe sembrare a primo acchito quasi interessante, i dubbi e le perplessità sollevati da questo provvedimento, fortemente voluto proprio dal Presidente Sarkozy in persona, sono davvero molti: in particolar modo questa decisione mette in crisi la neutralità della rete in Francia e la privacy dei cittadini d’oltralpe, con lo scopo di tutelare (discutibili, secondo il sottoscritto) diritti delle major discografiche e cinematografiche. Ma i dubbi maggiori vengono sollevati a livello tecnologico: come si pensa che sarà possibile discernere i files “illegali” da quelli legali, magari diffusi sotto licenze Creative Commons? Ci saranno delle persone pagate per analizzare brano per brano tutto il contenuto del circuito peer-to-peer, oppure assisteremo alla criminalizzazione selvaggia di tutto quello che passa sui network di questo genere (spesso utilizzati anche per il download legale di distribuzioni Linux e simili)? A poco vale la promessa delle major discografiche di far “saltare i lucchetti digitali” dai brani venduti: si è già ampiamente dimostrato che il drm è fallimentare (e già tecnologicamente sorpassato), quindi non si tratta certo di una merce di scambio…

Manifestation du 22 novembre Il secondo provvedimento, invece, riguarda la riforma delle università, ed ha già causato numerose manifestazioni da parte degli studendi, che hanno provocato la sospensione delle lezioni in numerose università, tra le quali la famosa Sorbonne di Parigi, dove i violenti scontri tra studenti che manifestavano contro il provvedimento in questione e quelli che volevano invece raggiungere le aule, hanno costretto venerdi mattina il rettorato a chiudere l’università fino a lunedi 26.
Il provvedimento in questione, anch’esso fortemente voluto da Sarkozy, aumenterebbe l’autonomia amministrativa degli atenei francesi, con il preciso scopo di far entrare il capitale privato nelle università, trasformandole di fatto in sistemi di produzione di lavoratori anzichè centri di conoscenza e formazione.
Dello stesso pacchetto legislativo fa parte anche il provvedimento di riforma dei “regimi speciali di pensione”, contro i quali era stato indetto un lungo sciopero del settore dei trasporti e del pubblico impiego, che ha paralizzato la Francia per diversi giorni (con ricadute pesanti sia sulla popolazione francese, ma anche con conseguenze sulle linee ferroviarie internazionali dirette o provenienti dalla Francia), e che era stato sospeso proprio venerdì mattina (dove rimaneva comunque un’adesione del 24% dei lavoratori SNCF), alla notizia dell’apertura di un tavolo di trattativa sociale sulla normativa in questione (ma non sull’autonomia amministrativa degli atenei universitari).

Il “metodo Sarkozy” comincia a farsi dunque sentire pesantemente in Francia, e ci si può aspettare che non si tratti solamente di casi isolati. Ne vedremo delle belle…