Dopo averlo pronosticato, e dopo aver verificato il risultato, ho avuto tempo e modo, nella giornata di oggi, di approfondire un po’ la riflessione abbozzata questa mattina.
Perché Ségolène Royal ha perso le elezioni politiche in Francia? Come in tutti i casi, le motivazioni sono molteplici e da ricercare anche in aspetti quantomeno inaspettati. Ma su tutti questi aspetti, uno in particolare mi ha fatto rizzare le orecchie, perché mi ha improvvisamente fatto tornare in mente una vecchia considerazione mai espressa e che invece si è confermata in tutta la sua orribile realtà.
Una delle ragioni per cui Ségolène Royal ha perso (ed in modo cosi marcato) le elezioni presidenziali è quella di aver incentrato tutta la campagna elettorale “contro” Sarkozy. Mancando alla sinistra francese un programma serio, pensato e costruttivo, la povera Royal si è dovuta accontentare di dibattere sugli argomenti del programma di Sarkozy, giocando praticamente costantemente “fuori casa”. Un esempio fondamentale è quello della cosi detta “identitè nationale” che tante (troppe) volte è ricorso nei discorsi della Royal, pur essendo un argomento prettamente di destra (al punto da essere la bandiera di Le Pen).
Se a questo si aggiunge la scarsa coesione all’interno del suo stesso partito/elettorato, che ha preferito attaccarla piuttosto che sostenerla, facendole perdere credibilità, la frittata è presto fatta, cotta e condita.
La situazione, dicevo, mi riporta alla mente un pensiero già noto (anche se mai espresso in queste pagine per ovvie ragioni): è tutto molto simile alle elezioni italiane del 2001. Mancanza di un programma serio, tutto incentrato sull’anti-berlusconismo, ed eccolo al governo. Demonizzare l’avversario, pare, non funziona piu, e sarebbe anche ora che i nostri politici lo accettino e facciano proprio questo concetto.
I piu maliziosi però, mi direbbero che anche nel 2006 la campagna elettorale è stata interamente pensata “contro Berlusconi”, forse in maniera ancora più accentuata rispetto al 2001. Qual’è stata allora, la differenza sostanziale tra il 2001 ed il 2006 (al di la dei 5 anni di disastri politici di Silvio), che ha consentito all’Unione di vincere (se pur di un soffio) le elezioni politiche? La risposta è semplice quanto ovvia: il programma.
Già, proprio il programma. Proprio quell’accrocchio di idee, pensate prima della campagna elettorale, a mente fredda, in un’ottica propositiva e non solamente critica. Un programma che ora andrà rispettato, ovviamente, ma che ha consentito alla sinistra di avere quel baluardo di “originalità” che le ha consentito di rappresentare un’alternativa, e non un clone, alla proposta elettorale del centrodestra.
A questo punto mi aspetto che il centrosinistra italiano analizzi seriamente il proprio stato a partire dal magro risultato che uno schieramento analogo ha raccolto oltralpe. E’ necessario che la sinistra ritrovi i propri valori (lavoro, solidarietà, tolleranza, non violenza, cultura, società), che li faccia crescere (come pensiero) al proprio interno fino a renderli moderni ed attuali.
Che la smetta di cercare “altrove” le idee che non riesce più ad avere, perché altrove non le troverà, o troverà quelle di altri schieramenti che nulla hanno a che spartire con la Sinistra.
Una volta che questo processo sarà terminato, sarà necessario fare proprie le tematiche della destra (tradizione, sicurezza, controllo dell’immigrazione) in una chiave originale ed in un’ottica di sinistra (un disoccupato di destra non è più felice di un disoccupato di sinistra, allo stesso un elettore di sinistra non è più felice quando si trova minacciato o derubato).