Qualche tempo fà, “qualcuno” mi fece vedere un interessante bicchiere di cartoncino, di color marroncino, con un logo verde sopra e la scritta “Milano”. Era un prototipo promozionale di uno dei bicchieri di Starbucks, che notoriamente scrive il nome della città dove si trova il negozio sul cartoncino del bicchiere che contiene la bevanda venduta. Vero o falso che fosse (non ho modo di saperlo, tutt’ora), l’ipotesi che Starbuck potesse anche solo prendere in considerazione l’idea di aprire punti vendita nel nostro paese (ed in particolar modo nella mia città) non suonava poi cosi male, ed anzi aveva riempito di gioia sia il sottoscritto che diversi amici a cui avevo accennato la cosa.
Oggi, purtroppo, arriva dal Financial Times la notizia della rinuncia da parte di Starbucks ad aprire negozi in Italia, in quanto gli italiani sono troppo “fissati” sulla caffeina ed orgogliosi dei propri baristi e del proprio caffé. Non ci sarebbe quindi spazio per negozi della nota azienda americana nel Bel Paese.
Questo è sicuramente vero: in Italia siamo pieni zeppi di bar, ognuno pronto ad offrire un caffè di qualità più che decente (se qualcuno mi vuole contraddire, prima vada a prendere un “espressò” a Bruxelles…), e spesso ad un prezzo talmente concorrenziale da rasentare il costo puro. Il margine per una catena come Starbucks sarebbe talmente risicato da rendere quasi inattuabile l’idea. Se poi ci aggiungiamo la sana vena italica della critica, possiamo capire il perché di questa decisione.
Dispiace davvero? Un po’ si, lo ammetto…