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Articolo di Maggio

Da qualche mese scrivo su PcWorld, rivista specializzata in informatica che mi ha contattato con l’intento di portare avanti una serie di articoli dedicati a Linux ed al software libero. L’obiettivo, da parte mia, era quello di consentire ad OpenLabs di avere una vetrina in edicola, tramite la quale dar risalto alle manifestazioni, agli eventi, ai corsi, al gruppo. Ai primi articoli, prettamente tecnici (uno dedicato a “Drupal-5.0” e uno a “Firefox e le sue estensioni”) che hanno comunque ottenuto un discreto successo (ho scovato un paio di notizie dedicate all’argomento su internet), ne è seguito uno, pubblicato sul mese di maggio, più teorico: “10 buoni motivi per passare a Linux”.

Sinceramente pensavo di aver scritto cose piuttosto scontate, anche se l’articolo era venuto bello corposo (ha preso, dopo essere stato tagliato, 6 pagine della rivista). E invece negli ultimi giorni ho ricevuto un paio di email di complimenti da parte di lettori dell’articolo. In particolare, oggi pomeriggio mi hanno scritto i ragazzi del GlugTo che ne hanno persino fatto oggetto della riunione mensile del gruppo.

Sono emozionato, spaesato da questi complimenti. L’intenzione è di cominciare a pubblicare, quanto prima, gli articoli sotto Creative Commons, ma pensavo di farlo solo per “storico”, non per dar loro “maggiore diffusione”, come invece qualcuno mi ha chiesto 🙂

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E dopo SCO, Microsoft!

Dopo la pesante batosta raccolta da SCO nella causa sulla “proprietà intellettuale” relativa al codice sorgente di Linux, ora è Microsoft stessa a lanciarsi nella battaglia (dopo essere stata una tra le maggiori spinte di SCO durante gli ultimi anni).

Dopo aver di decente stipulato degli accordi con Novell (ai quali ha poi aderito anche Dell) secondi i quali i clienti di Novell che acquistano SuSE Linux possono avvantaggiarsi della clausula di “non belligeranza” sui brevetti che Microsoft vanterebbe sul codice di Linux (e che di fatto danno credito a queste millantazioni), ora l’azienda di Redmond ha deciso di venire allo scoperto, comunicando che il codice sorgente di alcuni dei maggiori applicativi opensource violano un totale di oltre 235 brevetti software ad essa riconducibili. Di questi, circa 42 sarebbero inclusi nel kernel Linux, 65 nel server grafico Xorg ed altri 45 sarebbero invece da imputare alla nota suite per l’ufficio OpenOffice.org.

Al di la delle considerazioni in merito all’accordo stipulato tra Novell e Microsoft (sul quale si sta ancora largamente dibattendo e sul quale la nuova versione 3 della licenza GPL dovrebbe mettere un punto definitivo che molto male potrebbe fare proprio a Novell), una pronta ed interessante risposta legale sull’argomento viene dall’avvocato Carlo Piana, vicino alla Free Software Foundation, che fa notare come sia ancora tutto da dimostrare che i brevetti si possano applicare al software (in Europa c’è già stato un no chiaro della Commissione qualche anno fa, negli Stati Uniti la questione è ancora aperta) e come soprattutto molti di questi brevetti non siano altro che ricombinazioni di tecniche già note (quelle che vengono chiamate, in “legalese”, prior-art) e come questa pratica sia stata recentemente rigettata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti.

Microsoft non è nuova a dichiarazioni avventate, come quando nel 1996 disse che internet non avrebbe avuto futuro e che sarebbe invece stata sostituita dalla loro rete MSN (salvo poi fare una brusca inversione di rotta pochi mesi dopo). Purtroppo sembra che a Redmond facciano fatica ad imparare dai propri errori, e Microsoft sembra avere sempre piu paura della concorrenza del Pinguino…

SCO contro Linux – Ultimo atto?

Dopo anni di querelle tra SCO ed IBM in materia di codice sorgente, la situazione comincia a chiarirsi, anche grazie all’emergere dei primi numeri reali.

SCO, per chi non fosse al corrente, aveva qualche anno fa dichiarato di possedere parte della “proprietà intellettuale” (orribile terminologia) del kernel di Linux e pretendeva per questo il pagamento di una licenza da parte di ogni utilizzatore del famoso kernel opensource. SCO, forte anche degli oltre 50 milioni di dollari che Microsoft avrebbe versato nelle casse del fondo d’investimento BayStar Capital nel 2003, è riuscita a tenere aperta la causa fino ad oggi, asserendo da un lato di possedere una “montagna” di codice sorgente che proverebbe la violazione da parte dei programmatori di Linux, dall’altra di non poter rivelare il contenuto di questo codice sorgente per motivi di proprietà intellettuale.

Secondario il fatto che SCO stessa abbia per anni distribuito sotto licenza GPL la propria distribuzione GNU/Linux chiamata Caldera.
Oggi emerge che il codice su cui SCO potrebbe vantare effettivamente qualche diritto, è composto da “ben” 326 righe di codice, essenzialmente composto da commenti (eh già, nel codice sorgente si inseriscono, per semplicità, anche commenti, anche se questi non vengono poi inclusi nell’applicativo compilato) e da semplici “header files” (files di definizioni), mentre la stessa SCO violerebbe il copyright di IBM, principale attore della querelle in quanto detentrice di numerosi diritti sullo Unix di cui SCO è proprietaria, per un totale di circa 700.000 righe dello stesso codice.

Sembrerebbe quindi volgere al termine questa vicenda, che inizialmente aveva preoccupato alcune delle grandi aziende che hanno investito in GNU/Linux (non ultima la stessa IBM) prima di rivelarsi un bluff, confermato dalla conferma di oggi.

Non tutto il male vien per nuocere però: questa esperienza è stata utile per verificare la solidità giuridica della licenza GPLv2. Il fatto che ne esca vincente, da maggiore forza alla licenza stessa ed a tutto il movimento software a cui da origine.