
Emmanuele Contini via Flickr
Dopo la figuraccia di ieri, ora il Partito Democratico cerca di correre ai ripari. Lo fa da un lato con le “solite scuse” (dei 29 assenti, alcuni erano in malattia, altri in missione, altri ancora a trovare la nonna, qualcuno al bagno…), dall’altro con l’ipocrisia politica del richiedere punizioni a quei parlamentari che, non giustificati, non erano in aula. Ipocrisia perché il lavoro di parlamentare è un lavoro che si fa giorno dopo giorno, non solo nelle occasioni importanti, non solo a Porta a Porta o Ballarò, ma in ufficio e dietro i banchi di Camera e Senato, con impegno e dedizione. Tutti. Sempre. L’assenteismo in Parlamento non è una novità ed un partito che pretende di essere nuovo (e serio?) dovrebbe mettere in atto tutte le iniziative possibili al fine di contrastarlo al proprio interno.
D’altra parte, abbiate pazienza e fatemelo dire fuori dai denti, in “che cosa” esattamente il Partito Democratico sarebbe un partito di nuova concezione? Un partito realmente democratico, in un periodo di egemonia culturale e mediatica come quella che stiamo vivendo, dovrebbe pensare a cosa come elezioni dirette (tramite le ormai mitiche “primarie”) dei candidati delle liste elettorali (tutte, comunali, regionali, nazionali…), in modo da consentire agli elettori e non agli attivisti (che poi scelgano veramente, qualche dubbio ce l’ho) la scelta di coloro che andranno a votare. Chi se ne frega del segretario di partito, ci vuole meritocrazia sin dalle cariche di consiglieri comunali, e chi non è all’altezza non prenderà voti, fine, a casa. Perché non può esserci totale trasparenza nella scelta dei propri rappresentanti? Si è mica detto di essere contrari a questa legge elettorale? Allora che si corra ai ripari facendo scegliere alla base i rappresentanti, a prescindere che questi siano poi inseriti in liste bloccate o meno. E se Grillo si candida, perché dovrebbe avere meno chance di un altro pinco pallino qualsiasi? Le sue proposte verranno analizzate e dibattute, accantonate quelle non condivise, votate e proposte quelle valide ed interessanti: perché no!
Bisogna poi invogliare e coinvolgere la base, nelle piazze. Bisogna riuscire a consentire a chi ha idee e buona volontà di candidarsi alle cariche di rappresentanza ed ottenere la visibilità ed i voti che merita, perché è dal basso (dal numero, dalla “massa”) che vengono le buone idee: perché i circoli non coinvolgono le persone? I dibattiti che (immagino) si svolgono al loro interno, hanno un qualche ritorno o rimangono solamente parole in aria?
Rimane poi la questione del ricambio generazionale: i nostri rappresentanti politici di primo piano sono ormai triti e ritriti, riciclati. E’ assolutamente necessario garantirsi, sin dall’interno del partito, un ricambio: 2 mandati (10 anni) per incarico, poi si andranno a ricoprire altri ruoli, altre mansioni, con nuove idee, nuovi stimoli, nuove faccie.
Un’opposizione seria, inoltre, deve essere dura, seria (e presente) giorno per giorno: rappresenta per definizione una minoranza del paese, se non è più che feroce che senso ha? C’è bisogno inoltre di un’opposizione propositiva, non solo di “contrasto”. Il contrasto (forte, deciso, indefesso) va assolutamente fatto e va fatto utilizzando tutti i mezzi a propria disposizione (soprattutto considerando che il 90% di questi è in mano all’attuale governo), ma è importante che si abbia un programma preciso, dei valori condivisi, che sulla base di questi valori si facciano delle proposte concrete, a prescindere che trovino poi un riscontro positivo in parlamento. E’ in questo modo che si rende difficile la vita ad un governo come quello attuale, è così che si costruiscono le premesse per essere eletti al turno elettorale successivo, non certo dibattendo al proprio interno sulla data migliore di un congresso svuotato da qualsiasi senso logico.
Se l’opposizione è quella che c’è oggi, signori e signore, siamo decisamente candidati a non governare per ancora molti, lunghissimi e dolorosissimi anni. Berlusconi o non Berlusconi.