Il governo israeliano questa volta ha davvero passato il segno: attaccare a colpi d’arma da fuoco (uccidendo diverse persone) una nave carica di pacifisti inermi (si sono difesi usando dei bastoni, figuriamoci che pericolo costituissero) in acque internazionali è un crimine di guerra che non si può tollerare, soprattutto considerando il fatto che si tratta di una strage annunciata.
Già alcuni giorni fa infatti, il governo israeliano aveva fatto pressioni su quello cipriota affinché non consentisse l’imbarco di gruppetto di attivisti, giornalisti e politici europei sulle navi che compongono la “Freedom Flotilla”, una spedizione di pace che ha come obiettivo la consegna di derrate alimentari e beni di prima necessità alla popolazione palestinese, sotto embargo da parte di Israele da oltre 3 anni.
Il viaggio della Freedom Flotilla è quindi proseguito senza le delegazioni europee che dovevano imbarcarsi a Cipro fino a questa notte, quando, come già detto, Israele ha compiuto questo atto di pirateria internazionale.
Le reazioni ovviamente non hanno tardato: Turchia (dei 15 morti accertati, 9 sono turchi), Svezia, Grecia e Spagna (presidente di turno dell’Unione Europea) hanno convocato i rispettivi ambasciatori israeliani ed a fronte di questo improvviso aumento della tensione il governo israeliano ha chiesto il rimpatrio ai propri cittadini residenti in Turchia.
Mentre dall’Italia non perdiamo tempo nel mostrare la nostra pochezza in fatto di relazioni internazionali (la Farnesina commenta dicendo “non ci sono italiani tra le vittime”, come se la cosa avesse una benché minima importanza), mi aspetto una presa di posizione dura da parte dell’Unione Europea e (soprattutto) degli Stati Uniti, “colpevoli” di aver concesso fin troppa libertà d’azione, negli ultimi anni, all’alleato israeliano, che ne ha approfittato non solamente (come lecito) per difendersi dagli attacchi degli estremisti palestinesi, ma anche per perpetuare ai danni del popolo palestinese innocente tutta una serie di crimini e soprusi che hanno decisamente portato lo stato israeliano dalla parte del torto.
Considerando il fatto che Israele boicotta ormai da anni il così detto “processo di pace”, credo che sia ora (e ci siano finalmente le condizioni politiche internazionali) per porre fine, una volta per tutte, a questa inutile carneficina, garantendo la sicurezza di entrambi i popoli.