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De Linux e aziende

WhiteMenorah.jpgNelle ultime ore, sulla mailing list LUG dell’Italia Linux Society, è nata una intensa discussione riguardo il rapporto tra le aziende ed il software libero, con particolare riferimento alla manifestazione del Linux Day. Ammetterò tranquillamente che non ho letto tutta la discussione (quando alcuni elementi attaccano a parlare in lista, mi riesce assolutamente impossibile seguirli, ho altro da fare che leggere chilometriche email al ritmo di una ogni tre minuti), e che mi sono limitato a verificare che in associazione i pareri fossero tutto sommato allineati sull’argomento, in modo da poter, eventualmente, rispondere con cognizione di causa e che alla discussione prendessero parte persone con un punto di vista simile al mio (e ne ho trovate due molto attive su questo fronte, alle quali va quindi la mia tacita delega, almeno fino a quando non saremo tirati in ballo).

Lo spunto è buono però per fare mente locale ed esporre il mio punto di vista sulla questione, alla luce anche delle opinioni raccolte, negli anni, all’interno del movimento italiano dell’opensource (e del software libero, naturalmente).
La mia impressione è che troppo spesso, alcuni “fondamentalisti” tendano a demonizzare le aziende, assegnando loro, a priori e senza verifiche, il ruolo di “approfittatori” del software libero; oltre che rischioso, a mio avviso, questo atteggiamento è pericolosamente miope: senza le aziende infatti, il software libero non sarebbe oggi arrivato la dove si trova, nella possibilità di diventare un player realmente importante nel mondo dell’informatica moderna.

Non fosse stato per Netscape infatti, non avremmo Firefox. Avremmo probabilmente qualcosa di diverso (di browser ce ne sono molti, è vero), ma non sarebbe Mozilla Firefox. Chissà quanto tempo avremmo dovuto attendere prima che qualcuno si lanciasse seriamente nel mondo dell’opensource, se Netscape non avesse fatto il primo, fondamentale passo. Magari sarebbero bastati pochi giorni, e Cygwin avrebbe deciso di fare il primo passo: ma non è anche Cygwin un’azienda?
Non fosse per IBM (e non solo loro), lo sviluppo del kernel di Linux procederebbe sicuramente più lentamente di quanto non faccia oggi, non avremmo Eclipse, e probabilmente anche apache sarebbe diverso.
Non fosse per Sun, non avremmo OpenOffice.org, Java, senza tralasciare il fatto che proprio ieri ha deciso di investire un milione di euro nell’acquisto di MySQL AB, azienda proprietaria dell’omonimo (ed usatissimo) database.
Non fosse per Canonical, non avremmo Ubuntu Linux, con tutti i passi avanti (allucinanti) nel mondo del desktop che Linux sta facendo grazie (anche) al loro lavoro.
Senza le piccole aziende ed i liberi professionisti che ogni giorno lavorano con serietà e professionalità nel mondo dell’opensource e del free software, non avremmo una diffusione così importante del software libero in ambito aziendale.

Certo il grande vantaggio del free software è quello di poter vivere anche senza le aziende, grazie al contributo di milioni di sviluppatori volontari sparsi in tutto il mondo, e di questo non dobbiamo dimenticarci.
Certo, è importante che in manifestazioni dedicate alla promozione di Linux e del Free Software, le aziende partecipino alla luce di questo obiettivo e non con il mero intento di cogliere un’occasione in più per sponsorizzare sfacciatamente il proprio prodotto.
Certo, è importante sottolineare che il grande vantaggio dell’opensource e del free software è anche quello della sostenibilità, dell’etica (compresa quella del modello di business, in molti casi).

Ma non dobbiamo d’altra parte neppure dimenticare il grande lavoro che le aziende, in prima linea nello sviluppo del software libero, hanno fatto e fanno, ogni giorno: personalmente trovo molto amareggiante che si vada a parlare in giro di “software gratis”, con il risultato che i miei clienti si aspettano che io viva d’aria, perché così loro risparmiano. E’ un grosso danno, paradossalmente, proprio per quell’aspetto del software libero che premia meritocraticamente le competenze che la libertà stessa del software contribuisce a sviluppare.
Molte aziende poi, oltre a “prendere” dal grande calderone del software libero, restituiscono anche parecchio: non solo sotto forma di denaro (investimenti o donazioni che siano), non solo sotto forma di diffusione del software libero, ma anche (e soprattutto) in tempo-uomo (un bene che nell’era moderna è forse più prezioso del denaro stesso, e non solo commercialmente parlando), speso sia nel mero sviluppo di (nuovi o esistenti) applicativi da rilasciare con licenze libere, sia con attività di “politica del software” (ricordiamo le iniziative di introduzione del software libero nella pubblica amministrazione, l’iniziativa contro i brevetti software o, più di recente la lotta di contrasto a OpenXML), che non avrebbero un’incisività così netta se dovessero essere portate avanti solamente nel tempo libero che i volontari attivisti del software libero (nei quali mi riconosco appieno, oltretutto).

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Sun: un milione per l’opensource (sua)

Sun Microsystems Pare che l’opensource stia fruttando davvero parecchio a Sun. Dopo tanto aver tentennato prima di rilasciare Java e Solaris sotto licenze completamente free (as in freedom), ora a Santa Clara sembrano essere davvero lanciati sulla nuova strada. E’ notizia di ieri infatti il lancio del Open Source Community Innovation Awards Program, che premierà i programmatori volontari più attivi e volenterosi sui progetto opensource di Sun (che oltre a OpenOffice, Java e Solaris vedono anche NetBeans, OpenSparc e GlassFish), spartendo tra loro la modica cifra di un milione di dollari. E se Sun può permettersi di “cacciare” una cifra simile, significa che l’opensource di dané ne sta portando davvero tanti, nella Silicon Valley…

A decidere la destinazione dei premi e le modalità di assengazione, paradossalmente, non sarà Sun stessa, ma le comunità di sviluppo avranno la possibilità di adattare al proprio modello di sviluppo il contributo che Sun assegnerà loro.

Naturalmente nella mente di tutti si è fatto il paragone tra l’iniziativa lanciata da Sun e quella che, ormai da alcuni anni, porta avanti Googl, il Summer of Code, che però ha un target leggermente diverso, essendo essenzialmente mirato alla promozione della diffusione della programmazione opensource tra i giovani.

Chissà quanta parte di questo milione di dollari finirà nel nostro paese, dove diversi programmatori conribuiscono attivamente allo sviluppo di OpenOffice.org…