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Adobe spiega Flex ed AIR a Milano

AdobeSono stato invitato a partecipare ad un seminario di Adobe sulle nuove tecnologie di Flex ed AIR, che come molti sapranno stanno lentamente prendendo la via dell’opensource (più marcatamente per Flex, un po’ più lentamente per AIR, ma l’andazzo è quello buono).

Naturalmente (anche perché ho degli interessi professionali in materia) ho accettato l’invito e questa sera (dalle 18:30) sarò presso la sede di Burson-Marsteller, in Via Amedei, 8 a Milano, ad ascoltare Enrique Duvos (Product Specialist ed Evangelist di Adobe Systems).

Se poi troverò il tempo nei prossimi giorni, cercherò di riportare impressioni e considerazioni che dovessero emergere dal seminario.

L’idea di fondo, in ogni caso, è buona ed interessante. Vediamo se almeno in questo caso gli interessi commerciali sapranno lasciare sufficientemente il posto all’interoperabilità necessaria a dare al prodotto in questione il meritato successo… Ormai la lezione impartita da internet dovrebbe essere stata sufficientemente appresa, no?

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Promesse, promesse, e poi?

Puzzle pieces Sono anni che Microsoft va dicendo di avere intenzione di avvicinarsi al mondo dell’opensource, di migliorare l’interoperabilità: ha varato licenze “libere” (che ha perfino fatto certificare all’OSI), ha consentito l’accesso al codice sorgente di Windows ad alcuni enti dei governi (previo versamento di sangue per un ammontare totale di 5000 litri da apporre sull’NDA), aperto collaborazioni con una serie di aziende (Novell in testa, naturalmente) per migliorare la compatibilità tra le applicazioni di Microsoft e quelle opensource, pubblicato (o fatto trapelare) informazioni sui piani strategici aziendali, che mirerebbero alla migrazione di numerose applicazioni opensource lato server di altissimo profilo (mysql, php, apache) sui server Microsoft con l’obiettivo di contrastare l’architettura lamp con una analoga ma basata su kernel Windows.
A parole, il codice sorgente di Windows sarebbe già in possesso anche degli extraterresti, e invece poi quando gli altarini si scoprono, troviamo le inchieste della Commissione Europea su “abusi di posizione dominante”, i voti “comprati” per l’approvazione di OpenXML.

Un paio di giorni fà, l’ennesimo annuncio, accolto piuttosto freddamente dalla Commissione Europea (che dice di averne sentite troppe di dichiarazioni come queste), meno freddamente da parte della comunità del software libero che ancora una volta vuole dare una chance a Microsoft.
Sia chiaro: non vogliamo il codice sorgente di Windows, rispettiamo le scelte di business delle aziende che lavorano nel mondo dell’informatica. Non ci interessa particolarmente neppure che le “top applications” di Microsoft vengano rilasciate sotto licenze opensource “capestro”, sulle quali Microsoft farebbe magari valere poi la “proprietà intellettuale”: di applicazioni il mondo del software libero è fin troppo ricco.

Quello che vogliamo (o meglio, pretendiamo) da Microsoft, è un comportamento leale sul mercato e un minimo sforzo per garantire l’interoperabilità tra le varie applicazioni, che è un “diritto inalienabile” degli utenti. Purtroppo negli ultimi anni non possiamo dire che Microsoft si sia distinta sotto questo profilo, ma non è mai troppo tardi: l’apertura di MClips, l’interesse dimostrato in una serie di settori, le buone parole spese dai propri rappresentanti, fanno (ancora una volta) immaginare un possibile futuro più roseo.

Benvenuta, allora, Microsoft: facciamo parlare i fatti?

Microsoft e antitrust: ancora guai

Ormai si avvicina (febbraio 2008) il fatidico momento della seconda votazione per OpenXML, lo standard proposto all’ISO da Microsoft e spinto (ormai lo sappiamo) in modo non sempre “eticamente ineccepibile” da parte del colosso di Redmond, e l’attenzione comincia a tornare alta; da una parte e dall’altra si contano le intenzioni di voto, cominciano ad uscire notizie e studi di vario genere, natura e costo: ad esempio, Punto Informatico questa mattina riporta uno studio (discutibile a mio parere) della Burton Group che denuncerebbe il maggior “costo operativo” di ODF se paragonato a OOXML, pur terminando dicendo che probabilmente si imporrà un terzo standard (quale, non è dato sapere).

Vada come vada la votazione all’ISO (dove in ogni caso sarebbe approvato uno standard che non è quello che poi è realmente implementato in MS Office 2007), il vento sul fronte europeo non sembra soffiare favorevolmente a Microsoft: arrivando infatti a conclusione l’inchiesta sull’integrazione in Windows di Windows Media Player, che ha portato a Microsoft il dono di una multa di parecchi milioni di euro, l’antitrust comunitaria (che a differenza di altre, lavora sul serio e con attenzione) è già al lavoro per vagliare l’integrazione di Internet Explorer nel sistema operativo di Redmond (la quale causò di fatto il fallimento del progetto Netscape Navigator) a seguito dell’istanza presentata in dicembre da Opera Software (produttrice dell’omonimo browser).
Altra inchiesta in partenza, sempre sul fronte antitrust riguarda l’interoperabilità: Microsoft sarebbe accusata infatti di aver nascosto ai propri competitor informazioni vitali per la progettazione di applicazioni che si integrino con il loro sistema operativo, da Office al framework .NET.

Proprio in questa indagine sarebbe coinvolto il nuovo standard OpenXML, già adottato da Office 2007 (come dicevo, in una versione differente da quella proposta a standard ISO), per il quale la commissione antitrust vorrebbe verificare che sia “sufficentemente interoperabile con i prodotti dei competitor dell’azienda”. Ora come faccia ad essere interoperabile un prodotto del quale non si hanno le specifiche (.doc non c’entra, quello è dono divino) e le cui specifiche sono sbagliate e diverse da quelle poi realmente applicate non è dato sapere.

Chissà che tra le mani della commissione antitrust non finisca anche qualche considerazione sulla ripartizione dei voti delle recenti votazioni in ISO… sarebbe magari la volta buona che si fa luce su questa brutta faccenda…

Microsoft rispetterà le decisioni Ue . Corriere della Sera

[Fonte: Microsoft rispetterà le decisioni Ue . Corriere della Sera]

BRUXELLES – Dopo anni di tensioni, liti e polemiche l’Ue sembra aver convinto Microsoft ad accettare definitivamente le decisioni di Bruxelles. Microsoft prenderà tutte le misure necessarie per rispettare gli obblighi indicati nella decisione dell’antitrust europeo del 2004, ha reso noto la Commissione europea, riguardante i sistemi operativi dei server di gruppo. Bruxelles ha spiegato che in questo modo Microsoft metterà a disposizione anche le informazioni sull’interoperatività ai costruttori di software «open source».

Microsoft – si legge in una nota – ha finalmente dato il suo accordo per fare tre cambiamenti, nel rispetto della decisione della Commissione. Innanzi tutto, i costruttori di software open source avranno accesso alle informazioni. In secondo luogo, il prezzo per queste informazioni sarà ridotto a 10.000 euro da pagare, una sola volta. In terzo luogo, le royalties per una licenza mondiale che includa il brevetto saranno ridotte da 5,95% a 0,4%, ossia meno del 7% originariamente richiesto. Nell’accordo con gli altri operatori, Microsoft garantirà la completezza e l’accuratezza delle informazioni fornite.

Che si siano stancati di pagare “a muzzo” qualche milione di euro al giorno? Oppure li hanno fulminati sulla via di Damasco? Diffido… diffodo molto…

Samba si schiera “in gpl3”

Quando ieri Microsoft ha cominciato ad alzare gli scudi relativamente alla GPLv3, modificando unilateralmente i tanto discussi “patents agreement” stipulati con diverse realtà del mondo dell’opensource, facendo in modo di non trovarsi a distribuire codice coperto da GPLv3, questa era una delle mosse che mi sarei augurato.

Samba passa in GPLv3 (a partire dalla versione 3.2.0), contribuendo attivamente alla lotta contro le pretese, in termini di “proprietà intellettuale”, di Redmond. Infatti dal momento in cui Samba sarà rilasciato con questa nuova licenza, non sarà più possibile distribuirne le nuove versioni ed allo stesso tempo avanzare (dubbie) richieste relativamente a brevetti e proprietà intellettuale.
A giudicare, tra l’altro, dai dati resi pubblici da palamida, Samba è il primo progetto di una certa entità ad adottare la nuova licenza.

Che questa sia la volta buona che Microsoft debba dire addio ad una “propensione verso l’interoperabilità” di facciata (con il sottotitolo “è standard quello che diciamo noi”), e cominci a darsi da fare per l’interoperabilità reale, quella che ha proposto Red Hat e che loro hanno sdegnosamente rifiutato?