Questa mattina mi sono trovato in posta elettronica un messaggio pubblicitario di Findomestic. Niente di strano, apparentemente (di spam ne arriva parecchio e purtroppo anche i pur potenti filtri di GMail non sono sempre perfetti), finché in calce alla mail mi sono trovato scritto che l’indirizzo era stato consegnato a Findomestic tramite la petizione “Cinque per mille stabile e senza limiti” di Firmiamo.it, promossa nel 2007 (Governo Prodi) da Nòva – Il Sole 24 Ore.
Ora, su questo genere di cose sono piuttosto scrupoloso: se mi viene concessa la possibilità di rifiutare la consegna dei miei dati a terzi per scopi commerciali, lo faccio puntualmente. Eppure gli indirizzi sono stati comunque consegnati a Findomestic, che come prevedibile non si è fatta scappare l’occasione (due anni dopo) per inviare comunicazioni di dubbio gusto (come al solito).
Visto che non sono il solo ad aver ricevuto questo genere di spam messaggi, smaltita la parte peggiore dell’incazzatura ho provveduto ad inviare quanto segue ad Il Sole 24 Ore ed a Firmiamo.it, nella speranza di sollevare almeno qualche scrupolo di coscienza.
Salve
scrivo (e manderò copia a Nòva) per condannare fortemente la consegna di indirizzi email a scopi commerciali. Ho ricevuto questa mattina un messaggio pubblicitario di Findomestic che riportava come fonte dell’indirizzo email la petizione “cinque per mille senza limiti” ospitata da Firmiamo.it (http://www.firmiamo.it/cinquepermillestabileesenzalimiti) e promossa da Nòva – Il Sole 24 Ore.
Sono piuttosto scrupoloso su questo frangente e sono assolutamente SICURO di non aver accettato la consegna del mio indirizzo email a terzi per scopi commerciali. Naturalmente non ho alcuna intenzione di procedere in alcun modo, se non con questa mia comunicazione di condanna.
G.
Update 31/03/2010:
Camisani Calzolari fa presente come l’opzione di “non inviare pubblicità” non è prevista e quindi (deduco), accettando di firmare una petizione di Firmiamo.it, automaticamente si verrà inseriti nelle liste tramite le quali viene inviata. Questo solleva per l’ennesima volta la questione dell’uso delle nostre informazioni personali, che spesso tendono a sfuggirci di mano, anche in modo perfettamente aderente alla legge (le cui tutele, evidentemente, sono troppo lasche)