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Astronomia ed OpenSource

Questa sera ero ospite del Gruppo Astrofili Cinisello Balsamo nell’ambito dello scambio culturale che ha dapprima portato il loro presidente a parlare presso OpenLabs, poi noi in visita all’osservatorio di Castione della Presolana.

Questa sera toccava a me parlare a loro, esponendo il mondo dell’opensource e la filosofia ad esso collegata. Per l’occasione avevo preparato alcune slides mettendo insieme altre due presentazioni e rendendo il tutto un po’ più uniforme e gradevole.

Nel complesso, non posso che ritenermi soddisfatto. Il Gruppo era molto più interessato di quello che potessi immaginarmi, e anche piuttosto competente (alcune persone usano addirittura già Ubuntu e mi hanno chiesto qualche dritta).

Sono tra l’altro emersi un paio di progettini che potremmo decidere di portare avanti in collaborazione tra i due gruppi. Meglio di cosi… 🙂

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Discussione sulla GPLv3…

Questa mattina, in Associazione, abbiamo discusso di GPLv3, grazie al prezioso contributo di Cristian Rigamonti, socio storico di OpenLabs e “nostro inviato” (lui non lo sa però :P) presso la Free Software Foundation. L’intervento di Cristian, che ha analizzato la 3a bozza della GPLv3 uscita recentemente, chiarendo un po della sua storia e le principali differenze rispetto alla versione 2, è bastato a dissipare tutti (o quasi) i dubbi che ancora aleggiavano, complice la poca informazione che si legge a riguardo, sulla nuova GPL.

Innanzi tutto, condivido le motivazioni (che non conoscevo), che hanno portato alla necessità di sviluppare una nuova versione della GPL. La nuova normativa in materia di diritto d’autore (basata sul trattato WIPO, che ha dato origine al DMCA negli USA ed all’EUCD in Europa), e la necessità di difendere le 4 libertà fondamentali del software libero dagli attacchi portati da alcune applicazioni del DRM e dei brevetti (soprattutto software), rendono realmente necessaria una revisione della licenza. Voglio sottolineare che per la prima volta (non era infatti stato necessario/possibile con le versioni 1.0 e 2.0), la FSF ha deciso di portare avanti un lavoro realmente collaborativo, a cui ognuno può collaborare attivamente (la pagina linkata è ‘stet’, software javascript che consente di commentare in modo semplice e collaborato il testo, che verrà licenziato, e qui c’è sotto lo zampino burlone di Stallman, sotto GPLv3: si tratterà del primo software il cui solo scopo è quello di definire la licenza con la quale dovrà essere licenziato).

Decisione apprezzabile e democratica, quella di un lavoro maggiormente collaborativo, che ha portato sicuramente ad un rallentamento del processo di sviluppo, ma ad una nuova versione realmente “largamente condivisa” ed al pieno rispetto dell’idea del “do not harm” (“non fare cavolate”). Inoltre, si è sfruttata l’occasione per consentire una migliore internazionalizzazione (piu semplice applicabilità su territori diversi da quello degli USA) e compatibilità con altre licenze (davvero notevole lo sforzo profuso in questa direzione, a mio avviso ampiamente premiato dalla finalmente raggiunta compatibilità con la licenza Apache 2.0).

Non starò a dilungarmi piu di tanto sui cambiamenti introdotti dalla GPLv3, che Cristian spiega piu che ampiamente nelle sue slides, ma mi limiterò a dire che: la GPLv3 non è “contro il DRM”, ma contro specifiche applicazioni dello stesso, in particolare, quelle che non consentono l’applicazione delle 4 libertà fondamentali del software libero. Interessante anche la necessità di includere adeguate “note di installazione” che consentano all’utente di poter effettivamente godere di queste libertà (il caso TiVo insegna).

Altrettanto interessante il pragmatismo che la FSF (e Stallman) sono riusciti a tenere nell’affrontare lo spinoso problema dei brevetti software, cercando (ed a mio avviso ottenendo nella maggior parte dei casi) di difendere allo stesso tempo gli utenti del software libero e di non scoraggiare le aziende detentrici di brevetti dal contribuire al software libero. In particolare, molto interessante i due paragrafetti che sono stati inseriti in seguito agli accordi Microsoft-Novell, che porterebbero da una parte Novell a non poter piu distribuire quel codice (“terminazione” della licenza), oppure a rivedere l’accordo affinchè la “non ostilità” si applichi a tutti gli utenti di quello stesso software, indipendentemente dall’essere o meno clienti Novell (e, aggiungo, dall’essere o meno negli USA, unico paese civilizzato a consentire un obrobrio come la brevettazione delle idee).

Sono davvero contento del lavoro fatto, anche se qua e la (soprattutto in materia di brevetti non software) mi sarebbe piaciuta una posizione piu ferma e decisa, che so però non essere politicamente accettabile.

GPL-3-alpha3

E’ uscita la terza bozza della GPLv3.

Le modifiche sono molte, ma sicuramente la più importante è la rinnovata intenzione di mantenere un filo di compatibilità con la GPLv2 e la mitigazione delle clausole relative ai DRM. Sono assolutamente d’accordo con Linus Torvalds: il DRM non è male in quanto tale, ma è male nella sua attuale implementazione. Ma se l’implementazione è software, non possiamo scrivercela come ci pare? L’importate è che ci siano le specifiche? Non le abbiamo mai avute, per moltissimo dell’hardware in commercio… non sarà questo a fermarci…

Anche l’introduzione di aspetti che limitano l’uso di brevetti, mi trova assolutamente d’accordo. Sono profondamente contrario a brevetti e proprietà intellettuale, a 360°.

Sono molto contento. Ora attendiamo fiduciosi la quarta bozza (tra 2 mesi) e poi la release finale, e spariamo in bene 🙂

Non la vogliono capire…

L’azienda che sta dietro al formato di cifratura AACS, la AACS LA (che fantasia di nomi -.-) ha oggi minimizzato il lavoro svolto da muslix64, l’hacker che per primo ha trovato il modo (e l’ha implementato tecnicamente, cosa piu interessante) di estrarre la chiave di decifratura dei dischi protetti da AACS sfruttando il fatto che alcuni player che supportano questo formato ne la salvano in RAM senza prima cifrarla. La notizia, riportata da Punto Informatico, è una di quelle che fanno sorridere, ma allo stesso tempo, portano ad una riflessione più profonda che non è nemmeno la prima volta che espongo sul blog, anche se in maniera frammentata.

Fa sorridere perchè sembra il volersi nascondere dietro un dito. La AACS LA infatti ricorda che muslix64 non ha ideato un attacco contro il proprio formato di cifratura, ma contro le debolezze di alcuni player che lo implementano. Verissimo. Peccato che se l’utente vuole vedere il film sulla propria device, e questo film è cifrato, sulla device dovrà esserci la chiave per decifrarlo. E allora, in un modo o nell’altro, sarà sempre possibile ricavarla, ed utilizzarla per estrarre il contenuto cifrato. Si tratta di una tecnologia perdente in partenza.
Si ritorna sempre all’esempio dell’orecchio analogico/digitale. Se voglio usare gli occhi per vedere un film, o un orecchio per ascoltare della musica, questi non possono essere che analogici. Quindi, alla fine, il contenuto del film deve essere convertito in questo formato, indipendentemente da tutte le cifrature che ci possono mettere in mezzo. E se posso vederlo, possono vederlo altre persone con me, possono sentirlo altre persone con me, posso registrarlo (questo può essere reso più difficile, ma una soluzione la si troverà sempre) e diffonderlo.
Certo, si può argomentare che si perde in qualità. Grazie. Ma avete provato a dare un’occhiata alla qualità media dei film che girano sul P2P?? Gli utenti che utilizzano il P2P non puntano alla qualità. Puntano a vedere il film. In un formato almeno accettabile, dal quale di capisca il contenuto del film. Basta. Il resto non conta. Altrimenti, spenderebbero 7 euro (e-dico-sette!!) per andarselo a vedere in una sala cinematografica.
Anche in questo caso, si tratta di una scelta perdente in partenza, che oltretutto porterà a bruciare letteralmente la possibilità di accedere a materiale di qualità superiore, un’evoluzione tecnologica che avrebbe potuto essere davvero interessante anche per chi, come me, non ha ne occhio ne orecchio fini a sufficienza da rifiutarsi di ascoltare un file mp3 o vedere un video di qualità infima.

Invece hanno deciso di perseverare su questa strada masochista, perchè nella loro (distorta) visione del mondo il profitto a breve termine ha la priorità su qualsiasi cosa.
Il DRM è sotto attacco su tutti i fronti. Gli “utenti” valutano i costi di Vista, gli stati lo dichiarano illegale (anche se non l’Italia, ovviamente), le aziende si battono tra di loro perchè il DRM diventa una restrizione anticompetitiva (sempre e solo per soldi, eh, sia ben chiaro), addirittura i membri stessi del board (vedere il caso EMI), un po alla volta, stanno abbandonando la nave che affonda.

Qualcuno infatti se ne rende conto, e magari ne parla, altri invece, sono decisi a perseverare per questa strada, procedendo ad occhi chiusi verso un muro di cemento, incuranti delle urla che di avvertimento che si levano tutt’intorno.

Il modello economico di riferimento, che ha consentito alle grandi Major discografiche e ad Hollywood di fare quelle barcate di miliardi che si trovano oggi a sperperare in questa tecnologia perdente, è cambiato. Questo può essere un bene o un male, dipende dai punti di vista, ma porterà (ed ha già portato) evidenti cambiamenti nel modo di fare e proporre musica e contenuti multimediali.

Chi non si adeguerà, andrà perduto. Chi non avrà la mente sufficientemente aperta ed elastica da saper cogliere le possibilità e le potenzialità dei nuovi media che stanno nascendo, non potrà che vedersi definitivamente sfuggire poco alla volta, tutta l’acqua che cerca disperatamente di trattenere tra le mani, una volta rotto il bicchiere, trascinando con se anche quel poco di buono (no, non gliel’ho mai realmente perdonata, non ne sono capace, mi dispiace) che forse in giro c’era.

Il mio augurio a tutti loro è quello di non soffrire troppo.

PS: Il mondo dei brevetti e della proprietà intellettuale sono solo sfiorati, in questo momento, dal problema, ma l’odore di bruciato comincia già a sentirsi…