A dispetto del titolo, non voglio parlare di clandestini, di gente che viene in Italia perché spinta da condizioni disumane, dalla mancanza di diritti umani, dalla fame, magari vessati da regimi dittatoriali: anche in Italia abbiamo queste stesse condizioni e poco alla volta diventa ovvio che l’unica strada che per molti di noi diviene praticabile è quella che affronta i valichi verso i paesi che ci stanno attorno.
Dalle reazioni alla sentenza della Corte di Cassazione sul caso di Eluana Englaro, diventa palese (come se ce ne fosse stato bisogno) quella che è la situazione dei diritti nel nostro paese: la polemica è ancora più viva di prima, con appelli e controappelli delle autorità politiche e religiose. In un momento come questo, Eluana e la famiglia Englaro andrebbero semplicemente lasciati in santa pace, visto che in ogni caso la legge a stabilito che è diritto di Eluana scegliere (e lo face già parecchi anni addietro) se e come interrompere i trattamenti a cui è sottoposta.
Invece in Italia il rispetto della legge e dei diritti è (ed è sempre stato) poco più che una simpatica alternativa al vivere comune.
Al di là del caso specifico sul quale si può essere più o meno d’accordo con la decisione della corte suprema, poi, resta la questione della necessità di legiferare in materia di Testamento Biologico e come si poteva immaginare la scelta è stata affidata non ad una commissione che veda presenti le varie campane, in modo da arrivare ad una scelta condivisa ed equilibrata, bensì a Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare con delega ai temi di bioetica e di estrazione religiosa legata a quell’area che si è apertamente schierata contro il padre di Eluana e le decisioni del più alto grado della magistratura; come possiamo aspettarci che dalle sue mani esca una proposta di legge coerente e equilibrata quando lei stessa si auspica in qualche modo che venga usata il meno possibile?
La questione sembra seguire esattamente la stessa strada che seguono l’aborto, la ricerca sulle staminali, l’introduzione in Italia dell’RU486. Quanto tempo passerà prima che si cominci a dover andare fuori dall’Italia per poter godere dei diritti che altrove ci vengono garantiti? O meglio, quanta gente già oggi va in Svizzera a comprare l’RU486?
C’è poi la questione delle tasse, che da noi sono decisamente alte e nonostante il Governo precedente sia caduto (per mano dell’attuale maggioranza) perché “non le abbassava”, quello attuale certo non può dire di aver sensibilmente migliorato il problema, che pure era il suo cavallo di battaglia nella passata legislatura.
C’è poi la questione della risposta alla crisi finanziaria, a dir poco dilettantesca. Non si interviene o si interviene demagogicamente, annaspando nella nebbia nonostante le indicazioni chiare da parte sia dell’Unione Europea che delle altre autorità economiche mondiali.
C’è poi la questione del monopolio mediatico, al quale si legano i ritardi e le polemiche per la Commissione di Vigilanza Rai, al quale si lega il problema del conflitto di interessi, la legge salva-rete4, al quale si lega la richiesta di passare una frequenza di Rai1 a Europa7 (così da non costringere Rete4 sul satellite, dove è invece legittimo che stia), al quale si legano le deliranti dichiarazioni di Bossi sulla Rai che “inganna i cittadini attaccando il governo”.
C’è poi la questione del bavaglio che si cerca di mettere ai blogger (tra i pochi “dissidenti” di questa legislatura) con il rilancio della legge Levi, che era stata ritirata durante la precedente legislatura (con tante scuse e capi cosparsi di cenere) ed oggi viene ripresentata tale quale.
Conosco diverse persone che negli ultimi tempi hanno lasciato (felicemente, oserei dire) l’Italia per trasferirsi all’estero. Io dall’estero in Italia ci sono tornato sette anni fà, ma non chiedetemi perché non valuto l’ipotesi di andarmene di nuovo: potrei prendere la domanda sul serio…