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La Milano dell’Expò resta a piedi

photo(3)Altrove il guasto alla Metropolitana 2 che ieri ha paralizzato Milano sarebbe potuto passare quasi inosservato. Sono cose che succedono, d’altra parte: il primo treno della giornata, 6:15, alla fermata di Piazza Udine, strappa i cavi dell’alimentazione, interrompendo il servizio e dando il via a 14 ore di blocco totale (entrambi i sensi della metropolitana sono rimasti fermi tra le fermate di Caiazzo e Cascina Gobba).  Mezzi sostitutivi intasati, pesanti ripercussioni sulla circolazione automobilistica, migliaia di persone a piedi dirette verso il centro e la Stazione Centrale.

Sarebbe potuto passare inosservato, sono cose che succedono: la linea 2 della metropolitana milanese è attiva (proprio partendo dalla tratta interessata dal guasto) dal 1969 e dopo quasi 40 anni di servizio, un guasto del genere può essere comprensibile (pur se non giustificabile).

Sarebbe potuto passare inosservato, ma non a Milano. Non nella città che ospiterà l’Expò 2015, non nella città che ha adottato l’Ecopass proclamando a gran voce investimenti in infrastrutture e mezzi pubblici che non solo non si sono ancora tangibilmente visti, ma di cui per di più nessuno pare più ricordarsi, non nella città che da anni colpevolmente mantiene un servizio di mezzi pubblici fortemente inadeguato alle reali necessità (basti pensare che in tutta la zona nord-est della città non esiste un parcheggio di interscambio in grado di assorbire anche solo una minima parte della massa di cittadini che ogni giorno entrano in città), non nella città che ha nuovamente bloccato l’avvio dei lavori per la quinta linea metropolitana, la M4 Lorenteggio – Linate (colpevole probabilmente di raggiungere l’ormai odiato areoporto di Milano Linate) mentre sono partiti e procedono i lavori della linea M5 Garibaldi FS – Bignami, che ricalcano in gran parte il percorso della metrotranvia leggera, con capolinea a Cinisello Balsamo, già da anni in fase di realizzazione e che sarà inaugurata verosimilmente il prossimo anno.

In una città come Milano, un guasto per incuria e scarsa manutenzione come quello che ne ha paralizzato la circolazione ieri non è ammissibile: non perché Milano sia il cuore pulsante dell’industria e dell’economia italiana (non ci credo), ma perché ormai Milano si è rotta le suddette di promesse mai mantenute, di interventi demagogici e raffazzonati, di caccia ai rom contrapposta a interventi concreti praticamente nulli sul piano della vivibilità, dei servizi al cittadino. Per non parlare dei “derivati“, voluti dal sindaco Albertini, che potrebbero ora aprire una voragine nel bilancio comunale (altro argomento di cui non si parla…).

Milano và verso l’Expò ed a quanto pare ha intenzione di andarci a piedi…

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Disagi e scioperi: perchè?

dscf1015.jpg Il blocco delle aziende di autotrasporti non è certo una novità: ne hanno parlato le radio ed i giornali, le televisioni ed i blog, un po’ tutti insomma. Tutti parlano delle conseguenze, del fatto che manchino la benzina alle pompe (ieri ho fatto un’ora piena di coda all’ultimo distributore di Cinisello ancora provvisto di carburante, per un totale di 800 litri quando ho fatto il pieno io) ed alcuni generi alimentari (i prodotti freschi in particolare), o del fatto che è stato chiesto ai benzinai di tenere “da parte” una certa quantità di carburante per i veicoli di soccorso (polizia, ambulanze, pompieri…), o ancora delle auto della polizia costrette a scortare le autopompe fino ai distributori per evitare che la follia di ieri si ripeta accentuata nelle prossime ore.
Nessuno o quasi però ha capito i motivi che portano a questo sciopero, e non è certo una novità: ogni volta che in Italia viene annunciato uno sciopero, nessuno capisce mai esattamente a cosa serva, da cosa sia causato.
In realtà i mass media accennano alle cause dello sciopero, spesso e volentieri all’interno degli stessi servizi, ma come logico dedicano maggiore attenzione alle conseguenze che questo provoca, alle ripercussioni sulla vita dei cittadini, perché è questo che fa notizia. Ad esempio: dopodomani ci sarà il nuovo sciopero dei dipendenti dell’ATM. Qualcuno mi sa dire, su due piedi, perchè scioperano? E’ comprensibile che sia cosi, e non biasimo il comportamento dei mass media, almeno in questo frangente.

Questo mette però in discussione l’utilità stessa di questo genere di scioperi. Se si intende mettere a conoscenza, di sensibilizzare la cittadinanza del problema che causa lo sciopero, questo obiettivo fallisce miseramente ogni volta: i cittadini notano i disagi, qualcuno si informerà pure, ma la stragrande maggioranza si limita a bestemmiare e proseguire indifferente il suo cammino. Anzi, maggiori sono gli effetti percepibili di uno sciopero (la serrata dei benzinai di qualche tempo fa o quella delle aziende di autotrasporti di questi giorni), maggiore è la preoccupazione, minore è l’attenzione che viene dedicata alle cause dello sciopero. Questo non fa che causare antipatia nei confronti delle categorie scioperanti in forma tanto più forte quanti più disagi vengono arrecati alla cittadinanza.

Inoltre c’è il problema della scelta delle date: la gente comincia a chiedersi com’è che gli scioperi vengano fatti sempre al venerdì. Posso comprendere che sia un modo per limitare proprio i danni alla cittadinanza (che potrà cosi restarsene a casa ed “allungarsi” il weekend), ma l’impressione di molti è che ci si marci, cogliendo l’occasione per allungare il proprio, di weekend. Potrà sembrare un ragionamento stupido, ma l’ho sentito fare diverse volte e sicuramente non contribuisce all’efficacia dello sciopero.

Sulla serrata in atto (non è uno sciopero, in quanto sono le aziende autotrasportatrici che chiudono i battenti, non i camionisti in se), infine, ci sarebbe da discutere: legittimo chiedere una regolamentazione del mercato degli autotrasporti , visto che le tariffe vanno al ribasso a causa di gente che si improvvisa autotrasportatore per un tozzo di pane, abbassando la qualità media del servizio (ed i prezzi con essa), ma non varrebbe forse lo stesso per tutte le categorie? Anche il mondo dell’informatica non è regolamentato, e c’è sempre il “cuggino-che-tanto-me-lo-fa-a-gratisse” e poi tocca ai professionisti cavare le castagne dal fuoco, in fretta e furia per un tozzo e mezzo di pane…

Legittimo anche dichiarare di volere sovvenzioni dalla finanziaria, ma chi non le vorrebbe? I ricercatori, gli ospedali, la polizia, i tassisti, i panettieri… a tutti piacerebbe avere sovvenzioni, ma le risorse sono quelle che sono, e mettere in ginocchio il Paese per reclamare i propri (presunti) diritti non aiuterà certo a migliorare la situazione.