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Un nuovo digital divide

dscf1289.jpg La Rete fa parte ormai della vita di molti di noi. Già il fatto che stiate leggendo queste righe (che sono su un blog, una delle “nuove frontiere” del web), fa di voi degli utenti “avanzati” della rete, appartenenti di un’elite di internauti che sono in grado di sfruttare al massimo le potenzialità che la più grande rete di intercomunicazione mette a disposizione. La mia vita è impregnata dalla rete: registro le trasmissioni televisive con Faucet di Vcast, ho le mie foto su flickr, leggo notizie e mi documento usando l’aggregatore di feed Google Reader, sono connesso ai principali servizi di instant messaging, ho un blog, tengo la mia contabilita su Kiaraservice, ho un profilo lavorativo su LinkedIn e tanto altro ancora. Quando devo cercare un numero di telefono, non sto neppure a cercare la rubrica cartacea (che onestamente non sono più neppure sicuro di avere), ma apro direttamente un browser su Paginebianche.it. Qualcuno potrebbe parlare di “dipendenza da internet” (ed è decisamente una forzatura), ma il punto non è questo.

Il punto è invece, come dicevo, nel fatto che l’accesso culturale a queste risorse è privilegio di una ristrettissima porzione della popolazione. Ancora non è stato risolto il primo stadio del digital divide (ovvero il possesso di uno strumento di comunicazione digitale, un pc) in tutte le regioni (figuriamoci a considerare il problema a livello mondiale), non è stato risolto il secondo stadio (la formazione necessaria alla comprensione ed all’uso elementare di internet) che ecco nascere un terzo livello: l’uso “avanzato” delle risorse disponibili. L’uso di internet per posta elettronica e mera navigazione occasionale, ridotta spesso e volentieri ai soli siti istituzionali e/o di giornali online, è un uso estremamente limitato di internet, equiparabile in qualche modo al saper a mala pena “leggere e scrivere” di cinquant’anni fa.

L’evoluzione della tecnologia e di internet non lascia scampo. La Rete evolve molto più velocemente di quanto la gente sia in grado di comprendere, continuando così a formare classi “incrementali” di ignoranti (nel senso letterale del termine, “coloro che ignorano”), che lentamente vengono tagliati fuori dalle possibilità offerte dall’evoluzione e sostanzialmente senza alcuna speranza di recuperare il “gap”.

Il problema, a mio avviso, è serio e richiede un’intervento forte e strutturale, una presa di coscienza netta da parte della società in toto. Purtroppo poi penso che più di un italiano su 3 vota per Berlusconi e mi dico che abbiamo ben poche speranze… sarò pessimista ma…

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LIFOS – Laboratorio Informatico Free Open Source

lifos.jpgAll’attenzione di tutti gli interessati al mondo dell’attivismo del software libero e dell’open source.

A partire dalle importanti esperienze nel panorama dell’associazionismo del software libero in ambito locale e nazionale maturate negli ultimi anni dai soci fondatori, e con una forte volontà di rinnovamento e progresso, nasce in questi giorni, il

LIFOS, Laboratorio Informatico Free Open Source

un’associazione culturale ed un laboratorio sperimentale che mira alla diffusione ed alla promozione del software open source e dei formati e protocolli aperti, basandosi sui principi dell’etica hacker.

Vuole proporsi come realtà importante nel mondo dell’associazionismo del software libero milanese (ed agire come spinta e fonte di slancio), tramite la collaborazione stretta e continuativa con le altre realtà, costituite e non, già presenti e radicate sul territorio.

Anche se la neonata Associazione ha sede a Cinisello Balsamo, essa si ripromette di operare in tutto il panorama della Provincia di Milano, tramite proprie iniziative o tramite sinergie di rete con le altre associazioni già presenti ed attive sul territorio.

Tenendo presente che una prima serata di “presentazione e benvenuto” si terrà questo giovedi, a partire dalle ore 21:00, presso il Laboratorio Innovazione Breda, a Sesto San Giovanni, vi invitiamo a visitare il sito http://www.lifos.org, o a scrivere a info@lifos.org, per ottenere maggiori informazioni.

Risposta da mamma Rai

Qualche giorno fa’, avevo aderito all’iniziativa promossa da g10co, scrivendo la seguente lettera a “mamma Rai”, riguardo al nuovo servizio RaiTV.

Salve,

ho visitato il nuovo sito http://www.rai.tv. Utilizzo come sistema operativo GNU/Linux e mi è stato impossibile fruire dei contenuti video poichè essi utilizzano la tecnologia ActiveX.

http://www.rai.tv è un servizio pubblico, dovrebbe essere accessibile da chiunque utilizzando qualsiasi sistema operativo. Così come è possibile vedere i programmi televisivi della Rai con qualsiasi televisore, indipendentemente dalla marca o dalle specifiche caratteristiche tecniche.

La scelta di utilizzare ActiveX danneggia il servizio http://www.rai.tv stesso perchè preclude l’accesso non solo agli utenti GNU/Linux, che sono in aumento, ma anche agli utenti Windows che utilizzano il browser Firefox.
Il plugin proposto
(http://www.iol.ie/~locka/mozilla/plugin.htm#download) infatti non è disponibile per le ultime versioni di Firefox, costringendo perciò gli utenti ad utilizzare versioni vecchie, ritenute ormai insicure del browser.

La scelta di utilizzare ActiveX è in contrasto con le direttive di accessibilità promosse dal W3C (http://www.w3.org/TR/WAI-WEBCONTENT/).

In sostanza la scelta di utilizzare ActiveX limita l’accessibilità ad un servizio pubblico, un servizio che tutti contribuiscono a pagare – anche chi utilizza il sistema operativo GNU/Linux – e di cui tutti devono poter usufruire – anche chi utilizza il sistema operativo GNU/Linux -.

Io Giacomo Rizzo chiedo perciò che tutti i contenuti multimediali presenti su http://www.rai.tv siano resi disponibili attraverso tecnologie e formati accessibili anche con il sistema operativo GNU/Linux e il browser Firefox.

Rivendico il diritto ad usufruire di un servizio pubblico attraverso le tecnologie che ritengo più sicure.

Giacomo Rizzo
Cinisello Balsamo (MI)

Oggi, mi è arrivata la risposta da “mamma RAI”, che non posso che applaudire, felice.

Prendendo spunto dalle segnalazioni e proteste di tutti voi utenti Internet relativamente alla accessibilità dei contenuti audio/video sul portale Rai.Tv , comunichiamo che l’ultima versione di prodotto già disponibile on line all’indirizzo http://www.rai.tv , ha introdotto alcune variazioni tecniche:

1. L’uso di ActiveX viene limitato (tramite riconoscimento di userAgent) alle pagine web presentate agli utenti su piattaforma Windows/Explorer (per i quali non ci risultano problematiche relative alla fruizione)
In tutti gli altri casi la gestione tramite ActiveX è stata eliminata, consentendo la fruizione dei video attraverso i player WindowsMedia, RealOne e FlashVideo.
E’ opportuno segnalare che questa gestione comporterà alcune modeste limitazioni, e cioè:
– le pagine di fruizione dei video utilizzeranno una barra dei comandi non omogenea rispetto ai differenti player
– nelle pagine di fruizione relative ai canali definiti come “WebTv” (Tric&Trac, Zoom, Stracult, ecc.), non viene gestita la riproduzione in sequenza automatica della playlist proposta. Quindi al termine della esecuzione di ogni video, si dovrà selezionare la prossima ‘traccia’ e richiederne il play.

2. Per ridurre la necessità di upgrade del Flash Player, sono stati modificati alcuni programmi ActionScript (flash) in modo da avere una compatibilità del codice con versioni di Flash Player a partire dalla 9.0.28 (precedentemente il sistema richiedeva la 9.0.45) .

3. Rispetto alla disponibilità di contenuti video nei vari formati di codifica, su Rai.Tv sono attualmente pubblicati contenuti digitalizzati in WindowsMedia o RealOne o FlashVideo. Si stanno al momento valutando tutte le opzioni tecnologiche per estendere il numero di possibili fruitori.

Concludiamo dicendo che siamo attentissimi alle segnalazioni di tutti gli utenti web, e che gli interventi descritti rappresentano solo il primo passo di un percorso che vorremmo sempre più condiviso con voi utenti stessi

Cordiali saluti

Proposte per il 22 giugno

Il 22 giugno, presso lo IULM di Milano, si terrà una manifestazione dal titolo “Condividi la Conoscenza“, che si vuole proporre come punto di partenza e riflessione sull’impatto dei “nuovi media” sulla nostra vita, sulla politica e sull’industria.

Chiamato alle armi dal buon Fiorello Cortiana, ho provveduto questa sera a proporre 3 diversi “nodi di riflessione” a mio avviso particolarmente importanti, e sui quali invito tutti a discutere e confrontarsi. Li riporto anche qui, per dare ulteriore risalto alla lodevole iniziativa.

Quantificazione del valore virtuale
Parlando con un caro amico, non molto tempo fa, mi faceva notare quanto fosse difficile investire in “innovazione” e “nuove tecnologie” in Italia, senza avere adeguati fondi alle spalle.

Questo perchè le banche e le società di venture e capitali, nel nostro paese, misurano ancora la bontà di una proposta di investimento in base alle immobilizzazioni materiali che il richiedente può portare. Questo aspetto è stato ulteriormente evidenziato quest’oggi durante un incontro presso il Politecnico di Milano, al quel ho partecipato.

Nel campo della cultura, quali immobilizzazioni possono essere “spese” per ottenere un investimento? Praticamente solo brevetti e diritti d’autore o di “proprietà intellettuale” (detesto questo termine, perdonatemi), che a mio avviso sono solo briglie e freni all’innovazione, alla produzione di cultura ed alla sua diffusione.

E’ assolutamente necessario che si faccia una seria riflessione, e si trovino delle proposte applicabili ed efficaci, per consentire una quantificazione oggettiva della bontà di un investimento in un ambito come quello della cultura, o dell’industria del software, dove le immobilizzazioni materiali non hanno praticamente necessità di esistere.

Pubblico dominio materiale
Quando si parla di “proprietà pubblica”, si pensa sempre ad aquedotti, autostrade, ferrovie. E quando queste proprietà vengono in qualche modo intaccate dalle privatizzazioni, si sentono salire urla di protesta. Tutto corretto, tutto assolutamente condivisibile, ma tutto, strettamente, materiale.

La privatizzazione delle infrastrutture di comunicazione, tanto importanti per la produzione e la diffusione della conoscenza, non arreca forse un danno paragonabile, se non superiore, alla privatizzazione di acquedotti, autostrade e ferrovie?

Come può una rete di larga banda (ma anche una rete di fonia, o la semplice proprietà ed efficienza di una emittente televisiva statale di qualità) che si confronta con mere logiche di profitto, senza tener conto di quelle che sono le esigenze culturali dei cittadini?

Bisogna che si prenda coscenza che l’infrastruttura di rete e (tele)comuncazione del nostro paese è un bene primario per la stessa economia italiana, e come tale, va difesa e rigidamente controllata.
La rete internet italiana non può essere in mano ad un monopolista (in palese conflitto di interessi, tra l’altro) come Telecom, i cui disservizi sono ormai divenuti barzellette fuori dai confini del nostro paese.

Riduzione del Digital Divide
Il termine “digital divide” purtroppo viene usato in modo piuttosto variegato, quindi la riduzione dello stesso è qualcosa di poco tangibile.
In questo caso, per “digital divide” intendo il divario culturale che impedisce a tutti i cittadini di fruire liberamente dell’innovazione (altro termine abusato, a mio avviso), di fatto creando cittadini di serie A e cittadini di serie B, e contribuendo quotidianamente ad ingigantire questo divario.

A mio avviso sarebbe necessario riflettere su quali ragionevoli proposte possano essere avanzate per combattere efficacemente questo problema.

Un punto da tenere presente è che piu che stimolare un’offerta (formativa?) che già per altro esiste, anche in maniera alquanto diffusa, e prima ancora di trovare i criteri economico/fiscali atti a spingere questa “riduzione”, è importante comprendere che va stimolata la richiesta stessa, rendere i cittadini stessi partecipi di questo processo, perchè nessun tipo di forzatura, nel campo della conoscenza, è in grado di portare benefici a medio/lungo termine.