Impazza in questi giorni la discussione riguardo Telecom e le offerte per il suo acquisto provenienti dalla cordata messicano-statunitense della AT&T. L’offerta pervenuta al CDA dell’azienda di telecomunicazioni italiana infatti, è molto allettante (oltre 2.82 euro per azione, quando il loro valore prima che si diffondesse la notizia dell’offerta si assestava intorno ai 2,13) ed ha già portato un notevole incremento del valore delle azioni stesse in borsa (con l’impennata di ieri, il titolo è passato da 2,13 a 2,34 euro per azione) che taglierà ulteriormente fuori dai giochi la fantomatica cordata italiana che avrebbe dovuto fronteggiare “lo straniero” e assicurare Telecom a mani italiane.
La preoccupazione, stranamente, dei politici e dei giornalisti (e dei cittadini di conseguenza) è in particolarmente puntata sull’infrastruttura di rete, che (paradossalmente) è di proprietà di Telecom, nonostante sia un bene prezioso per la vita stessa dello Stato, mettendosi al riparo da pericolose ingerenze straniere, e per garantire la concorrenza sul mercato (cosa di cui ci si lagna già da parecchio tempo ormai nel settore). Dopo aver malamente svenduto un bene dello Stato in una pura ottica di privatizzazione barbara, buttanto letteralmente nel cesso miliardi di investimenti (Telecom vanta tra le altre cose una grossa rete in fibra ottica, già posata, completamente in disuso) e senza l’accortezza di dividere il controllo del mezzo fisico dalla fornitura dei servizi, ora lo Stato (nella sua accezione piu generale, inteso come “i cittadini italiani”) si rende conto che la sua libertà di comunicazione (e di intercettazione, ho letto, “doh!”) è in pericolo. Te la sei cercata, Italia. Te la sei cercata come cercano la multa coloro che superano la coda sulla corsia d’emergenza. Hai voluto far la furba? Ed ora resti scottata.
A questo punto, quello che spero sincerament, è che il Governo Prodi metta da parte il buonismo che ostenta per paura di critiche, e faccia (anche in questo caso) il bene del Paese, separando per legge infrastruttura fisica e fornitura del servizio (e ci sono motivazioni a livello di concorrenza che metà bastano, per farlo). Questo era già nei piani di Rovati in realtà, ma il buon Tronchetti Provera, che deteneva il controllo di Telecom (e la sua presidenza) con il suo 0,8% di azioni, non aveva trovato l’iniziativa di suo gradimento, e non se ne era fatto piu nulla.
Ora è giunto il momento di fare le cose con la forza. Statalizzare l’infrastruttura. Come sono/devono essere statali le autostrade, gli acquedotti, la rete elettrica, l’acqua…