Archivi tag: Dalai Lama

Ma chi se ne frega!

Dalai_Lama_press_conf1_01 Parlavo ieri dei rimorsi del Dalai Lama relativamente alla sua visita in Italia, dicendo, testuali parole, di vergognarmi dell’atteggiamento del governo nei suoi confronti, poiché non avevano accettato di incontrarlo. Oggi, scopro che il Dalai Lama è stato in visita a Montecitorio, invitato dal Presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, il 14 dicembre, due giorni prima del mio post.
Naturalmente devo fare pubblica ammenda della mia mancanza di informazione e porgere le mie scuse al presidente Bertinotti (rimangono in parte quelle al governo, che avrebbe potuto promuovere un incontro ufficiale, visto il personaggio). Mi ero tra l’altro dimenticato di citare il fatto che il Dalai Lama è stato accolto a Torino, che lo ha persino fatto cittadino onorario, come fatto notare in un commento del post precedente.

La notizia del giorno però, sono le proteste ufficiali della Cina, che tramite il proprio ambasciatore in Italia, facendo riferimento all’accorato appello lanciato dal Dalai Lama (che chiedeva un sostegno morale, pratico e concreto agli italiani affinché vengano rispettati i diritti che spettano ai tibetano, pur garantiti dalla Costituzione cinese), ha fatto presente quanto segue:

A Bertinotti é stato manifestato l’auspicio che il Parlamento Italiano, la massima istituzione di questo Paese, non offra facilitazioni nè luogo al Dalai Lama, che fa una forte attività separatista

La mia personale risposta al governo cinese, non mediata dai delicati rapporti internazionali di cui invece devono tenere conto i nostri politici, è questa: se voi rispettaste i diritti dei tibetani (e dei vostri cittadini in generale), probabilmente i monaci buddisti non avrebbero così tanto bisogno di separarsi dalla Grande Cina. Quindi, di fatto, chi se ne frega se vi picca che il Dalai Lama venga accolto alla Camera; in quanto uomo religioso e politico di calibro internazionale, è normale che questo venga fatto. Se sarà in grado di “attirarsi le simpatie del governo italiano” relativamente alla questione tibetana, significa che la sensibilità italiana sull’argomento sarà più propensa ad accogliere le posizioni del Dalai Lama che quelle della Cina. Sono cose che succedono.

Più pacata, ma nei fatti molto simile, la risposta dell’ufficio stampa di Montecitorio:

il presidente della Camera ha ribadito all’ambasciatore cinese il significato e il valore dell’iniziativa della Camera dei deputati che ha ospitato il Dalai Lama, offrendogli la possibilità di esprimersi in un luogo così rilevante sia dal punto di vista istituzionale che politico. L’incontro è stato realizzato per la rilevanza internazionale del Dalai Lama, premio Nobel per la pace, e per dare voce all’istanza di autonomia culturale e religiosa del popolo tibetano. Istanza che il Dalai Lama ha rappresentato riconoscendo contemporaneamente l’integrità geografica della Repubblica popolare cinese.

I miei complimenti.

Pubblicità

I rimpianti del Dalai Lama

Dalai Lama_Geelong_6_ 10.jpg Dopo la magra figura ottenuta dai politici italiani al momento della visita in Italia del Dalai Lama (non ancora conclusa), che per non dispiacere il governo Cinese non sono andati ad accoglierlo all’aeroporto, non gli hanno consentito di incontrare il governo (ne il Papa, se è per questo), arrivano le prime reazioni da parte del Dalai Lama stesso che, intervistato da Repubblica, parla dei rimpianti di questa sua visita nel Bel Paese.

In linea con la grandezza spirituale del suo personaggio, il Dalai Lama si scusa per essere “cosi ingombrante”: in Tibet la repressione nei confronti dei monaci e dei religiosi buddisti è piuttosto pesante, al punto che è proibito pronunciare il nome del Dalai Lama, eppure proprio “Oceano di Saggezza” chiede che le olimpiadi in Cina non vengano boicottate (come invece era stato proposto da alcuni movimenti proprio per fare pressioni sul governo Cinese riguardo la questione tibetana), perché in fondo la Cina è un grande paese e se le merita.

Mi riempie di imbarazzo l’atteggiamento del nostro governo (e anche quello del Papa, in un certo senso) nei confronti di un uomo di questo calibro.