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Foto dell’anno? No.

Ho sempre trovato estremamente interessante l’annuale concorso fotografico della Stampa: splendide foto, attimi unici catturati da professionisti di grandi capacità tecniche ed artistiche. L’edizione annuale del concorso si è conclusa da pochi giorni ed avrei voluto mostrarvi la foto vincitrice, magari con un bel link al sito ufficiale del concorso, dandovi così la possibilità di vedere le altre foto premiat, splendide anch’esse.

Invece no: il copyright di pubblicazione delle foto non mi consente non solo di copiare la foto, ma nemmeno di mostrarvela con un bel link che vi riporti alla foto in questione.
Ciò detto, per protesta, questo post rimane senza foto. E senza link.

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Brianza Film Corto, serata al Bloom

Sono di ritorno dal Bloom di Mezzago, dove ho assistito/ partecipato/ contribuito alla serata dedicata al Brianza Film Corto, il festival del film corto organizzato da Briganzia.

Il posto è piuttosto carino; ha un po’ l’aria del centro sociale, e pur non essendo gigantesco, è accogliente. Ottimi panini (anche se un po’ lenti nell’arrivare :D), buona birra, tanti eventi, più o meno interessanti. Peccato che sia un po’ “in culo al mondo” per usare un eufemismo.

L’evento era piuttosto interessante, anche perchè si trattava della sola delle 3 serate di “presentazione” durante la quale c’era la possibilità di vedere tutti i corti in concorso. Peccato per la scarsa affluenza di pubblico (il picco sarà stato si e no di 20 persone), perchè c’era anche qualcosa di carino da vedere. Alcuni corti simpatici di ragazzini delle medie/superiori (anche molto amatoriali, semplici ed a volte naif), altri decisamente più curati ed interessanti; mi hanno molto colpito quello relativo all’evaquazione di Seveso del 1976, R-ESISTENZE (non è facile parlare di certe cose, figurarsi farlo davanti ad una telecamera) e “White Wire” che potrebbe essere, secondo me, il vincitore, il 30 novembre a Seregno.

Io ero li per parlare di Creative Commons e cinema, tema sul quale mi sono dovuto documentare (grazie anche al contributo del sempre gentilissimo Simone Aliprandi). Avevo preparato una serie di slides, ma per motivi di tempo mi è stato chiesto di tagliare il più possibile: risultato, un intervento piuttosto spento, poco interessante e forse anche poco chiaro; vedrò di rifarmi il 30, quando avrò un po’ di tempo in più (almeno cosi mi è stato promesso). A scanso di equivoci, ritoccherò le slides per renderle più adattabili.

Nei tempi morti, sono riuscito a scambiare quattro chiacchiere con alcuni degli organizzatori, che mi hanno fatto, sinceramente, un’ottima impressione, e suggerito nuovi punti di vista ad alcune delicate questioni (tra cui la creatività).
Serata quindi tutto sommato positiva, anche se. .. 🙂

La forza delle idee

Qualche giorno fa, in occasione dell’anniversario della strage di Srebrenica, cercavo su Flickr una foto significativa di Srebrenica da allegare al mio post. Naturalmente, il vincolo principale era che fosse rilasciata con una licenza che mi consentisse di farlo (a me sembra normale comportarmi in questo modo).

Purtroppo, la miglior foto trovata era rilasciata sotto una licenza che riservava all’autore tutti i diritti della foto ed io non avevo ne il temp, ne la voglia, di scrivergli per ottenere un’autorizzazione all’uso della stessa, cosi ho proseguito alla ricerca di un’altra foto che rendesse comunque il senso del post in questione. Prima di proseguire però, mi sono concesso di lasciare un commento in cui suggerivo l’utilizzo di una licenza Creative Commons (facilmente applicabile su Flickr) alla foto stessa.

Questa mattina, andando a vedere per puro sfizio, se ci fosse stata una reazione al mio commento, scopro che non solo la foto risulta ora rilasciata sotto Creative Commons BY-NC-ND, ma anche tutte le altre foto dello stesso autore presentano la stessa licenza.

E allora, per ringraziare best77 per questo rimarchevole gesto di disponibilità, pubblico di seguito la sua (significativa) foto del cimitero che ospita alcuni degli 8000 uomini uccisi quell’11 luglio.

Srebrenica

Articolo di Maggio

Da qualche mese scrivo su PcWorld, rivista specializzata in informatica che mi ha contattato con l’intento di portare avanti una serie di articoli dedicati a Linux ed al software libero. L’obiettivo, da parte mia, era quello di consentire ad OpenLabs di avere una vetrina in edicola, tramite la quale dar risalto alle manifestazioni, agli eventi, ai corsi, al gruppo. Ai primi articoli, prettamente tecnici (uno dedicato a “Drupal-5.0” e uno a “Firefox e le sue estensioni”) che hanno comunque ottenuto un discreto successo (ho scovato un paio di notizie dedicate all’argomento su internet), ne è seguito uno, pubblicato sul mese di maggio, più teorico: “10 buoni motivi per passare a Linux”.

Sinceramente pensavo di aver scritto cose piuttosto scontate, anche se l’articolo era venuto bello corposo (ha preso, dopo essere stato tagliato, 6 pagine della rivista). E invece negli ultimi giorni ho ricevuto un paio di email di complimenti da parte di lettori dell’articolo. In particolare, oggi pomeriggio mi hanno scritto i ragazzi del GlugTo che ne hanno persino fatto oggetto della riunione mensile del gruppo.

Sono emozionato, spaesato da questi complimenti. L’intenzione è di cominciare a pubblicare, quanto prima, gli articoli sotto Creative Commons, ma pensavo di farlo solo per “storico”, non per dar loro “maggiore diffusione”, come invece qualcuno mi ha chiesto 🙂

Attenzione a quella sentenza…

E’ di ieri la notizia che la Corte di Cassazione, con la sentenza numero 149 del 9 gennaio scorso, ha annullato la condanna inflitta dalla Corte d’Appello di Torino per violazione della legge sul copyright, a due torinesi colpevoli di aver condiviso files protetti da copyright sulla rete.

In Appello, i giudici piemontesi avevano rilevato una violazione degli articoli 171 bis e 171 ter della legge sul diritto d’autore (633/41) che puniscono chi diffonde o duplica contenuti multimediali protetti dal copyright a scopo di lucro.

La sentenza mette sicuramente in luce il fatto che anche nell’ottica della legge, l’attuale legge sul copyright non sia più adatta ai tempi ed alle tecnologie presenti, e che va quindi rimessa in discussione.
La discussione in materia è accesa, non solo sul fronte legale, dove la SIAE spinge (naturalmente) perchè chi scambia files protetti da copyright in rete sia punito nel modo piu severe possibile (e quando mai…), ma anche sul fronte etico.
La possibilità di rilasciare un’opera in modo da consentirne il legale scambio anche tramite la rete, pur non rinunciando al copyright su di esse, esiste già, e si incarna nelle licenze come le Creative Commons, che sfruttano proprio la legislatura del copyright per consentire al detentore del copyrght di “permettere” una serie di azioni di scambio e fruizione dell’opera.
La dove però è l’autore a decidere di non voler consentire questo diritto, a mio avviso è sbagliato “forzare la mano” in nome della comodità e “profitto” personale, anche se la regolamentazione penale attuale è sicuramente non commisurata all’importanza del reato.
Vanno però trovati gli strumenti legali per impedire che coloro che scaricano da internet le opere soggette a copyright, e poi le mettono in vendita, ricavandone lucro, possano essere puniti per il reato commesso.
Torniamo allo stesso concetto di sempre: la videocassetta posso duplicarla e farla vedere agli amici, anche perché questo mi consentirà di preservarla più a lungo, ma allo stesso tempo non posso rimetterla in vendita traendone lucro.
Come al solito, per cercare di evitare che il maiale scavalchi la recinzione, invece di alzarla, si chiude il maiale nella stalla.

Naturalmente va fatto notare come ci si trovi di fronte ad una evoluzione del mercato delle opere multimediali (musica, video, editoria…), e che come questi cambiamenti siano certamente stati indotti dall’avvento di internet, e di come la grande distribuzione stenti ancora a comprenderne e farne propri i meccanismi.

D’altra parte però, non ci si deve far prendere la mano dai male informati giornalisti, che come al solito traggono conclusioni affrettate sulla base di poche (e spesso incomplete) informazioni.
La sentenza della Cassazione regola un reato commesso nel 1999, quando cioè la legge Urbani non era ancora in vigore. In questi casi, vale la legge più favorevole all’accusato, in questo caso quella precedente il 2004.
Se il reato fosse stato commesso successivamente, le cose sarebbero andate diversamente?
Da questo punto di vista, le parti della sentenza riportate dal Corriere della Sera parlano chiaro:
«Le operazioni di download di materiale informatico non coincidono con le ipotesi criminose fatte dai giudici torinesi. Per scopo di lucro deve intendersi un fine di guadagno economicamente apprezzabile o di incremento patrimoniale da parte dell’autore del fatto».

Il sondaggio (piuttosto ambiguo per la verità) aperto per l’occasione dal Corriere sul proprio sito web, la dice lunga sulle abitudini degli italiani: quasi l’80% degli oltre 7400 utenti che hanno risposto al sondaggio ha dichiarato di scaricare abitualmente files da internet.

Da oggi (forse) questi utenti non dovranno più preoccuparsi di una sanzione penale, ma solamente amministrativa.