Sulla tavola, in mezzo ai ricchi piatti del pranzo, fa bella mostra di se una caraffa d’acqua, di quelle filtranti. Potremmo trovarci ovunque, a casa mia, tua, sua, poco importa: la sua funzione è quella di rendere più piacevole al palato l’acqua del rubinetto, troppo spesso dura per le nostre delicate papille gustative.
Sempre più spesso però, la caraffa filtrante è l’ultimo dei ritrovati ecochic: rimuove il senso di colpa senza lasciarne traccia, mentre il motore del Cayenne in garage è ancora caldo. Magari nella brocca ci si mette l’acqua della bottiglia, magari di quella siciliana (“che è più buona”, poco importa che emetta 1500km di CO2 per raggiungere la nostra tavola).
L’attenzione all’ambiente (non chiamiamola ecologia, va bene) che ci circonda è una moda e come tutte le mode viene presa, rivoltata, distorta, contaminata dal mondo del denaro e dell’apparenza: ecco allora che anziché mossi dal tentativo di ridurre l’inquinamento (CO2, plastiche varie e compagnia cantante), i valori che scendono in campo sono quelli della caraffa più o meno bella, costosa, funzionale.
Non è questa la via, cari miei. Ed è sempre più urgente imboccare quella giusta…
PS: io per bere l’acqua del rubinetto uso due banalissime bottiglie di vetro (riciclate), con una goccia di limone a dare un sapore “diverso” alla già ottima acqua del Nord Milano.