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Un po’ di luce su Chiaiano

tufo In questi giorni ho avuto modo di parlare in diverse occasioni della questione rifiuti in Campania, con persone che non capivano o non condividevano la mia posizione. Mi sono reso conto di un problema di fondo, dovuto essenzialmente alla poca conoscenza dei luoghi ed alla insignificante informazione a riguardo fatta dai mass media, che riguarda la composizione geologica del territorio, parametro imprescindibile nella scelta dei luoghi ove collocare una discarica.

Molti sapranno che la Campania è una regione caratterizzata da un’intensa attività vulcanica: è nota la presenza del vulcano Vesuvio non lontano dalla città di Napoli, così come dovrebbe essere nota ai più la presenza di una zona ad intensa attività vulcanica, quella dei Campi Flegrei, a nord di Pozzuoli.

E’ facile quindi intuire come la zona in cui si trova Chiaiano abbia un terreno prevalentemente di origine vulcanica, le cui proprietà differiscono sostanzialmente da quelle del terreno “normale” e che vanno attentamente analizzate prima di decidere di collocarvi una discarica (che trova nel contatto con il terreno uno dei punti cruciali). In particolare, il tufo (le cave in cui si vuole aprire la discarica sono proprio cave di questo materiale) è un materiale poroso (come si può facilmente vedere dalla foto) e sapendo che la falda acquifera in quella zona è particolarmente “alta” (a pochi metri dalla superficie), è facile intuire quali danni possa provocare l’installazione di una discarica in un sito così delicato e di conseguenza comprendere le preoccupazioni dei cittadini, che inoltre segnalano il fatto che la cava si trova al centro di un’ampia zona abitata da oltre 250.000 persone, la vicinanza con la fermata della metropolitana (in quella zona sopraelevata) e con un ospedale.
Vale la pena sottolineare che in altre zone della Campania (ed in particolar modo l’avellinese ed il beneventano), la struttura geolofica argillosa (e quindi impermeabile) e la falda acquifera depressa consentono l’individuazione di siti più che idonei per la collocazione in sicurezza di discariche.

E’ da segnalare (ed apprezzare) il grande lavoro di mediazione svolto dal commissario Guido Bertolaso, che dopo un confronto con i sindaci é riuscito ad ottenere l’accesso al sito in questione da parte degli ispettori che, dopo adeguati carotaggi, dovranno stabilire l’idoneità del sito (sulla quale, come già detto, si nutrono significativi dubbi). Si é così messo fine, almeno per il momento, alle violenze e alle rivolte che hanno avuto luogo negli scorsi giorni e di cui abbiano letto sui giornali e su queste stesse pagine.

Ciò detto, un piccolo appunto va fatto sulla questione sversamenti: Chiaiano è da anni in mano alla Camorra, che ha già provveduto a fare parecchi danni alla falda acquifera sottostante tramite lo sversamento illegale di rifiuti di varia natura. La collusione con tra Camorra e politici locali e l’omertà dei cittadini non rende certo facile la soluzione di questo problema, che dovrà essere affrontato prima di tutto con i cittadini stessi: a poco serve opporsi alla discarica pubblica e poi consentire tacitamente (per paura o vantaggio) gli sversamenti della Camorra.

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Roberto Saviano – Gomorra

Immagine di GomorraGomorra è un libro duro, in tutti i sensi: duro nel contenuto, duro nel lessico, duro nella costruzione fraseologica, con nessuna necessità di essere reso più semplice, perché è la vita a non essere semplice. La narrazione comincia subito pesante, complessa, ricca di metafore e descrizioni, mescolando parti autobiografiche, giornalismo d’inchiesta, denuncia ed analisi sociale in un mix che non è semplice digerire, soprattutto per coloro che non sono avvezzi alle letture impegnative (le oltre 300 pagine, sebbene possano sembrare poche, non lo sono).

Gomorra è un libro scritto da un ragazzo di 27 anni (oggi 29) che ha avuto il coraggio di dire ciò che altri hanno taciuto. Saviano sta pagando questo coraggio: vive sotto scorta in seguito alle minacce ricevute dalla Camorra stessa, che oggi cerca di delegittimarlo, di irriderlo, di ridurlo al silenzio mediatico prima ancora del silenzio fisico, di chiuderlo in un “cappotto di legno”.

Gomorra è un libro che ha venduto un milione e duecentomila copie, tradotto in 33 lingue per 41 paesi, citato tra i 100 libri più importanti del 2007 dal New York Times, risultato che va ad aggiungersi agli oltre 10 premi raccolti in due anni. Un libro dal quale è stato tratto un adattamento teatrale e del quale uscirà, venerdi prossimo (16 maggio) la versione cinematografica. Un libro che da due anni resiste praticamente inattaccabile in testa a tutte le classifiche di vendita, e non c’è da chiedersi perché.

Gomorra è un libro da vivere, non da leggere. E’ un pugno nello stomaco, è un vetro che si infrange, è rabbia, è una realtà violenta e dolorosa che ti travolte, ti toglie il respiro, uccide qualcuna delle speranze che ti restano. E’ un libro che ti cambia il modo di vedere il mondo, che ti arricchisce e di impoverisce allo stesso tempo. Indubbiamente un libro che ti fa riflettere, come se al giorno d’oggi fosse poco.

Gomorra è un libro di denuncia, non un romanzo, scritto per coloro che credono che la Camorra non li riguardi, che non esista, che non siano invischiati nei suoi traffici, solo perché non vivono in Campania. Un libro scritto per denunciare non solo le nefandezze di un impero criminale dalle dimensioni spaventose, ma anche i soliti reticenti mass media. Il racconto di una realtà che coinvolge tutta l’Italia, l’Europa, con propaggini che raggiungono molti dei paesi del mondo di cui quotidianamente sentiamo parlare.

Gomorra è un libro che racconta: racconta di una Campania ostaggio di un sistema forte e radicato sul territorio, dinamico, efficace, veloce, mutevole, scaltro, avido. Racconta di una Campania devastata dai rifiuti provenienti da tutta Italia, due anni prima che scoppiasse il “grande scandalo” (già sopito per altro).

Gomorra è un libro che non si può tralasciare, a costo di perderci un mese e passa (come capitato al sottoscritto) e rischiare l’ulcera.

Commento su Anobii.com:

Finire Gomorra è un’effimera liberazione. Liberazione da una prosa asfissiante, dura e crudele, a tratti dolorosa. Liberazione da un orrore abilmente raccontato da Roberto Saviano, un orrore dal quale non ci si libererà però mai più. Gomorra è un libro che cambia il modo di vedere il mondo, che svela qualcosa di enorme che fino a ieri ignoravamo, colpevolmente. Gomorra è un pugno nello stomaco, è un vetro che si infrange, è rabbia, è una realtà violenta e dolorosa che ti travolte, ti toglie il respiro, uccide qualcuna delle speranze che ti restano. Gomorra è un libro da leggere.

Terremoto Udeur

Clemente Mastella Ho aspettato a lungo, prima di cominciare a scrivere su questa pagina bianca virtuale. Non perché non avessi nulla da dire (quando mai, eh? :P) ma per due diverse ragioni molto chiare, vista la gravità della faccenda: da un lato il fatto che ad essere coinvolto nella notizia è il ministro della giustizia Clemente Mastella, che numerose volte si è rivelato irritabile (non è necessariamente un difetto, ma un dato di fatto) e richiede quindi massima cautela e di ponderazione nelle parole, dall’altro perché il rapido susseguirsi degli eventi mi ha spinto ad attendere un calmarsi delle acque (almeno parziale), un delinearsi della situazione (che è molto variata nelle ultime ore) per cercare di fare prima di tutto chiarezza, e solo in seguito mente locale su quanto accaduto.

Cerchiamo in primo luogo di riassumere i fatti accaduti (oggi), in modo da delineare un quadro della situazione: la giornata si è aperta con la notizia del provvedimento di custodia cautelare nei confronti di Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio regionale della Campania (carica dalla quale non ha rassegnato dimissioni e che continuerà quindi a ricoprire dal suo domicilio) nonché moglie del Guardasigilli e leader dell’Udeur Clemente Mastella. A seguito della notizia (voci di corridoio fanno supporre che in realtà fosse già stata resa nota alla famiglia Mastella nella tarda serata di martedi), il ministro della giustizia si presenta in aula alla Camera dei Deputati e pronuncia un intervento di fuoco (del quale è disponibile una breve registrazione) nei confronti della magistratura, al quale il parlamento risponde con un corale e scrosciante applauso, proveniente indistintamente dai banchi della maggioranza e dell’opposizione: Mastella parla di “tiro al bersaglio”», di “ostinata caccia all’uomo”, condotta da “frange estremiste che si nascondono tra le toghe”, ed infine rassegna le sue dimissioni dall’incarico di Guardasigilli (per “senso dello Stato”), le quali sono respinte dal premier Romano Prodi dopo un breve incontro a Palazzo Chigi con il leader dell’Udeur il quale, al termine dell’incontro stesso, ringrazia per la fiducia accordatagli ma non fa sapere se ritirerà le dimissioni o meno (da Palazzo Chigi, in serata, una nota fa sapere che la decisione verrà presa da Mastella “alla fine di questa breve riflessione”). Nelle ore immediatamente successive, si viene a sapere che gli indagati sono decisamente più numerosi di quelli che erano inizialmente trapelati, e coinvolgono una ventina di esponenti dell’Udeur campano; tra questi, sono presenti anche il consuocero di Mastella, Carlo Camilleri (colpito ieri sera da un malore e per questo piantonato dagli agenti in ospedale, dove è ricoverato) e, si apprende in serata, lo stesso Clemente Mastella, al quale sono contestati sette diversi reati, che vanno dal concorso esterno in associazione a delinquere, al concorso in abuso d’ufficio, al concorso in concussione, al concorso in falso.
L’origine delle 23 istanze di custiodia cautelare, emesse dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e che portano al terremoto che decapita letteralmente la sezione campana dell’Udeur, è un presunto atto di concussione nei confronti di Bassolino, il quale sarebbe stato costretto a designare a capo dell’Asi di Benevento un prescelto di Mastella.

Ora, riassunti i fatti (spero di non aver riportaro scorrettezze, le mie fonti sono semplicemente le testate giornalistiche online, non avendo altre fonti “fidate” sottomano), qualche considerazione.
Se la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha deciso di emettere quegli ordini di custodia cautaleare, potendo immaginare il terremoto politico che queste avrebbero provocato, possiamo supporre ragionevolmente che abbiano qualcosa di concreto in mano su cui basare non solo le ordinanze, ma anche la resistenza nel difficile periodo che oggi ha inizio. Mastella in aula ha parlato di una specie di congiura ordita contro di lui (la moglie dice “perchè sono cattolici”), ma è onestamente difficile credere che un’intera procura abbia potuto escogitare e falsificare atti pubblici senza che nessuno ne denunciasse l’operato (poi tutto è possibile, ma…).
Oltretutto non è la prima volta che Mastella si trova nell’occhio del ciclone a causa di parentele e/o amicizie discutibili, o direttamente indagato come accadde con De Magistris, prima che il caso gli fosse sottratto per provvedimento dello stesso Mastella. Questo naturalmente non implica la colpevolezza del (ex?) ministro, ma solleva una serie di dubbi ai quali è difficile rimanere sordi e sui quali è bene che la magistratura (nel cui operato e generale integrità è fondamentale che si creda) faccia luce. Gli attacchi rivolti da Mastella alla magistratura, durante il suo discorso in aula sono di una gravità assoluta: mi auguro sinceramente che siano dovuti ad una situazione di profondo stress del ministro e che lui stesso possa provvedere quanto prima (quando rientrerà dalla sua “breve riflessione”) a chiarire e mitigare.

Un’ultimo punto sul quale vorrei dire due parole, è quella delle intercettazioni ai parlamentari, citate ancora oggi dal ministro alla Camera. Posso condividere che le intercettazioni (di qualsiasi cittadino si stia parlando) non debbano essere rese pubbliche fino a quando sono sottoposte al segreto istruttorio; è cosa sacrosanta. Il diritto alla privacy deve valere per tutti e deve valere soprattutto su questioni delicate (e sulle quali è difficile richiamare il diritto all’oblio) come quelle legate ad indagini della magistratura non ancora giunte a sentenza definitiva. Ci si renderà conto d’altra parte che l’informazione, chiave di volta dell’epoca in cui viviamo, difficilmente si combina come vorremmo con la privacy, sotto questo profilo: è altrettanto sacrosanto infatti che i cittadini vengano informati dell’inserimento nel registro degli indagati di quei politici sui quali sarebbero, presto o tardi, chiamati ad esprimere un voto. A mio modesto parere, avviandosi alla carriera politica, si rinuncia di fatto a parte della propria privacy (ma questo è un altro discorso).
Quello che però non posso assolutamente condividere, è l’interdizione all’intercettazione dei politici in quanto tali. Un provvedimento del genere infatti violerebbe banalmente un diritto costituzionale italiano e uno dei diritti fondamentali dell’uomo: l’uguaglianza di fronte alla legge.

Sono colpito…

termovalorizzatore di Brescia lungo l'autostrada A4 Sono rimasto colpito dall’egoismo dei miei conterranei (i lombardi in senso allargato, ma il discorso vale anche per altri appartenenti alla mitica Razza Ariana del Nord Italia Indipendente Forte Economico Lavoratore e Soprattutto Padano Anche Quando Non Sono Poi Tanto Vicini al Po Tipo I Friulani).

Non sono rimasto poi tanto a bocca aperta davanti al rifiuto della Regione Lombadia di dare la propria disponibilità a collaborare, insieme alle altre regioni d’Italia allo smaltimento dell’emergenza rifiuti in Campania, in modo da dare la possibilità ai Campani di risolvere il problema più pressante e ripartire da una situazione un po’ più semplice: abbiamo i Leghisti in Regione (e anche gli altri… -.-) e c’era da aspettarselo.

Non sono nemmeno rimasto a bocca aperta davanti alle palle raccontate dai politic, che per dare una parvenza di motivazione al rifiuto, nella persona di Massimo Buscemi, affermano:

«Non siamo nelle condizioni di ricevere rifiuti dall’esterno perché il nostro sistema funziona come un orologio svizzero, ma la sua capacità è già al completo. Inoltre, i rifiuti campani non sono differenziati come i nostri e non possono essere bruciati nei nostri termovalorizzatori. La Campania in questi anni ha avuto due miliardi di euro per costruirli: dove sono finiti? Solo se questi rifiuti arrivassero già trattati potrebbe scattare la nostra solidarietà, ma al momento non sono in grado di farlo»

Già, il nostro sistema di smaltimento è (da ieri) talmente a tappo che non possiamo permetterci di smaltire (trattasi le “ecoballe” proprio di rifiuti già differenziati e pronti per lo smaltimento, e per di più Milano non differenzia i rifiuti umidi) 1/21 dei rifiuti in questione, nonostante in Lombardia di termovalorizzatori atti allo scopo ce ne siano non 2, ma undici!
Curioso che poi proprio la principale azienda di smaltimento di rifiuti lombarda, A2A, abbia affermato negli ultimi giorni di volerli quei rifiuti, visto che di spazio, all’inceneritore di Brescia, ce n’è…

Non sono rimasto colpito nemmeno dalle risposte positive di AN, che sebbene ponga come (ovvia) contropartita gli slot a Malpensa (come guadagnare dai disagi altrui) e chiama in causa la Provincia (ma non aveva più alcun valore?), si è detta favorevole ad una soluzione (proprio questa spaccatura nella maggioranza potrebbe portare a Milano 13 mila tonnellate di rifiuti).

Quello che mi ha lasciato maggiormente perplesso, è leggere i commenti ed i risultati del sondaggio della notizia data da 02Blog. Spero proprio che si tratti di un caso…