Eccoci dunque giunti agli auguri del 25 dicembre. Ho riflettuto a lungo, in questi ultimi giorni, sullo scrivere o meno queste poche frasi: non condivido la piega consumistica che le festività di fine anno hanno assunto ormai da svariati anni, con una recrudescenza sempre più forte (paradossalmente) con la crisi che non lascia la presa. Ho però deciso di trovare occasione per discutere dell’argomento nei prossimi giorni, e sfruttare invece questo giorno per una serie di auguri di cuore:
- un augurio di cuore a tutti coloro che si trovano in difficoltà a causa della crisi (precari e disoccupati su tutti) ma anche a coloro che la crisi l’hanno generata (con l’augurio di venire a capo, prima o poi, del loro giusto rimorso)
- a coloro che soffrono in tutto il mondo, a coloro che vivono sotto assedio, sotto le bombe, sotto la minaccia delle armi o dell’embargo voluto dai potenti come rappresaglia per le azioni di altri potenti.
- un augurio va ai nostri fratelli più sfortunati del “terzo mondo”: a loro va l’augurio di ottenere più attenzione da parte del “primo mondo”, del quale basterebbero gli scarti (o anche solo una parte) per risolvere gran parte dei problemi.
- un augurio ai nostri concittadini italiani, di ritirare inquadro 2011 un minimo di testa, di turbare a pensare per poter riflettere sull’importanza delle libertà, del rispetto degli altri e della nostra costituzione, degli investimenti in cultura e formazione.
Auguri a tutti e che queste feste possano costituire per tutti un’occasione per riflettere seriamente sulle conseguenze dei nostri comportamenti, tutti, ogni giorno.