A seguito di un mio post di ieri, ho notato una serie di commenti relativi ai comportamenti dei ragazzi/bambini ed al loro rapporto con gli adulti/genitori. Quasi in concomitanza, sui maggiori quotidiani online, sono apparse una serie di notizie interessanti e riconducibili in qualche modo all’argomento.
Quest’oggi si apprende da Repubblica che una modella iraniana, Hila Elmalich, ha perso la vita in seguito ad un attacco cardiaco, scatenato dall’anoressia contro la quale lottava ormai da alcuni anni; le immagini del video della vicenda proposto da quasi tutti i quotidiani sono davvero spaventose, forse al di là dell’immaginabile, per coloro che non hanno mai avuto seriamente a che fare con l’anoressia (come il sottoscritto, d’altra parte). Del tema dell’anoressia nella moda, si discute ormai da parecchio tempo, e quello di Hila non è certo il primo caso (e purtroppo non sarà neppure l’ultimo). E’ tra l’altro un discorso che andrebbe esteso in modo piuttosto ampio anche al mondo della televisione, dove l’immagine e la bellezza divengono fulcro di qualsiasi programma, di qualsiasi iniziativa umana. L’ideale di bellezza (ma anche quello di famiglia, se facciamo riferiamo alla pubblicità) che il piccolo schermo, le riviste e le pubblicità ci propongono senza sosta durante la nostra giornata, è un concetto perverso, lontano dalla realtà.
Se gli adulti sono in qualche modo in grado di rendersi conto della manipolazione mentale ed in grado di reagire criticamente (questo presuppone un uso critico della materia grigia intra-cranica che purtroppo non è poi cosi diffuso), questo è drammaticamente più difficile per i più piccoli (bambini e ragazzi soprattutto) che non hanno gli strumenti di paragone necessari per poter controbattere criticamente i messaggi della pubblicità e si trovano inoltre molto più esposti degli adulti, in quanto solitamente fruiscono della televisione in orari in cui il tasso di pubblicità e tramissioni di “intrattenimento” è molto maggiore che in altre fasce orarie. Proprio in quest’ottica, a mio avviso, vanno letti ed analizzati i risultati di un interessante sondaggio promosso nel 2006 dalla Società di Pediatria ed apparso oggi su Corriere.it (del quale Alessandra Arachi fa peraltro una interessante analisi, nell’ambito delle reazioni all’allarme lanciato negli ultimi giorni dal ministro Amato), del quale riporto la parte più interessante allegata sotto forma di foto a questo post: tra le varie domande poste al campione (1.251 bambini tra i 12 e i 14 anni), c’è quella fatidica: “Cosa vuoi fare da grande?”. La risposta media, sia da parte dei maschi che delle femmine, non stupisce più di tanto: “calciatore” e “velina” sono indice di quanto la televisione ed il mondo che propina stiano influenzando le nuove generazioni, incapaci d’altra parte di interessi differenti da quelli suggeriti dai mass media (quanti dei vostri figli leggono oltre 200 pagine, ma anche solo 100, al mese?). L’alternativa? Un disarmante “non lo so”, anche questo non certo una novità per coloro che si sono recentemente trovati alle prese con i maturandi alle prese con le scelte universitarie…
Possibile che gli unici valori che la nostra società è in grado di trasmettere ai giovani siano “sesso”, “soldi”, “bellezza”, “successo”, “popolarità”? Non stupiamoci poi che il mondo della moda metta in evidenza questi valori, in un circolo vizioso dal quale non sembra esserci una via d’uscita indolore…