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Queste benedette schede

Director La questione delle schede elettorali è il “tema rovente” di questi ultimi giorni. Con o senza il simbolo della DC di Pizza, pare che il grande problema siano i simboli vicini, con particolare riferimento a quello di Italia dei Valori e Partito Democratico, e Popolo delle Libertà e Movimento per le Autonomie che, facendo parte della stessa coalizione, si trovano a “condividere” uno dei lati del quadrato che ne racchiude il simbolo: le critiche sono mosse a partire dalla constatazione che questo potrebbe indurre alcuni elettori a segnare la croce su entrambi i simboli anziché sul solo quadrato del partito prescelto.

Di chi sia la responsabilità del disegno della scheda poco importa (la destra accusa, la sinistra replica che è colpa di un decreto legge del governo Berlusconi, il centro va a mangiare la pizza ed i teodem chiedono l’intervento dal papa), ma effettivamente ci voleva tanto a disegnare sta benedetta scheda in un modo anche solo leggermente più intelligente?

Certo il problema non è legato al comprendere il concetto di “simbolo”: grazie anche agli spot elettorali (che si sprecano negli ultimi tempi e che sono per di più disponibili online sul sito del Ministero dell’Interno) sappiamo bene che per votare bisogna mettere la croce sul simbolo del partito prescelto, quindi non sul quadrato della coalizione (sono scelte mutuamente esclusive).
Il problema è semmai dovuto alle “sbavature”: se non viene lasciato un minimo di “margine di tolleranza” può succedere che vengano annullate delle schede a seguito di croci che “sconfinano” leggermente (anche se poi il presidente di seggio dovrebbe convalidare lo stesso i voti “palesi”).
Insomma, seppure sia vero che la scheda elettorale non è un campo da arare, quindi l’elettore potrebbe anche prestare un po’ di attenzione a come traccia i simboli, rendere più semplice il voto non sarebbe stata una cattiva idea.

Purtroppo le direttive del decreto legge che definisce come debbano essere disegnate le schede non lascia molto spazio di manovra

Facendo però un passo in là, mi chiedo: quanti elettori sono così stupidi da non aver ancora compreso il concetto di “simbolo”? Sulle modalità di voto infatti si sprecano da settimane gli spot televisivi e dovrebbe essere già chiaro a tutti che la scheda elettorale non è un campo da arare per cui si dovrà prestare attenzione a sbavature

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Quando le cose si rompono

Sono membro di OpenLabs ormai da parecchi anni. In OpenLabs sono cresciuto, grazie ad OpenLabs ho trovato lavoro e modo di sfamare (almeno in parte) la mia curiosità. Ho imparato tanto, e forse anche dato tanto, al gruppo e non.

A settembre dello scorso anno, quando le cose cominciavano a mettersi male, ho dato anima e corpo (sacrificando 6 mesi di università, tempo lavorativo e tutto il mio tempo personale) all’organizzazione di un Linux Day del quale ancora oggi l’Associazione vive di rendita.

Al termine del Linux Day, mi sono letteralmente caricato sulle spalle un’associazione allo sfascio, distrutta dalle sanguinose liti interne, divisa sulle questioni piu elementari, con la forte convinzione che quanto deciso dall’Assemblea (che si mettesse una pietra sopra al passato e si guardasse avanti) potesse essere un nuovo punto di partenza.

Sapevo che non sarebbe stato facile. Ho dovuto far ripartire gli eventi, i corsi, caricarmi una serie di cariche piu o meno vaganti (il povero Dario ha poco tempo, e c’era bisogno di un “segretario supplente”, cosi tacitamente l’ho fatto io per mesi). Ho cercato di animare le mailing-list dilaniate dai litigi, ho cercato di introdurre in Associazione quella sferzata di novità e freschezza che era tanto mancata lo scorso anno.

Dopo 6 mesi, il bilancio del nostro (non solo, naturalmente, ma con altre 3-4 persone) lavoro è stato:

  • bilancio 2006 ripianato in 2 mesi (3000 euro di rosso azzerati anche grazie ai corsi di inizio 2007)
  • 90 soci già iscritti a marzo 2007
  • Assemblea annuale convocata ad aprile anzichè a dicembre
  • 2 sessioni di corsi, la prima con oltre 40 iscritti, la seconda con circa 30
  • Il software di gestione soci online, funzionante ed aggiornato
  • Eventi tematici ogni lunedi sera
  • Progetti istituzionali e di scambi con altre associazioni (informatiche e non) avviati e perseguiti con discreto successo
  • Sede sociale piena nei due giorni di apertura e di fatto aperta 5 giorni su 7 per ospitare le varie attività
  • Supporto alle associazioni “satellite”, come il POuL ed il gruppo HANC, che hanno ripreso le loro attività
  • Server in piedi, aggiornato ed in sicurezza, con filtri antispam e sistema di auto-monitoraggio

Probabilmente mi sto dimenticando qualcosa, ma non importa. OpenLabs in 6 mesi ha ripreso a vivere, è tornata ad essere una realtà di riferimento sul panorama milanese.

Però nel frattempo le ceneri non si sono raffreddate. Alcuni soci hanno covato odio in silenzio, ed alla prima buona occasione hanno riaperto la discussione che l’Assemblea aveva ritenuto chiusa (anche quella successiva aveva ribadito la scelta, anche a fronte della crescita dell’Associazione) e hanno cominciato ad attaccare anche il mio operato, oltre che ad esasperare il Consiglio Direttivo con continue richieste e sterili discussioni che hanno avuto come solo risultato quello di assorbire ancora maggior quantità del già immenso tempo che dedico al gruppo.

La situazione è andata con i giorni (e le ore) peggiorando sempre più, al punto che oggi ho rassegnato le mie dimissioni dalle cariche di “Responsabile degli Eventi” e “Responsabile dei Corsi”. Se poi alcuni soci metteranno in pratica al di la di quanto deciso dal “Responsabile dei Sistemi” (io) di apportare modifiche alla rete dell’Associazione, lunedi sera rassegnerò anche quelle dimissioni.

Purtroppo non è neppure un discorso di “ripicche” o “disaccordi”. Semplicemente da qualche settimana, quando penso ad OpenLabs ed alle attività ad essa legate mi sento vuoto, spossato, svogliato. Non è quello che cerco dal mio tempo libero, e nessun medico mi ha ordinato di far parte di questo specifico gruppo.

Già da giorni, proprio per questo motivo, ho preso la decisione di non muovere più un dito se non per concludere i progetti già aperti ed in fase di svolgimento. Pochi minuti fa, infine, anche il Presidente (Marina Cabrini) ha rassegnato le sue dimissioni, alle quali penso che faranno seguito, tra qualche tempo, anche le mie.

Mi dispiace lasciare il gruppo, ma se ci sono tante teste pensanti che riescono a farlo crescere meglio di quanto non sia stato capace io, tolgo il disturbo. Mi auguro di cuore che sappiano quello che fanno. Io so che andrò a spingere altrove, con una nuova avventura.