Come spesso capita, non sono proprio “sul pezzo” per quanto riguarda la questione delle dichiarazioni di Bersani di qualche giorno fa, che vorrebbero il Segretario intenzionato a concludere l’esperienza delle primarie. Per questo cercherò di essere non breve, di più.
Ci tengo però a dire ad alta voce che sono profondamente contrario a questa ipotesi, come per altro altri esponenti del Partito, ben più titolati hanno avuto modo di affermare prima di me.
Il motivo è presto detto: l’istituto delle Primarie è al momento non solo una delle grandi novità democratiche e partecipative che legano il PD alla sua base ed attraggono la cittadinanza facendola finalmente sentire “partecipe” delle scelte (che per altro sono ulteriormente limitate da questa infame legge elettorale), ma rappresenta anche uno degli strumenti di unità e democrazia che consentono di tenere insieme un partito che altrimenti andrebbe (a mio avviso) rapidamente allo sfascio.
Sono convinto che se il Partito Democratico vuole diventare davvero un partito di maggioranza e tornare al governo, ciò non possa prescindere da due fattori fondamentali: dibattito e primarie. In sintesi: partecipazione.
Credo che Bersani, da quanto poi ha successivamente chiarito, intenda rinunciare alle primarie al fine di individuare un candidato di una coalizione d'opposizione; le vorrebbe mantenere invece (da quel che ho capito) per gli organi interni al PD come l'elezione del segretario. Ha poi parlato di riforma delle primarie, credo soprattutto in relazione all'esperienza milanese del candidato sindaco: su questo sono d'accordo, non credo sia opportuno indire le primarie e poi dare un'indicazione così forte su un candidato.