Passata la mattinata a rimuginare e discutere sul risultato elettorale, passo a buttare giù qualche valutazione da condividere con voi in merito ai risultati delle Elezioni Europee (le amministrative sono in fase di spoglio in questo momento e dovrebbero in ogni caso essere lette con un’altra ottica).
Possiamo ricavare alcuni temi chiave, in buona parte interconnessi tra loro, dall’analisi del voto:
- La sconfitta dell’ipotesi bipolaristica: dopo le ultime politiche si era da molti fronti gioito della palese vittoria del bipolarismo. Avevo già allora espresso dubbi sulla bontà di quel risultato e pare che il tempo abbia finito con il dare ragione alla mia idea di fondo: la politica non è una cosa semplice e tentare di renderla tale (fornendo solo una scelta tra “bianco” e “nero”) non aiuta neppure quei cerebrolesi degli italiani. Oltre ad esserci un palese problema di rappresentanza delle minoranze (vedere punto 8), il sistema bipolare puro porta a dipendere radicalmente dalle scelte di due interlocutori solamente, riducendo di fatto il potere democratico delle elezioni; se poi uno (o entrambi) i poli finisce con il trovarsi in difficoltà, praticamente si finisce con il mandare in crisi tutto il sistema, soprattutto se è l’opposizione a trovarsi “a piedi”…
Le elezioni Europee, nonostante l’astensionismo crescente (vedere punto 7), vede ridursi la forza dei partiti principali (vedere punti 2 e 3) e l’avanzare dei partiti “intermedi” (vedere punto 4), incarnazione di posizioni “alternative” a quelle proposte (o non mantenute) dei partiti di maggioranza dei relativi schieramenti. - La bastonata al Partito Democratico: che che ne dica Franceschini, il Partito Democratico perde un 5% secco rispetto alle ultime europee ed un 7% rispetto alle politiche dello scorso anno (nelle quali va detto risultavano anche i Radicali, oggi al 2.4%). Considerando però l’andamento del resto del panorama politico italiano, la disfatta del Partito Democratico appare più consistente, soprattutto alla luce di una superficiale analisi dei flussi elettorali, che sembrerebbero collocare nell’Italia dei Valori e nella Sinistra e Libertà i voti persi (e soprattutto quelli non guadagnati) dal Partito Democratico. A mio avviso si tratta della diretta conseguenza del latitare del partito stesso nel ruolo di opposizione al governo (a sua volta diretta conseguenza delle pesantissime spaccature interne al partito, che ne paralizzano l’iniziativa).
- Lo stop al Popolo delle Libertà: se di “stop” si può parlare, Berlusconi ha di che essere deluso da questo risultato elettorale. Come ogni volta, le scuse più o meno demagogiche non mancheranno: aumento dell’astensionismo (come se si astenessero solo i suoi elettori), il fare tutto da solo, la pioggia, le cavallette, gli alieni. In ogni caso, la compagine di governo perde solamente lo 0.3%, passando alla Lega Nord l’interezza dei voti lasciati sul campo dal Popolo delle Libertà (che perde in valore assoluto un paio di punti percentuale su scala nazionale). La vera sconfitta è che mentre tutta l’Europa sembra “virare a destra”, in Italia questa deriva pare essere limitata: colpa di Travaglio e Grillo, di Franceschini o di Berlusconi, di Palermo o della crisi, di Noemi, di Kaka o delle p**** di Frà Giulio difficile dirlo; probabilmente di tutto un po’.
- L’avanzare dei partiti “medi” (IdV e Lega): sull’onda demagogica ed antipolitica, i partiti “di mezzo” recuperano abbondantemente ciò che i partiti maggiori lasciano sul campo. E’ stato il tema delle ultime politiche (che hanno visto l’exploit della Lega Nord soprattutto) ed è il tema centrale di queste europee: particolarmente sconcertante è riscontrare come dal 2004 ad oggi, ad ogni tornata elettorale l’Italia dei Valori abbia sostanzialmente raddoppiato il proprio risultato precedente. In questo frangente, la stragrande maggioranza dei nuovi elettori dell’IdV vengono probabilmente dalla schiera di delusi del Partito Democratico che non trovano al centro (o a sinistra) nulla di altrettanto convincente rispetto ad un Di Pietro che, pur tramite l’abbondante uso di demagogia e sensazionalismo, incarna al momento l’unica opposizione alla compagine di governo in Italia.
- La sinistra latitante: il risultato della sinistra (e riguarda sia Sinistra e Libertà che Rifondazione/Comunisti Italiani) è una via di mezzo tra l’ennesima batosta e la magra consolazione; nonostante infatti il risultato di questa tornata elettorale veda raddoppiare nel complesso (unendo cioè ipoteticamente i risultati di Rifondazione/Comunisti Italiani e Sinistra e Libertà) i voti, rispetto al tracollo di un anno fa’, i partiti della sinistra italiana non ottengono neppure un rappresentante in Europa (causa la divisione in due liste e lo sbarramento al 4%). Inoltre, mentre in tutto il resto dell’Europa i partiti ambientalisti sembrano essere oggetto di un crescente interesse (in Francia superano quota 16%, in Germania arrivano al 14%, in Svezia raggiungono da soli il 10%, in Finlandia i due diversi schieramenti verdi raggiungono insieme il 26%), in Italia questa tendenza non trova riscontro: la colpa potrebbe essere trovata nella mancanza di un progetto politico forte in quest’area, nelle continue divisioni e nei frazionamenti che hanno caratterizzato la sinistra italiana. Meno probabile invece mi sembra, a ormai due anni di distanza, un’incidenza della questione Pecoraro Scanio / Napoli, sebbene i riflessi di quella questione (e della guida del partito da parte della fazione di Pecoraro Scanio in particolare) continuino a vedere spezzato il partito, almeno a livello nazionale.
- Il risultato dell’estrema destra: la destra estrema italiana continua il trend positivo fatto registrare alle ultime tornate elettorali. Il 2% del 2004 si è trasformato in quest’occasione in un sonante 3,5% (che considera riunite tutte le formazioni di quest’area politica). Parte della ragione potrebbe stare nel tentativo di trovare un’alternativa conservatrice al PdL che non sia la Lega Nord, ma il mio personale timore è che questa sia piuttosto la naturale conseguenza della “politica della paura” messa in atto negli ultimi anni dalla destra di governo, in particolar modo in riferimento alle tematiche legate all’immigrazione (o “sicurezza”, come la chiamano).
- L’avanzare dell’astensionismo. Uno dei dati più eclatanti, in ogni caso, di queste elezioni europee è indubbiamente il crescere dell’astensionismo. Le ragioni sono molte, a cominciare dal fatto che in molti paesi non si votava per provincia e comune, riducendo l’interesse di questa tornata elettorale. D’altra parte va constatato come il tema dell’Europa sia stato lasciato piuttosto in disparte dalla campagna elettorale, che si è concentrata su temi ben più futili (Noemi su tutti), ad ennesima dimostrazione della mancanza di professionalità ed idee dell’attuale classe politica. L’impressione è che gli italiani non capiscano (e conoscano) l’incidenza delle scelte dell”Unione Europea nella nostra vita quotidiana, e vivano questa dimensione come una sorta di questione “di palazzo”, complice anche la tendenza della nostra classe politica ad attribuirsi la paternità delle azioni legislative imposte dall’Unione Europea che riscuotono successo nell’opinione pubblica (vedi alla voce “Patente a punti”).
- Il problema della rappresentanza delle minoranze: con lo sbarramento al 3%, in occasione delle ultime elezioni politiche, aveva tagliato fuori dalla rappresentanza politica l’11% circa degli elettori italiani. La situazione si è ulteriormente aggravata in occasione di queste elezioni, che vedono quasi il 15% degli italiani non avere un rappresentante al Parlamento Europeo. Lo sbarramento al 4% infatti (voluto dai partiti di maggioranza, gli unici rappresentati in parlamento per altro) ha mietuto vittime importanti, sia a sinistra che a destra. Se la democrazia rappresentativa deve essere reale, non si può tagliare fuori un sesto della popolazione nazionale…
Ciò detto, spazio ai commenti. Di spunti ce ne sono parecchi credo… 🙂
Ottima analisi, Giacomo, da sottoscrivere in pieno.
Al puntoi7 direi che c’è anche una campagna pro astensionismo (vedi Severgnini sul Corriere) che si è avvalsa dell’inutilità di questa votazione.
Parlo di inutilità: votare BIANCO+azzurro, BIANCO-e-basta, o BIANCO+rosapallido non è un’alternativa: è votare per una tra le tre correnti della DC; votare ROSSO o NERO significa non mandare nessuno in prlamento (vedi alla voce quorum). Alla fine ne rimane uno solo (IDV) per chi si accontenta solo di parlare di giustizia (che comunque non è poco)
Sul punto 8 direi alcune cose:
Non chiediamo alla sinistra di unirsi: divisi fanno il 2,5 + 3.0, uniti il 2.4: si sa che le liti in famigia sono le più devastanti.
Non speriamo che il PD si accorga che Mussi non è ‘la sinistra estrema’ ne che la smetta di insultare chi non si vergogna di essere (stato) comunista: si sa che i convertiti sono sempre i più rigidi.(per essere franchi: io stimo gente come Cofferati ma non posso votare Cofferati per poi contribuire ad eleggere la Binetti)
Non speriamo che i partiti più grossi abbassino il quorum: è prevedibile che lo portino al 10% (Di Pietro fa paura a tutti con il suo richiamo ad un’onestà intransifgente – e la Lega conta di superare il 10%).
Quindi le prossime politiche ci vedranno con un parlamento di una camera con 100 deputati di cui 60 PdL, 11 leghisti e (forse) 29 del PD (che nel frattempo avrà cambiato nome) e ci andrà bene se dirsi comunista (o esserlo stato) non sarà divenuto nel frattempo reato da 10 anni di galera, come per quello di immigrazione clandestina.
Pessimista ? Spero di esserlo stato ma so che per molti quella che descrivo è un sogno e non un incubo.
Ciao e buona serata
Giovanni
Lo sbarramento del 4% alle Europee è una “infamata” bella e buona, per la natura del Parlamento Europeo, l’unico sistema sensato è a mio avviso il proporzionale. Pensare che il Partito Pirata svedese ha un seggio in Parlamento e i Radicali, Comunisti etc. nemmeno uno mi fa un po’ tristezza (anche se sono contento per il Partito Pirata 🙂
Detto questo sono però d’accordo con lo sbarramento nel Parlamento Italiano, perché di fatto bisogna costituire un Governo, possibilmente non di 16 partiti (ogni riferimento a Governi Prodi è puramente voluto), in modo da avere (un minimo di) stabilità.
Io comunque l’ho sempre sostenuto, il sistema bipartitico in Italia non può funzionare e non funzionerà mai. Fare un partito unico a Sinistra è una utopia e probabilmente nemmeno lo vorrei. Non riescono a stare insieme nemmeno CI PRC e S&L … figuriamoci.
Quelli del PD mi fanno ridere, si fingono soddisfatti del risultato, ma perdere voti (e tanti) stando all’opposizione (di *questo* Governo poi…) è veramente un risultato incredibilmente negativo.
E con al prossimo congresso faranno un’altra boiata, me lo sento.
Mi autocorreggo: ho aperto le schede per i referendum (voto per corrispondenza) ed ho visto i quesiti:
se passano i primi 2 la situazione alle prime politiche sarà *esattamente* quella che ho descritto, senza nemmeno il bisogno di votazioni sul quorum (e sono sicuro che passerà dato che il messaggio è: “rendiamo governabile l’Italia”).
A questo punto proporrei uolter per il premio quisling, con la motivazione: “per aver debellato efficacemente ogni possibilità di presenza di sinistra in qualsiasi assembleaq elettiva italiana”
Giovanni – incazzato rosso