A prendere per il culo gli Italiani, sembrano averci preso gusto (non serve neppure mettere un soggetto alla frase, tanto è scontato). Al punto che ormai si rasenta la più pura beffa (anche se gli italiani, tra il terremoto e la paura degli “extranegri”, sembrano in catalessi).
L’ultima, ma solo cronologicamente, è quella dell’Election Day: la proposta (avanzata dall’opposizione già diversi mesi fa) è quella di evitare di sperperare inutilmente denaro pubblico e cogliere l’occasione delle Elezioni Europee ed Amministrative del 6 e 7 giugno per tenere anche il referendum sulla legge elettorale. Secondo alcuni calcoli questo porterebbe a risparmiare ben 400 milioni di euro, secondo altri sono “solo” 300: poco importa per altro, anche solo 1 euro di denaro pubblico che si può risparmiare è un euro delle mie tasse che può essere speso meglio.
Il fatto che se ne renda conto persino il presidente della Camera Gianfranco Fini (che ultimamente va la voce laico-comunista della compagine governativa), la dice lunga su quanto trasversale e “di buon senso” sia la proposta.
Per altro politicamente avrebbe potuto essere giocata ad enorme vantaggio del nostro caro Silvio Berlusconi, che dopo essere andato a farsi fotografare con le maniche rimboccate a L’Aquila, oppure con caschetto ed aria mistica ad abbracciare anziane terremotate, avrebbe potuto destinare i milioni risparmiati alla ricostruzione dell’Abruzzo e far poi passare il tutto come l’ennesimo atto di magnanimità del governo verso la popolazione abruzzese tragicamente provata (tanto chi mai avrebbe fatto notare che lo si era già detto più e più volte anche prima che il terremoto fornisse una reale destinazione ai soldi risparmiati).
Invece la Lega ha paura che il referendum elettorale non sia adeguatamente boicottato (chi pensate che andrà a votare per un referendum elettorale il 21 giugno, dopo essere già stati alle urne il 6 e 7?) se dovesse capitare in concomitanza con delle elezioni Amministrative (i piccoli comuni sono la vera forza della Lega Nord) e delle Europee (dove invece si gioca una delle battaglie campali di Berlusconi). Quindi riunione al vertice, appoggio incondizionato (immagino) sulle prossime votazioni in parlamento e scelta di non cambiare nulla, lasciando i tre appuntamenti: Europee ed Amministrative il 6 e 7 giugno, referendum elettorale il 21 giugno e poi il ballottaggio. “Se proprio si vuole risparmiare” – dice Gasparri – “si può fare il ballottaggio delle amministrative il 21 insieme al referendum”: certo, tanto a dover andare al ballottaggio saranno quei tre o quattro comuni sfigati che non rischiano di portare al quorum il referendum elettorale. Inutile dire che per la stragrande maggioranza degli italiani (quella che in gergo tecnico viene chiamata “gelatina” o “massa decerebrata”) tutto questo è un discorso eccessivamente complicato da comprendere, per cui si limiteranno ad andare al mare tutto il mese di giugno (alternativamente possono chiedere un’edizione straordinaria de “Il Grande Fratello”, magari ambientato alle urne).
Ma la ciliegina sulla torta, la beffa, è la mossa di Cicchitto, che afferma con convinzione che sulla scelta tra il 14 ed il 21 sarà consultata l’opposizione: ah,la democrazia!
Pare che verrà consentito anche di decidere se morire con il cianuro o con l’arsenico…