Il web ed i soldi: Mediaset contro YouTube

14.04.2008: sua emittenza vi ha purgato ancora Uno dei grandi temi di discussione delle ultime settimane è stata indubbiamente la questione nata dalla causa per danni intentata da Mediaset contro YouTube (o per meglio dire contro Google, visto che YouTube è di sua proprietà). In effetti con 500 milioni di euro in ballo, da discutere ce ne sarebbe parecchio, ma ho la fortuna di poter affrontare la questione conoscendo una delle persone in causa (Matteo Flora, il consulente di Mediaset in tutta la vicenda) e potendo quindi tentare di avere un punto di vista più neutrale di quanto non sia capitato ad altri.

Il tutto verte sul fatto che YouTube utilizza e trasmette (senza ovviamente pagare i diritti per farlo) migliaia di ore di registrazioni di trasmissioni e materiali vari di proprietà di Mediaset (e di varie altre emittenti del globo terraqueo). Per la legge italiana (e non solo per quella, visto che numerose altre cause analoghe in giro per il mondo sono state già in corso, non ultima quella che vede impegnata l’emittente statunitense Viacom, proprietaria tra le altre di MTV) questo è un reato, in quanto non vengono riconosciuti di diritti d’autore dell’opera in questione.
Tanto per fare un paragone (nemmeno troppo azzardato) è come se un vostro filmato (magari presente proprio su YouTube) venisse preso ed utilizzato, trasmesso, dalle televisioni generaliste (Mediaset, altro esempio nemmeno troppo azzardato) senza che alcun diritto d’autore vi venga riconosciuto (neppure la basilare “Attribuzione” prevista anche dalle Creative Commons). Non è simpatico, no?
E’ capitato molte volte, probabilmente capiterà ancora, ma a qualcuno toccava fare il primo passo per sollevare la questione ed il caso ha voluto che in Italia si trattasse di Mediaset (non per niente il principale attore della televisione privata).

E’ vero, da un lato, che YouTube potrebbe sostenere di aver solamente fornito la piattaforma di storage che ha consentito la trasmissione dei filmati (il cui upload viene effettuato dall’utente registrato, che in questo caso garantisce implicitamente di essere in possesso dei diritti che cede accettando il contratto con YouTube). Altrettanto vero è che viene effettuato un costante monitoraggio della piattaforma da parte dello staff di YouTube (che mette per altro a disposizione una comoda interfaccia per reclamare il copyright dei contenuti trasmessi), e quindi una certa dose di leggerezza è probabilmente imputabile a loro. In ogni caso, la sentenza è ben lontana dall’essere definitiva e soprattutto rappresenterà un importante precedente: non si può infatti ritenere in qualche modo responsabili anche i provider internet, nel caso in cui si possa ritenere responsabile YouTube? L’idea mi fa rabbrividire, ma è la naturale conseguenza di una legislatura antiquata e che fatica a stare al passo con i tempi.

Altra considerazione: 4.643 filmati, 325 ore di trasmissioni, 500.000.000 di euro di danni. A fare un rapido conto, viene fuori la bellezza di oltre 1.500.000 euro di danni per ora di trasmissione (stica**i!!), ma come si può dare torto a Mediaset, che probabilmente quei contenuti li ha anche profumatamente pagati?

Una delle argomentazioni più serie che mi vengono in mente a difesa di YouTube, è indubbiamente quella del ritorno che la pubblicazione dei video avrà dato a Mediaset. Sebbene non in possesso dei diritti per farlo, gli utenti che hanno caricato i video su YouTube lo hanno indubbiamente fatto con cognizione di causa, scegliendo gli spezzoni più divertenti o interessanti: troviamo così in evidenza, ad esempio, i video esilaranti di Colorado Café e non estratti dei telegiornali di Emilio Fede. Si tratta di una selezione qualitativa di cui non và sottovalutato il valore, probabilmente però non sufficiente a ripagare Mediaset (e le altre emittenti televisive, tocca sottolinearlo) dei rientri in pubblicità.

L’altra argomentazione interessante, che arriva dritta dritta dal post di Quintarelli, è la più logica: se i filmati si trovano su YouTube, significa che sono già stati trasmessi e quindi non sono più fruibili (fatto salvo replice e ritrasmissioni) da parte dei telespettatori del piccolo schermo, assunto anche il fatto che Mediaset non ha una piattaforma di “tv on demand” paragonabile al servizio offerto in questo frangente da YouTube (ne per altro i diritti di trasmettere alcuni contenuti sul web).
Si tratta dell’ennesima dimostrazione che la televisione è un mezzo sempre più antiquato, incapace di rispondere concretamente alle esigenze dei telespettatori meno “abituali” (coloro che preferiscono trasmissioni con un senso logico compiuto, o semplicemente non hanno tempo da perdere oppure orari balordi).

Non mi trovo invece assolutamente in accordo con coloro che affermano che si tratti di un tentativo di censura. Non è censura richiedere diritti per materiali di cui esiste un proprietario. Sarebbe censura impedire che contenuti creativi vengano inseriti sulla piattaforma, magari perché trattano argomenti poco simpatici a qualcuna delle parti in causa (ogni riferimento è puramente voluto). Si può discutere sulla necessità di rivedere (e profondamente aggiungerei) il meccanismo del copyright (soprattutto gli aspetti legati alle opere derivate, imho), ma questo l’ho già scritto (legge antiquata bla bla bla).

Quello che mi sembra più strano, per contro, è che non si sia ancora trovata una via “pacifica” (un accordo commerciale) tra le due aziende, il quale sarebbe probabilmente di giovamento per entrambe le parti, e consentirebbe agli utenti di continuare a poter fruire dei contenuti della piattaforma YouTube in “pace e serenità”. Che ci sia forse in ballo qualcosa “di più” che una valga di soldi (senza dietrologie, pensavo a “modelli di business”)?

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