I “grandi” 8

Si è tenuto (e concluso), settimana scorsa, il 34° forum degli “otto paesi più industrializzati” (tecnicamente sarebbe un sette più uno, la Russia), che per l’occasione si sono dati appuntamento in Giappone, ad Hokaido, non lontano da Tokio.
USA, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Canada, più la Russia, si trovano infatti a cadenza annuale per discutere dei grandi problemi della geopolitica e definire i futuri assetti del mondo, forti del loro impatto sul PIL mondiale (fatto eccezione per il fatto che mancano i due paesi che da soli costituiscono quasi la metà della popolazione mondiale, India e Cina), della loro potenza militare e della loro influenza internazionale (gli italiani sono pregati di non ridere). Tra di loro troviamo il paese che ha dato vita all’enorme crisi finanziaria che sta coinvolgendo anche l’Europa (gli USA con la crisi dei subprime), un paese indebitato fino al collo (l’Italia), una pseudo-democrazia (la Russia). Le condizioni ideali, insomma, per essere incisivi in un momento così delicato della Terra, al punto da potersene tranquillamente infischiare del restante 75% della popolazione mondiale (e del 50% del prodotto mondiale lordo), al punto da poter prendere decisioni senza passare dal Consiglio Superiore delle Nazioni Unite, un approccio piuttosto “colonialista”, un po’ troppo simile per i miei gusti alla “spartizione del mondo di Yalta”.

Anche quest’anno, come sempre, sono state prese importanti decisioni riguardo la fame nel mondo, l’ecologia, l’aiuto internazionale verso i paesi più poveri. Preoccupati infatti dell’innalzamento del costo degli alimentari che sta mettendo in crisi numerosi popoli, hanno deciso di non agire con forza cambiando le regole a favore dei popoli in difficoltà. Preoccupati dalle ormai evidenti conseguenze del riscaldamento climatico del nostro pianeta, hanno proposto (salvo vedersi bocciare poi la proposta dalla Cina) di tagliare le emissioni di anidride carbonica del 50% entro il 2050 (mai, praticamente), spostando ulteriormente in avanti i paletti posti dall’Unione Europea che prevedeva un taglio del 20% entro il 2020.

Non condivido neppure l’approccio adottato nell’affrontare i problemi: tentare di redimere problemi strettamente legati gli uni dagli altri (perché il prezzo degli alimentari sarà mica legato al riscaldamento globale, al prezzo del petrolio ed alle crisi economiche in atto?) affrontandoli uno ad uno, incapaci di un’azione corale e coerente, mi pare fallimentare ancor prima di cominciare.

La mia domanda allora è: di fronte a decisioni di “questa portata”, di fronte all’emergere sempre più forte della Cina, qual’é oggi la funzione del G8? Anche se si decidesse di far rientrare la Cina in un G9, o si desse veramente vita al G20 di cui da tanti anni si và parlando, quale sarebbe la sua funzione ed in cosa si distinguerebbe dall’ONU? Il prossimo anno il G8 sarà nuovamente ospitato in Italia dopo Genova (stavolta alla Maddalena, pare). Oggi come allora, ci troviamo con un Governo Berlusconi: chissà se stavolta penserà alle fioriere o a consentire il diritto di manifestare in sicurezza…

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