Poco più di un mese è durato l’idillio tra il Partito Democratico di Walter Veltroni e la maggioranza di Governo guidata da Silvio Berlusconi, con la quale era stato aperto un “periodo di dialogo”. Sembra infatti che nel Partito Democratico abbiano alla fine deciso di “arrabbiarsi” (mi lascia molto perplesso il fatto che ci sia bisogno di deciderlo), uscire dall’ombra e di passare ad una fase di reale opposizione. Nel frattempo, il Cavaliere, ha avuto modo di farsi bello con misure demagogiche, inefficaci se non addirittura controproducenti, prolungando la “luna di miele” del Governo a beneficio delle imminenti settimane, in cui pensa di far approvare un pacchetto di provvedimenti che lo salveranno dai pericolosi processi in cui è attualmente coinvolto (disse una volta a Montanelli “Scendo in politica per non finire fallito o in carcere”, mai obiettivo fù meglio raggiunto).
In attesa che il Partito Democratico vesta gli abiti del vero oppositore (l’unico ad avere realmente i numeri per fare un’opposizione degna di cotanto nome), l’unica opposizione fino a ieri sembrava essere quella di Antonio Di Pietro, la cui Italia Dei Valori si batte in parlamento, con la ferocia che i suoi 29 deputati e 14 senatori le consentono. Da oggi invece, pare che la maggioranza di Governo abbia una nuova forma di “opposizione interna”, forse più assimilabile ad un “rimorso di coscienza”: la rappresentanza parlamentare del Movimento Per le Autonomie ha infatti deciso ieri all’unanimità di non poter votare la fiducia al Governo sul taglio dell’ICI in quanto la copertura finanziaria per questo provvedimento passa da tagli alle infrastrutture del mezzogiorno. Tagli al Nord mai, tagli al Sud men che meno, alla fine i nodi vengono al pettine (se di nodo si può parlare, con 8 deputati e ancor meno senatori) …