“Nebbia in abbondanza, due pugni di ritardi, Alitalia quanto basta”: questa è la ricetta che pare aver adottato la Destra italiana per quel che riguarda la difesa del “principale aeroporto del nord”, Malpensa. Controllato da SEA infatti (che controlla per altro anche Linate), da quanto si dice, si trova ad attraversare una grave crisi: colpa naturalmente del passato governo, che aveva deciso di svenderla ad acquirenti esteri (AirFrance) quando fiorivano e pullulavano le offerte nazionali, su tutte quella chiarissima dell’attuale premier “in pectore” il Cavalier Silvio Berlusconi.
Ora che le elezioni sono state vinte, Alitalia non serve più; così la “cordata italiana” è svanita nel nulla, e si prendono accordi con la Russia per vendere loro la compagnia, e il Comune di Milano ha deciso di fregarsene delle potenziali cattive acque in cui versano SEA (di cui è azionista) e Malpensa, chiedendo di incassare 25 milioni di euro dei dividendi dell’azienda per rimpinguare le casse comunali (distrutte dal poco accurato investimento in “derivati”), lasciando agli altri azionisti le briciole (9 milioni di euro).
Un “boccalone d’oro” a chi è cascato nel “prolungato” pesce d’aprile…