Ben, alla fine vince papa Ratzinger. Per ko tecnico.
Eh si, perché di fronte ad una situazione critica come quella de La Sapienza di Roma, di fronte alle contestazioni di professori e studenti, nel quasi completo silenzio della classe politica (si è sentito giusto un appello di Mussi, che non poteva proprio tacere, in qualità di ministro per l’università), Ratzinger ha dato scacco matto a tutti e portato a casa il risultato pieno.
Ha rinunciato alla visita, dimostrando da un lato “grande rispetto” per le opinioni altrui; di fatto “costretto” dalla situazione venutasi a creare a rinunciare all’evento (al quale certamente teneva moltissimo, se glielo si chiede), ha dall’altro incassato l’unanime coro di conforto e solidarietà di politicanti e giornalisti di tutte le speci, forme e colori (d a Fiamma Tricolore a Rifondazione Comunista, dal Governo al Presidente, dai senatori a vita, da Repubblica a Libero, l’unanimità del coro lascia stupefatti: degni di cantare alla Scala), isolando i “contestatori” nel limbo dei “dissidenti cattivi” che giustamente spetta loro, affibbiando nel contempo una durissima e sonora batosta al “movimento laico” nel suo complesso. Chi oserà ora parlare di “laicità dello Stato”?
Allucinante notare anche come i politicanti e giornalisti di qui sopra si siano letteralmente buttati “a pesce” nell’attacco alla censura preventiva, dimostrando di non aver capito “un’emerita fava” (come solo diplomatico…) del motivo per cui i “contestatari” avevano scritto al Rettore. Cito da quanto riportato da L’Unità:
Gli scienziati vogliono precisare che il loro no alla presenza del Pontefice era strettamente limitato all’occasione, in questo caso l’inaugurazione dell’anno accademico dell’ateneo romano «cui partecipa un pubblico di docenti e studenti di diversa formazione politica e religiosa». Invitare il Papa alla cerimonia di inizio anno, invece, «propone un’interpretazione e lettura del mondo ben precisa, che pone la fede innanzi ad ogni percorso della conoscenza». Per questo, sottolineano ancora i docenti, «in un altro, diverso contesto la visita del Papa alla Sapienza sarebbe benvenuta, come qualsiasi forma di dialogo e confronto fra culture diverse».
Una mossa mediatica non indifferente, quella del Vaticano, che anzi al Governo dovrebbero attentamente studiare, e cercare di imitare (fin dove le più ridotte capacità politiche glielo consentono) in previsione della prossima campagna elettorale, per ridurre (almeno un po’) la sonora sconfitta che si prospetta…
Ma voglio lanciare lo stesso una provocazione (perdonate, non resisto…): se al posto del Papa, all’inaugurazione dell’anno accademico de La Sapienza avessero invitato qualche importante esponente musulmano (visto che nell’Islam non ci sono gerarchie, la cosa non ha ovviamente la stessa valenza), che si sarebbe detto?
E se invece del papa fosse stato Gesù?
Avrebbe rinunciato?
Ha vinto solo per chi ha la memoria corta:
il papa è stato minacciato non di essere contestato o fischiato ma di morte prima della sua visita in Turchia eppure non ha declinato l’invito.
La verità che che sarebbe stato un danno di immagine enorme una contestazione nella capitale del cattolicesimo.
La compiacenza di tutti i media ha poi trasformato il suo rifiuto in una censura da parte dei professori e degli sudenti….