Ogni tanto bisogna coccolarsi. Alcuni lo fanno sedendosi davanti alla televisione e spegnendo il cervello (o mettendolo in stand-by), altri andando a farsi una partita a carte con gli amici, o la domenica allo stadio, o a fare shopping… io mi coccolo andando in libreria.
Immerso nella pallida luce dei neon, con un leggero sottofondo musicale, ascoltare le parole della gente (e chiedersi come si possono “odiare le poesie” come ha affermato poco fa quella ragazz[in]a), guardare le copertine dei libri, leggere qualche riga, vivere per qualche secondo la vita con gli occhi di un altro uomo, dell’autore del libro, poi posarlo e andare avanti , girando tra gli scaffali colorati. Riflettere dei temi che i titoli sollevano, immaginare cosa possa essere scritto tra le pagine e cosa tra le righe, guardare le copertine disegnate, le foto nelle raccolte, le persone che camminano tutto intorno, chi con passo lieve chi di fretta (anche oggi). Infine, terminato il giro, andare verso la cassa (non dopo aver posato tutti i libri che ho in mano, tranne uno), ed uscire felice e tranquillo con il sacchetto rosso in mano, il dolce peso della carta e del racconto (in questo caso “Almost blue” di Carlo Lucarelli), e riprendere a correre, come la vita impone.
Coccolarsi è prendere del tempo per se stessi, rifuggire il quotidiano scorrere del tempo, abbandonare la fretta e, per qualche minuto, rilassarsi.