E’ il momento della tanto attesa legge elettorale, anche stavolta fatta all’insegna delle “larghe intese”. E’ auspicabile, in effetti, che una legge come quella elettorale, che ha ricadute oggettive su tutte le forze politiche e sulla quale il conflitto di interessi è sempre in agguato (a volte persino inconsciamente), sia il frutto di una discussione condivisa che coinvolga anche l’opposizione.
Quando la porcata della attuale legge elettorale fu varata, in effetti, una delle grandi lamentele che la coalizione di centro-sinistra sollevò era proprio legata al fatto che si trattava di una riforma unilaterale, non condivisa con l’opposizione. Ora si cerca in tutti i modi di non ripetere il brutto gesto, al punto che Walter Veltroni è da settimane impegnato in colloqui con i principali esponenti del centro-destra (in particolare con Berlusconi) per trovare un accordo sulla legge da proporre in parlamento (già soprannominata “il Vassallum“).
Peccato che le tanto agognate “larghe intese” siano larghe solo al centro, o meglio, siano “allargate” a Partito Democratico e Forza Italia, (che da soli, è vero, fanno quasi il 50% dell’elettorato), tagliando di fatto fuori tutti i partiti più o meno piccoli che con questi partiti si trovano in coalizione.
Le denunce più forti arrivano negli ultimi giorni da Gianfranco Fini, ma il problema non riguarda la sola legge elettorale, e un’interessante appunto l’ha fatto Marco Travaglio proprio ieri sera alla Camera del Lavoro di Milano: le larghe intese di oggi sono quelle che “si vedono”, dopo quelle invisibili delle scalate dell’estate 2005, che invece si “annusano” da una serie di altri fatti. Paradossale (o forse no…) come proprio Prodi si opponga a questo tipo di “larghe intese”.
Mi auguro che la discussione sulla legge elettorale venga ampliata, al termine di questi strabenedetti colloqui, anche alle altre forze politiche, che non si cerchi di fare piazza pulita di tutto ciò che “non è allineato” all’insegna del bipolarismo più puro. Già Russeau diceva, tanti anni fa: “tante teste tanti pareri”. Come si può allora pensare che due poli uniformati, ognuno con il 50% dell’elettorato, possa rappresentare efficacemente le “tante teste” di 50.000.000 di italiani?