Forse aveva davvero ragione Silvio Berlusconi quando durante l’ultima campagna elettorale dava dei “coglioni” agli elettori del centro sinistra. Forse siamo coglioni davvero.
Perché come possono chiamarci, se non “coglioni”, quando ci pieghiamo a massacranti ore di straordinari in fabbrica, magari quattro, dopo otto ore di duro lavoro davanti ad una fornace…
Quando paghiamo le tasse fino all’ultimo centesimo di euro, senza cercare di fare i furbi…
Quando paghiamo perfino il canone anuale alla Rai (“Rai: ma tanto non controllano mai!”) e poi non riusciamo nemmeno a guardare la televisione, stanchi come siamo…
Quando ci rassegnamo davanti alla mancanza di sicurezza in fabbrica, dove rischiamo la pellaccia tutti i santi giorni…
Quando vediamo morire colleghi di lavoro, travolti da un camion in autostrada, schiacciati da una pressa in fabbrica, per l’amianto o per l’uranio impoverito, e pensiamo che “magari la prossima volta tocca a me”…
Quando ci scopriamo “flessibili da morire“…
Si, dobbiamo essere proprio coglioni, perché dall’altra parte cosa ne arriva? Arriva menefreghismo, imprenditori che vivono per risparmiare le tasse, aumentare il fatturato, la produzione, senza alcun rispetto del lavoro dei dipendenti, senza curarsi della loro vita, del loro futuro, delle loro famiglie: sottopagati, sfruttati e poi abbandonati con un calcio nel culo quando non servi più.
Si, siamo decisamente coglioni.
Una sfiducia nella politica è comune sentimento in questi giorni. Capisco anche la rabbia per quel che è successo in fabbrica.
E’ possibile che in Italia si debba imparare a esser bravi a non farsi fregare e/o a fregare gli altri?
Certe volte me lo domando … eppure gli italiani hanno grosse qualità: nello sport, nella cultura, riconosciute in tutto il mondo.
Basterebbe poco …