La tentazione della censura

> Censura Prendo spunto dall’ultimo intervento del ministro della giustizia Mastella, per scrivere due parole sull’argomento della censura, sempre troppo poco trattato (a mio modesto modo di vedere). Si tratta naturalmente di un pretesto, perché certo quella che Mastella proponeva relativamente alla fiction “Il capo dei capi” era semplicemente una inutile opinione (anche perché sono ormai all’ultima puntata), e pur essendo auspicabile che Mastella passi un po’ più tempo a pensare ai problemi della giustizia (a partire dall’ingerenza dei politici negli affari dei magistrati) ed un po’ meno alla televisione, non vale nemmeno la pena dargli contro su questa sua posizione (infondo non ha ancora chiesto un disegno di legge per sospendere la fiction minacciando il governo di crisi se non verrà esaudito il suo desiderio).

Dicevo, prendo spunto per parlare un po’ di censura, che in Italia rappresenta una realtà viva e vegeta, soprattutto per quel che riguarda il mondo di internet. E non si tratta nemmeno di un vero e proprio voler censurare (o almeno cosi voglio credere), ma di semplice mancanza di priorità relativamente a questo argomento.
Non ci si rende conto, ad esempio, di cosa significhi chiudere l’accesso ai siti di scommesse giudicati illegali (non associati all’AAMS), chiedendo ai provider di allestire piattaforme atte ad espletare questa richiesta: non ci si rende conto di quanto pericoloso sia il precedente creato, di quanto pericoloso sia il pensiero che ci sia dietro. Non è un problema il sito delle scommesse in se: lo Stato vuole far soldi dalle lotterie? Al di là del fatto che questo non mi convince (lo Stato dovrebbe fare il bene dei cittadini, non prenderli per il culo), mi sembra tutto sommato ammissibile che si decida di chiedere a coloro che vogliono sfruttare questo mercato in Italia di registrarsi e pagare una tassa (non che questo aiuterà l’espansione del mercato in questione, naturalmente).

Il problema sta proprio nel succo: oggi un sito di scommesse e quelli “di pedofilia”, domani il sito di qualche mullah farneticante, poi? A quando la censura dei “siti rossi”, inneggianti al comunismo (me lo vedo già Silvio…)?
Proprio l’esistenza stessa della piattaforma di controllo (al di la della sua efficacia reale della quale ha già ampiamente parlato in diverse occasioni Matteo Flora) porta ad affrontare il problema con maggiore “nonchalance”, il che lo rende ancora (se possibile) più pericoloso.

L’informazione acquista ogni giorno un valore maggiore, nella nostra società; inoltre questa stessa informazione diverrà parte integrante della Stori, che dovrà aiutare lo sviluppo delle prossime generazioni, che impareranno dai nostri errori. La censura priva (tra l’altro) di questo diritto: non sarebbe ora di farci una riflessione?

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