Che Gianni Biondillo sia uno dei miei autori preferiti, non ne ho mai fatto mistero: eppure i suoi romanzi sono sempre ricchi di sorprese. Intendiamoci, lo stile di “Il giovane sbirro” è sempre quello, caratteristico ormai, dello scrittore milanese: una trama fluida, che viene quasi ricamata lungo tutto il libro, la struttura ad “espisodi”, divisi in capitoli anche brevi (a volte brevissimi), il cambio di prospettiva, con la soluzione delle indagini dell’Ispettore Ferraro che non sempre vede lo scontato trionfo dei buoni, perchè la vita non prevede scontate vittorie.
Il realismo che Biondillo ha distillato sulle due linee temporali di questo libro è assolutamente unico, divertente a tratti, dolce in altri, fino a divenire quasi doloroso, in un ritratto della società moderna italiana dipinta con maestria nelle sue contraddizioni.
Per collocazione temporale all’interno della trama che Biondillo va tessendo con i suoi libri, con questo romanzo andiamo a scoprire l’infanzia di Ferraro, e vediamo apparire tutti i diversi personaggi principali dei libri successivi, in un racconto che accompagna l’Ispettore Ferraro nella sua crescita, personale e professionale, e nelle sue scelte di vita, spesso dolorose e dalle conseguenze ignote.
Un libro che consiglio assolutamente a tutti gli amanti del giallo contemporaneo, con la raccomandazione di leggere prima almeno un’altro dei libri di Gianni Biondillo, per poter apprezzare alcuni passaggi apparentemente secondari di questo libro.
Commento su Anobii.com:
Lo stile è sempre quello, magnetico, di Biondillo. La trama è un ricamo che si compone pagina dopo pagina, anche quando l’autore parla di tutt’altro, in un realismo crudele, a volte quasi doloroso. Il risultato, l’ennesimo capolavoro di uno dei miei autori preferiti.